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 2009  novembre 09 Lunedì calendario

Oggi grande festa a Berlino per i vent’anni dalla caduta del Mu­ro (9 novembre 1989, nella foto Ap il tratto di Muro davanti la Porta di Brandenburgo)

Oggi grande festa a Berlino per i vent’anni dalla caduta del Mu­ro (9 novembre 1989, nella foto Ap il tratto di Muro davanti la Porta di Brandenburgo). La Cancelliera Angela Merkel, tra l’altro, attraverserà la Bornhol­mer Strasse dando il braccio a Lech Walesa da una parte e a Mikhail Gorbaciov dall’altra…

Chi sono costoro? E perché tutto questo chiasso intorno al Muro di Berlino?
In quel momento Mikhail Gor­baciov era il capo dell’Unione Sovietica, cioè dell’Urss, in­somma la Russia. L’Unione So­vietica era il paese del comuni­smo, la potenza mondiale che si opponeva agli Stati Uniti e ai paesi occidentali amici de­gli Stati Uniti. Tutti Paesi capi­talisti, cioè organizzati intor­no alla logica del profitto di chi con la finanza e con le im­prese ci sapeva fare. Invece in Urss da 70 anni si praticava l’economia pianificata: tutto apparteneva allo Stato, lo Sta­to tutto fabbricava, tutto distri­buiva, a tutto pensava. C’era­no molti Paesi che avevano scelto di esser comunisti, cioè di pianificare e centralizzare la loro economia agli ordini di un tiranno e dei suoi compa­gni. La Cina, la Corea del Nord, la Jugoslavia, Cuba. Più una serie di Paesi satelliti, cioè Paesi che confinavano con l’Unione Sovietica e che pren­devano ordini da Mosca. Per esempio l’Ungheria, un cui ten­tativo di ribellione era stato soffocato dai carri armati russi nel 1956. O la Cecoslovacchia, schiacciata nelle sue pretese li­berali nel 1968. O la Polonia, dove Walesa, nel pieno di una lotta durissima, era riuscito a fondare un sindacato cattoli­co, Solidarnosc, che il regime comunista era stato costretto a riconoscere. Erano i tempi in cui il papa polacco, Karol Wojtyla, eletto nel 1978, era giovane, forte e deciso a cam­biare il mondo.

A che punto entra in scena Berlino?
Alla fine della Seconda guerra mondiale (1945) la Germania era stata divisa in due: Germa­nia Ovest e Germania Est. Si voleva in questo modo neutra­lizzare ogni proposito bellico­so dei tedeschi, che nel Nove­cento avevano provocato due guerre mondiali. Venne divisa in due anche Berlino: Berlino Ovest e Berlino Est. Però i tede­schi dell’Est, dove vigeva il re­gime comunista, scappavano in massa a Ovest e questo per Mosca era intollerabile. Kru­scev ordinò ai capi della Ger­mania Orientale di costruire un muro, lungo 160 chilome­tri, che dividesse il Paese in due e impedisse le fughe in Oc­cidente. L’opera fu terminata nell’agosto 1961. Uno dei mo­numenti funebri dell’altro se­colo: filo spinato, luci gialle e in cima le lugubri guardie ar­mate, i Vopos, che sparavano su chiunque tentasse di passa­re dall’altra parte. Le fughe dall’Est all’Ovest hanno dato luogo a un’epopea.

Poi nel 1989 il Muro venne ab­battuto. Come andò?
Il mondo era cambiato. Duran­te tutti gli anni Ottanta, il pre­sidente degli Stati Uniti Ro­nald Reagan, sfidando l’Urss sul terreno degli investimenti in armi, ne aveva devastato l’economia. A Mosca dal 1985 comandava Mikhail Gorba­ciov, che esaltando pere­strojka e glasnost ( ricostruzio­ne e trasparenza), credeva di poter riformare il comunismo. Gorbaciov, tra le altre cose, as­sicurò che l’Urss, diventato un Paese pacifista, non avrebbe mai più fatto ricorso alla forza per regolare le faccende con i partiti satelliti. Tutti questi di­scorsi di apertura duravano or­mai da quattro anni. E nel 1989 il sistema dell’economia pianificata s’era ormai comple­tamente sfaldato. In estate era­no ricominciate, attraverso l’Ungheria già occidentalizza­ta, le fughe a Ovest dei tede­schi orientali. Subito dopo, partendo da Lipsia, s’erano svolte manifestazioni in tutto il Paese che il regime non ave­va represso.

Che accadde esattamente il 9 novembre?
Era stato organizzato un incon­tro con i giornalisti nella sala della stampa estera di Berlino. Günther Schabowski, portavo­ce del presidente Egon Krenz, avrebbe spiegato la logica dei nuovi permessi di viaggio. Si discusse per un’ora senza che si fosse capito molto. Alla fine, Schabowski concesse un’ulti­ma domanda al corrisponden­te dell’Ansa, Riccardo Ehr­man, che a causa della ressa di corrispondenti non aveva tro­vato posto e s’era seduto per terra, ai piedi del podio. Ehr­man voleva sapere se questo nuovo regolamento, così cavil­loso, non fosse un errore. E Schabowski rispose tirando fuori un bigliettino in cui c’era scritto che i nuovi permessi avrebbero consentito ai cittadi­ni dell’Est di passare la frontie­ra «senza presupposti». «Da quando?», chiese Ehrman. «Von jetzt ab» rispose Scha­bowski. Cioè: «Da adesso».

Bastò questo?
La conferenza stampa era sta­ta trasmessa in televisione. La gente si riversò nelle strade. I Vopos lasciarono fare. I tede­schi dell’Est picconarono il mu­ro, passarono dall’altra parte, fecero mattina gridando e bal­lando di gioia. Una notte in cui finirono tante cose: il comuni­smo, la guerra fredda e, in un certo senso, lo stesso Novecen­to. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/11/2009]