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 2009  novembre 23 Lunedì calendario

Domani arriva in Commissione Giustizia al Senato il disegno di legge sul cosiddetto “processo breve”…• Non è quell’affare pensato per salvare Berlusconi?Sì, anche se il modo di fare la domanda la qualifica come un interlocutore di centro-sini­stra

Domani arriva in Commissione Giustizia al Senato il disegno di legge sul cosiddetto “processo breve”…

Non è quell’affare pensato per salvare Berlusconi?
Sì, anche se il modo di fare la domanda la qualifica come un interlocutore di centro-sini­stra. Dal centro-destra le ri­sponderebbero: «Dieci milioni di cause pendenti, 81 per cento di reati impuniti, 300 condan­ne da parte della Corte dell’Aia per l’eccessiva durata dei proce­dimenti: e lei non vuole rifor­mare i tempi dei processi?».

Dove sta lo scandalo, allora?
La legge sul processo breve pre­vede che per ogni grado di giu­dizio vi siano due anni di tem­po, dopo di che, se non si è arri­vati a sentenza, accusa e difesa se ne tornano a casa e il proces­so evapora. Ci sono tre eccezio­ni: la prescrizione veloce vale solo per chi è incensurato; la prescrizione veloce riguarda solo i reati per i quali la pena massima è inferiore a dieci an­ni; la prescrizione veloce non vale però per una lunga lista di reati, meticolosamente stampa­ta nel secondo articolo. Per esempio nel delitto per associa­zione per delinquere, nel delit­to di sequestro di persona, in certi tipi di furto, nella circon­venzione d’incapace, e così via. Tra questi reati gravissimi c’è anche l’immigrazione clande­stina, che Ghedini – l’uomo che ha preparato il provvedimento – ha dovuto inserire per gua­dagnarsi la firma e il sostegno della Lega. Questo insieme di eccezioni ha sollevato le più al­te grida di indignazione.

Perché?
Il primo punto è la distinzione tra incensurati e recidivi. Molti giuristi hanno fatto notare che imputati dello stesso reato nel­lo stesso processo godrebbero in questo modo di prescrizioni diverse, brevi per gli incensura­ti, lunghe per gli altri. Violereb­be l’articolo 3 della Carta, quel­lo per cui dobbiamo essere tut­ti uguali davanti alla legge. Il secondo punto concerne il fat­to che la legge riguarderebbe anche i processi in corso, facen­doli decadere immediatamen­te. È qui che si parla di 100 mila processi tagliati via, cifra che Alfano sostiene esagerata, ma su cui l’opposizione insiste. C’è poi la lista dei reati per i quali sono previste condanne inferio­ri a dieci anni, ma che manten­gono la prescrizione lunga. Tra questi, ha suscitato particolare sgomento proprio l’eccezione riguardante l’immigrazione clandestina, che in pratica vie­ne punita con una contravven­zione e sarebbe invece trattata come una truffa. L’ex magistra­to Bruno Tinti, autore del sag­gio Toghe rotte, aggiunge: «In sei anni, per una guida senza patente, uno scippo, un oltrag­gio al vigile urbano un proces­so lo si fa di sicuro. I problemi cominciano quando si tratta di processare un incensurato (ma guarda che combinazione, Ber­lusconi, con le sue sei prescri­zioni, è incensurato), per falso in bilancio o frode fiscale. Per­ché, se cominciamo con le roga­torie alle isole Cayman e i se­questri di documenti in qual­che caveau dell’Ossezia, in sei anni arriviamo sì e no al primo grado». Difficile dargli torto.

Quindi il provvedimento non passerà?
Il centro-destra sta lavorando a modificarlo. Il problema non sono le obiezioni di Tinti – a cui gli uomini di Berlusconi sono poco sensibili – ma le questioni di costituzionalità che potreb­bero spingere lo stesso Napoli­tano a non firmare. C’è poi il ri­schio concreto che i finiani, al­la fine, votino contro. Questo potrebbe avere effetti gravi per­sino sulla tenuta del governo, dato che renderebbe palese la spaccatura nella maggioranza. Li avrebbe di sicuro se il presi­dente del Consiglio decidesse di mettere la fiducia. Insom­ma, i senatori domani comin­ciano a maneggiare una bom­ba.

Soluzioni?
Ghedini e gli altri sono tentati di adottare il testo presentato nella scorsa legislatura dalla Fi­nocchiaro – capogruppo dei se­natori democratici – in cui so­no previsti due anni prima del­la prescrizione, senza eccezio­ni. Il problema è che la legge non riguarda i procedimenti in corso e quindi non va bene per il Cav. Casini ha proposto di riapprovare con legge costitu­zionale il lodo Alfano e intanto far passare una norma transito­ria che tenga al riparo il presi­dente del Consiglio da qualun­que iniziativa giudiziaria, «per legittimo impedimento». Non funzionerebbe, in realtà, per­ché i rilievi della Corte sul lodo Alfano non erano solo di natu­ra costituzionale. C’è poi il pro­blema della tenuta della mag­gioranza. L’altro giorno Fini ha ufficialmente chiamato «stron­zi » i leghisti. Ieri, in un’intervi­sta al Corriere della Sera , Bru­netta ha attaccato Tremonti, accusandolo di aver commissa­riato il governo con i suoi conti­nui «no» ad ogni proposta di in­vestimento. Gasparri spera che la legge sul processo breve, di cui è primo firmatario, venga approvata dal Senato entro il 31 dicembre. Chissà. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 23/11/2009]