Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 08 Giovedì calendario

La Corte Costituzionale ha deciso: il Lodo Alfano è incostituzionale. bastata questa pronuncia, resa nota con un breve comunicato ieri alle 18

La Corte Costituzionale ha deciso: il Lodo Alfano è incostituzionale. bastata questa pronuncia, resa nota con un breve comunicato ieri alle 18.09 e le cui motivazioni si conosceranno più in là, per far de­cadere quel provvedimento di un solo articolo che proteggeva, so­spendendo i processi, qualunque iniziativa giudiziaria nei confron­ti delle prime quattro cariche del­lo Stato.

Anche se le motivazioni si sa­pranno più in là, s’è capito il per­ché del parere negativo della Cor­te?
Secondo i giudici, il Lodo viola gli articoli 3 e 138 della Carta. L’articolo 3 dice: «Tutti i cittadi­ni hanno pari dignità sociale e so­no eguali davanti alla legge, sen­za distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinio­ni politiche, di condizioni perso­nali e sociali. compito della Re­pubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, im­pediscono il pieno sviluppo del­la persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavorato­ri all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Il Lodo Alfano invece crea uno stato di privilegio per capo dello Stato, presidenti di Senato e Ca­mera, capo del governo.

Questo privilegio però un tempo c’era. La Costituzione non aveva l’immunità parlamentare, poi abrogata nel 1993 quasi all’unani­mità?
Bravo. Ma quella norma sull’im­munità stava scritta, appunto, nella Costituzione. E nulla i giu­dici supremi avrebbero avuto da dire se il Lodo fosse passato do­po l’iter previsto per le leggi co­stituzionali: sì della Camera, poi sì del Senato, poi, dopo sei mesi, nuovo sì della Camera e nuovo sì del Senato, con il codicillo che se in seconda lettura la legge fosse approvata da una maggioranza inferiore ai due terzi si sarebbe ancora potuto impedirne il varo con un referendum. Berlusconi ha invece voluto (stiamo riferen­do il pensiero implicito dell’Alta corte) che la norma a tutela del­le prime quattro cariche dello Stato venisse approvata in fretta e furia come legge ordinaria. Se­condo i giudici questo non è pos­sibile, materie come quelle sono costituzionali e vanno trattate secondo l’iter previsto dall’arti­colo 138 della Carta che le ho de­scritto prima (doppia lettura ec­cetera). Esponenti del centro-de­stra hanno già gridato che la Cor­te si contraddice con un’altra sua pronuncia del 2004. Ma le polemiche di natura tecnica sa­ranno moltissime. E quelle di na­tura politica infinite.

La Corte ha dato un giudizio politi­co?
Ieri Repubblica sosteneva che la bocciatura è passata per 9 a 6. E l’altro giorno qualcun altro ha scritto che un gruppo di giudici della Consulta ritiene Berlusconi un pericolo per la democrazia. Bossi, poco prima della senten­za, ha gridato che, in caso di pare­re negativo, avrebbe portato il popolo in piazza. E dopo la sen­tenza ha garantito che non ci sa­ranno elezioni, che Berlusconi af­fronterà i processi e resterà a Pa­lazzo Chigi. Però a Palazzo Gra­zioli le riunioni sono cominciate un paio d’ore prima della pronun­cia. Qualcuno aveva avvertito che il clima volgeva al peggio. Adesso le ipotesi su quello che succederà producono un frastuo­no assordante: dimissioni, gover­no tecnico o di garanzia o di salu­te pubblica oppure elezioni anti­cipate, ma in questo caso con il Cavaliere candidato premier? In­fatti non si può sapere come si comporteranno gli alleati. Oppu­re tutto può restare come prima.

Perché il no al Lodo Alfano do­vrebbe provocare questo scon­quasso?
I giudici hanno adesso mano libe­ra contro di lui. Probabilmente uscirà indenne dal processo Mil­ls, dove dovrà comparire come testimone, perché il collegio è stato cambiato integralmente e il dibattimento ripartirà da capo, quindi la prescrizione è quasi cer­ta. Ma il processo sulla compra­vendita dei diritti televisivi, con creazione di grosse partite finan­ziarie all’estero ed evasione delle tasse, andrà avanti. E altri proce­dimenti sono prossimi al rinvio a giudizio. Nessuno poi può esclu­dere che i magistrati prendano al­tre iniziative.

Per esempio?
Per esempio: se partisse un avvi­so di garanzia per istigazione alla prostituzione, in margine alle se­rate di Palazzo Chigi? Ieri la stam­pa internazionale, i siti, i pro­grammi radio e tv di tutto il mon­do hanno dato con grande risalto la notizia del Lodo. Apparente­mente il mondo non vede l’ora che il Cavaliere sloggi. Ma il Cava­liere sta in Italia e in Italia i con­sensi per lui sono molto alti. La pronuncia della Corte costituzio­nale potrebbe persino farli cresce­re, dato che Berlusconi sostiene, e sosterrà, di essere un persegui­tato. Come dimostra – dicono i suoi - anche la vicenda del Lodo Mondadori, 750 milioni da versa­re sull’unghia a Carlo De Benedet­ti. Ieri gli avvocati della Fininvest hanno presentato ricorso e chie­sto la sospensione del pagamen­to. I giudici li ascolteranno?  [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/10/2009]