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 2009  novembre 28 Sabato calendario

Gli arabi di Dubai stanno facen­do passare un brutto quarto d’ora al mondo: all’inizio della settimana la Dubai World, una holding posseduta dallo Stato, ha chiesto di congelare un debito di 59 miliardi di dollari

Gli arabi di Dubai stanno facen­do passare un brutto quarto d’ora al mondo: all’inizio della settimana la Dubai World, una holding posseduta dallo Stato, ha chiesto di congelare un debito di 59 miliardi di dollari.

Che diavolo è una holding?
E’ una società il cui lavoro è pos­sedere pezzi di società. Con sol­di presi in prestito e rigirati a qualcuna delle società possedu­ta. Questa Dubai World ha pas­sato gli ultimi anni a farsi pre­stare soldi da tutti e a rigirarli a sue società che dovevano co­struire grattacieli, isole artifi­ciali, piste da sci, case da gioco, una Disneyland del deserto. L’ipotesi era che i grattacieli (al­ti più di 800 metri) costruiti con i soldi presi a prestito sareb­bero stati comprati da tutti i ric­chi del mondo e specialmente dalle star, per esempio Be­ckham o Rod Stewart. Con quei soldi, i debiti sarebbero stati ri­pagati. Per un po’ è successo e questo ha permesso a Dubai World di diventare qualcosa di gigantesco: 50 mila dipendenti sparsi in 100 città del pianeta, proprietà del valore di 100 mi­liardi di dollari distribuite so­prattutto tra America, Inghilter­ra e Sudafrica. La gente compra­va, i soldi giravano. Ma a un cer­to punto la gente ha smesso di comprare e all’inizio della setti­mana la Dubai World ha chie­sto a quelli che le avevano pre­stato soldi di aspettare fino a maggio. Fino a maggio, hanno annunciato, non siamo in gra­do di pagare gli interessi su un debito di 59 miliardi di dollari, una quarantina di miliardi di euro. Una delle società control­late da Dubai World, inoltre, la Nakheel, un’immobiliare, ha un bond in scadenza il 14 dicem­bre per 3,52 miliardi. Significa questo: Nakheel tanti anni fa s’è fatta prestare questi 3,52 mi­liardi, ha pagato fino a oggi gli interessi e il 14 dicembre do­vrebbe restituire il capitale e chiudere la partita. I soldi ci sa­ranno? Sono guai, perché quel­li di Abu Dhabi, che dovevano soccorrere Dubai con dieci mi­liardi, gliene hanno dati solo cinque e...

Aspetti, aspetti. Abu Dhabi?
Siamo nella penisola arabica. In basso a destra, c’è una picco­la area colorata che si chiama Emirati Arabi Uniti . Sono 7 emi­rati, alleati tra loro. Il più poten­te è quello di Abu Dhabi, che è anche la capitale della confede­razione. Abu Dhabi controlla il 9% di tutto il petrolio del piane­ta. Abu Dhabi è anche la città più ricca del mondo. Dubai, a un’ora e mezza di auto, ha inve­ce poco petrolio, e il suo sceic­co, il famoso Mohammed bin Rashid al-Maktoum, un patri­monio personale di 14 miliardi di dollari, pensò di sviluppare il suo territorio con l’edilizia. Cioè: debiti ed edilizia. I risulta­ti si cominciano a vedere ades­so.

Gli italiani?
Hanno un bel giro d’affari con l’emiro, 13 miliardi di investi­menti ed esportazioni superiori a quelle che facciamo in Brasile o Giappone. Il pericolo princi­pale al momento sono le ban­che, cioè quelle che hanno pre­stato e che rischiano di non ve­dersi restituire i soldi. Tutta Du­bai è esposta per 80 miliardi di dollari. Gli europei rischiano per 40. Intesa è l’unica banca italiana ad aver aperto una filia­le laggiù. Dovrebbe essere espo­sta per qualche decina di milio­ni. Idem Unicredit. Ieri il diret­tore generale della Banca d’Ita­lia, Saccomanni, ha detto paro­le rassicuranti. Naturalmente, la preoccupazione è che il ri­schio sia sistemico.

Vale a dire?
Tra le cadute più significative dell’altro giorno (ieri, almeno in Europa, è andata meglio) c’è quella della Borsa di Atene, che ha perso più del 6%. Un default a Dubai può far saltare per aria qualcun altro che può a sua vol­ta trascinare nel baratro altri ancora, Stati o istituzioni finan­ziarie. La preoccupazione ri­guarda adesso la Grecia, si guar­dano con ansia anche Irlanda, Russia, Ungheria, Turchia. Se ci pensa è ovvio: ti devo restitui­re una somma importante, non te la restituisco e ti faccio preci­pitare con me sul lastrico.

Può succedere?
La crisi globale non è affatto fi­nita, perché i virus che l’hanno provocata – cioè i debiti e la fab­bricazione di un’immane quan­tità di carta – stanno ancora lì. Gli Stati hanno sperato di risol­vere il problema moltiplicando ancora la carta, cioè il denaro disponibile. Il caso di Dubai po­trebbe significare che quel pro­getto è fallito. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/11/2009]