Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 18 Domenica calendario

C’è adesso questa storia che a scuola bisognerebbe insegnare la religione islamica…• Una nuova legge? Il Parlamen­to lavora anche di sabato?No, una proposta del vice-mini­stro Urso, finiano di ferro, fat­ta l’altro giorno ad Asolo, subi­to apprezzata da D’Alema, su­bito avversata dalla Lega (Ca­stelli), che ha un po’ spiazzato perfino la gerarchia perché ieri sono piovute sui tavoli delle re­dazioni due dichiarazioni di eminenze cattoliche in contra­sto, una favorevole, l’altra con­traria

C’è adesso questa storia che a scuola bisognerebbe insegnare la religione islamica…

Una nuova legge? Il Parlamen­to lavora anche di sabato?
No, una proposta del vice-mini­stro Urso, finiano di ferro, fat­ta l’altro giorno ad Asolo, subi­to apprezzata da D’Alema, su­bito avversata dalla Lega (Ca­stelli), che ha un po’ spiazzato perfino la gerarchia perché ieri sono piovute sui tavoli delle re­dazioni due dichiarazioni di eminenze cattoliche in contra­sto, una favorevole, l’altra con­traria. Bisogna però prima leg­gere questa presa di posizione politicamente.

Vale a dire?
Ad Asolo s’è svolto in questi due giorni un convegno orga­nizzato insieme da Farefuturo, la fondazione culturale di Fini, e Italianieuropei, la fondazio­ne di D’Alema. Di passata no­tiamo che l’altro giorno D’Ale­ma ha anche stretto la mano a Berlusconi, dunque il gran lea­der dei democratici è in movi­mento. L’asse con Fini fa natu­ralmente parte del gioco di tut­ti e due, ma soprattutto di quel­lo del presidente della Came­ra, fedele a Berlusconi, ma in posizione fortemente dialetti­ca. E qual è l’altro polo di que­sta dialettica? La Lega, a cui Fi­ni ieri ha anche mandato il messaggio che chi nasce in Ita­lia da genitori stranieri, o arri­va in Italia in età molto tenera (2-3 anni), deve diventare cit­tadino italiano a dieci anni. In molte dichiarazioni degli ulti­mi mesi di Fini e dei finiani c’è però anche un sottofondo lai­co, piuttosto fastidioso per la Chiesa. Che lo si voglia o no, l’ora di religione islamica attra­verso la questione dell’ora di religione cattolica, sulla quale il cardinale Zenon Grocho­lewski, responsabile della Con­gregazione per l’educazione cattolica, ha espresso appena lo scorso maggio una posizio­ne netta: la religione cattolica deve costituire un insegnamen­to con la stessa dignità di tutti gli altri, quindi il voto in religio­ne cattolica deve valere come il voto in matematica e fare me­dia. I contenuti di questo inse­gnamento devono essere fissa­ti dalla Chiesa. Infine questa di­sciplina non può essere sostitu­ita da un «insegnamento del fatto religioso di natura multi­confessionale, o di etica e cul­tura religiosa». Questo in una lettera mandata ai presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo in cui si ammet­te anche che la libertà religiosa degli alunni non cattolici va ri­spettata. Quando il documen­to è stato reso noto in Italia, è scoppiato un piccolo putiferio. La Gelmini aveva già deciso che la religione cattolica dove­va essere considerata una ma­teria come le altre, cioè che fa media. E il Tar le aveva dato torto.

In che modo l’insegnamento della religione islamica compli­ca questo quadro?
Il cardinale Raffaele Martino dice che in questo modo si evi­terebbe di spedire i giovani islamici nelle madrasse o scuo­le coraniche dove possono im­parare la jihad. un ragiona­mento che ha fatto anche Ur­so. Martino aggiunge però che su questo insegnamento isla­mico andrebbero esercitati i «debiti controlli». Il cardinale Tonini è invece contrario del tutto: «Ci vuole prudenza nel­l’approccio con l’Islam». In re­altà, l’idea è di fatto irrealizza­bile.

Perché?
I professori dovrebbero parla­re italiano, prima di tutto, altri­menti tanto vale lasciar fare le madrasse. Come sarebbero scelti? Urso parla della forma­zione di un album professiona­le. una parola. A meno che non ci si rivolga ai professori di storia, incoraggiando le specia­lizzazioni in islamistica. Ma qui sarebbero contrari anche i cattolici: non si tratta di inse­gnare la storia di una religio­ne, si tratta di insegnare «la re­ligione » (vedi Grocholewski). Un impianto diverso per le le­zioni di Corano costituirebbe un precedente pericoloso per l’insegnamento del catechi­smo, che non è libero. In un cer­to senso, sono le regole del Concordato che rendono im­praticabile la faccenda.

Che cosa dice il Concordato?
Il concordato (quello siglato da Wojtyla e Craxi nel 1984) stabilisce che gli insegnanti di religione sono scelti dalla Dio­cesi e pagati dallo Stato. Chi stabilirebbe il contenuto del­l’insegnamento islamico? Per­ché l’Islam, a differenza della Chiesa cattolica, non è uno, e non esiste un’autorità che go­verni da un centro la dottrina. Urso s’immagina che alla biso­gna possano provvedere gli imam, ma anche gli imam non la pensano mica allo stesso mo­do. Bisognerebbe introdurre, anche nelle docenze religiose, il principio della libertà d’inse­gnamento. Ma come si potreb­be negarla questa libertà, allo­ra, ai professori di religione cattolica che predicano la veri­tà secondo un’impostazione non relativistica? Pare assur­do, ma per portare il Corano a scuola, bisognerà ragionare nuovamente sul Concordato. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 18/10/2009]