La Gazzetta dello Sport, 8 novembre 2009
Si discute se il superindice Ocse, che ci accredita come il Paese meglio piazzato a questo punto della crisi, sia una cosa seria oppure no

Si discute se il superindice Ocse, che ci accredita come il Paese meglio piazzato a questo punto della crisi, sia una cosa seria oppure no. Bersani ci crede poco e ieri, nella riunione dell’Assemblea nazionale del Pd che l’ha eletto segretario formalizzando il voto delle primarie (Rosy Bindi presidente, Enrico Letta vicesegretario, Ivan Scalfarotto e Marina Sereni vicepresidenti), ha dedicato un pezzo di discorso all’economia dichiarando che «la crisi non è psicologica, non è una nuvola passeggera, nessuno vuol fare il pessimista o il catastrofista, ma pretendiamo che si riconosca che abbiamo un problema serio. Se continuiamo a sentirci dire che il problema non c’è o che si può aggiustare con palliativi, per noi diventa difficile discutere».
• Quindi, per il segretario del Partito democratico, la storia del superindice è una balla.
Sa come fanno i politici, ha girato intorno alla questione e non l’ha nominata direttamente, cosa che l’avrebbe messo in imbarazzo e costretto a un discorso lungo. Il superindice infatti è più di quello che vuol far credere l’opposizione, ma meno di quello che si potrebbe arguire limitandosi alla lettura dei giornali, e specialmente dei titoli, secondo i quali staremmo per diventare una specie di terra promessa esente da qualunque problema economico, finanziario, sociale. Intanto si tratta di capir bene che cos’è questo famoso superindice.
• Che cos’è?
E’ una valutazione del punto storico-economico in cui ci troviamo. come quando, alla vigilia del campionato, si valutano le squadre di calcio e si danno voti alle campagne acquisti e cessioni. I superindici calcistici di fine estate, per esempio, davano il Real Madrid vincitore di tutto quello che c’è da vincere dato che aveva comprato tutto quello che c’era da comprare. Al momento di giocare le partite vere, come sappiamo, il superindice precampionato s’è rivelato una povera cosa, almeno fino ad ora. Allo stesso modo, il superindice Ocse, tenendo presenti un bel numero di fattori, fa la classifica delle chances che ogni Paese ha, economicamente parlando, nei prossimi sei mesi. E dice che l’indice italiano è il più alto – 105,6, meglio, per dire, di quello di Francia, Germania, India, Cina, Inghilterra. L’anno scorso avevamo dieci punti di meno. Significa che la nostra campagna acquisti (l’insieme delle politiche economiche, industriali, sociali, finanziarie) è stata migliore di quella degli avversari oppure che gli avversari si sono mossi peggio di noi oppure che hanno ricevuto colpi più forti di quelli che si sono abbattuti sull’Italia. O anche che hanno retto meno bene alla tempesta. Quindi nei prossimi sei mesi noi dovremmo/ potremmo svilupparci più degli altri. Se ci pensa, lo sapevamo già: mentre le banche del resto del mondo saltavano per aria (ieri in America se n’è andata United Commercial, centoventesima vittima dei subprime e del resto), le nostre non venivano neanche chiacchierate. Ci sono poi altri numeri che danno ragione all’Ocse. Il più importante: il differenziale tra i nostri Btp e i Bund tedeschi, adesso a 80 centesimi e tra poco, secondo la previsione generale, a 50.
• Che cosa significa?
Ha a che vedere con l’interesse riconosciuto dai due Paesi ai risparmiatori che, attraverso quei titoli decennali, gli prestano i soldi. I tedeschi, più solidi, pagano da sempre meno di noi. Quanto di meno, però? La differenza tra questi due tassi è l’indicatore fondamentale per valutare lo stato della nostra economia. Più questa differenza è piccola e meglio stiamo. Ma ci sono altri numeri: gli inglesi hanno perso 61 miliardi di euro nella loro bilancia commerciale manifatturiera, mentre noi nello stesso periodo (luglio 2008-giugno ”09) ne abbiamo guadagnati 56. Tenendo conto di tutte le voci della bilancia commerciale (petrolio compreso), noi abbiamo un passivo di 8 miliardi, l’Inghilterra di 102, la Francia di 65, la Spagna di 64. E tuttavia...
• Tuttavia?
Tuttavia siamo sempre nel campo delle previsioni e la profezia benevola si avvererà solo se faremo le cose giuste nel modo giusto. Non come il Real Madrid di adesso.
• Per esempio?
Per esempio sostenendo i redditi. Come sa già, perché ne abbiamo parlato tante volte, siamo trentanovesimi nella classifica per stipendi e salari, molto al di sotto dei grandi Paesi occidentali, compresa la Spagna. Ieri, un dato dell’Agenzia delle entrate ha fotografato questa difficoltà: nei primi dieci mesi di quest’anno sono raddoppiati gli italiani che hanno chiesto al fisco di rateizzare il pagamento di una cartella. Si tratta in totale di 367.800 persone. Anche se i risparmi delle famiglie sono cospicui, i soldi in tasca agli italiani sono ancora troppo pochi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 8/11/2009]