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 2009  novembre 21 Sabato calendario

La storia di Brenda, il transes­suale trovato morto ieri, semi­nudo sul pavimento del soppal­co di casa sua

La storia di Brenda, il transes­suale trovato morto ieri, semi­nudo sul pavimento del soppal­co di casa sua...

• Carbonizzato o no?
No, solo coperto di fuliggine. Il cadavere stava in via Due Ponti 180, un appartamentino di 20 metri quadri, con questo soppalco di 8. Casa di Brenda, casa per vivere e per lavorare, come ha detto in un’intervista audio piuttosto importante al­l’Altro Quotidiano la sua ami­ca Barbara. Per ora, si dice che è morta per asfissia provocata dai fumi che avevano invaso l’appartamento, ma bisogna aspettare l’autopsia che do­vrebbe essere fatta oggi. I fu­mi provenivano dal liquido in­fiammabile contenuto in un borsone che è stato trovato vi­cino alla porta di casa. Atten­zione: queste notizie sono quelle che provengono dai re­porter andati sul posto, uffi­cialmente non è stato comuni­cato nulla. Nel lavabo, gli in­quirenti hanno trovato il com­puter della trans, computer già famoso perché Brenda ne aveva parlato con gli inquiren­ti nel suo interrogatorio dei primi di novembre.

• Perché gli inquirenti avevano interrogato Brenda?
Era pesantemente coinvolta nel caso Marrazzo. Marrazzo, chiamandola “Blenda” – alla brasiliana ”, ave va detto di es­serci stato due volte. Gli inqui­renti, che ufficialmente seguo­no la pista dell’omicidio, han­no l’aria di crederci poco. L’in­dagine sembra ipotizzare che Brenda fosse parte di un vasto piano di ricatti che riguardava molti frequentatori di trans. Lei stessa disse ai magistrati di avere nel suo pc un secondo vi­deo, dove si vede Marrazzo con lei e con un altro trans che si chiama Michelle. Questo se­condo trans è sparito. Secon­do quello che disse Brenda quella volta, sarebbe a Parigi. I telefonini giocano una parte importante in questa vicenda.

• Perché?
C’è il telefonino di Gianguari­no Cafasso, l’uomo che porta­va la cocaina ai trans e che ave­va tentato di piazzare il video di Marrazzo con Natalie: co­stui è morto lo scorso 12 set­tembre in un albergo a ore sul­la Salaria, ufficialmente per un infarto provocato da un’overdose (gli inquirenti hanno disposto nuovi esami tossicologici sul cadavere). Questo Guarino aveva una fi­danzata, il trans Jennifer. Co­stei, interrogata, disse di aver gettato il telefonino del pu­sher «perché squillava conti­nuamente ». Osservo che se squillava continuamente si po­teva semplicemente spegnere. Per ora gli inquirenti hanno creduto a questa testimonian­za e non hanno insistito più di tanto con Jennifer. Anche a Brenda è sparito il telefonino una decina di giorni fa: l’han­no picchiata e le hanno rubato proprio il cellulare, con indiriz­zi, chiamate registrate e – ipo­tizziamo – foto o video. Il vi­deo di Marrazzo, quello alme­no che abbiamo visto, è stato girato con un telefonino. Gli in­quirenti, nei loro interrogato­ri, hanno l’aria di aver insistito poco sia con Jennifer sia con Brenda. Si sono fatti racconta­re la storia del secondo video e hanno creduto alle parole di Brenda: «L’ho distrutto», sen­za cioè sequestrarle il compu­ter. Però la stessa Brenda ag­giunse: «Una copia esiste e ce l’ha Michelle», cioè una che è scappata in Francia. Anche con Marrazzo, che in via Corti­na d’Ampezzo s’era affittato un appartamento per le sue or­ge, i giudici sono stati molto comprensivi: nel primo verba­le d’interrogatorio, mostran­do una grande delicatezza, il procuratore si dice sicuro che la cocaina ben visibile in pri­mo piano nei due minuti pro­mozionali del video con Nata­lie era stata messa lì apposta e non ha niente a che vedere con il governatore-anchor­man. stato Marrazzo, dopo qualche giorno, ad ammettere che in definitiva lui con la coca­ina ci praticava. Gli incontri con «Blenda» non se li ricorda bene proprio perché era fatto di polvere. Forse i magistrati, fino a questo momento, ci so­no andati troppo piano. Mi­chelle non si trova, Jennifer è sparita e Brenda stava prepa­rando la valigia, trovata pron­ta accanto alla porta. Se non è un incidente, se non è un suici­dio (ma alle 5.30 del mattino Barbara l’ha vista andare a chiedere delle «goccioline» per dormire a un’amica), po­trebbe essere un delitto studia­to per non farla partire e per far trovare il computer. Messo sotto l’acqua non per distrug­gerlo, ma per salvarlo dalle fiamme. Gli inquirenti hanno già fatto sapere che l’hard disk è leggibile.

• E Natalie?
Dice di non saperne niente, di essere tranquilla. I trans accu­sano tre o quattro romeni, che secondo loro da una decina di giorni li stanno perseguitan­do. Sarebbero stati questi ro­meni a scippare il cellulare a Brenda.

• Non ci crede?
No. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/11/2009]