La Gazzetta dello Sport, 30 novembre 2009
In Svizzera non si potranno costruire minareti e la cosa è abbastanza clamorosa perché fino a ieri tutti si dicevano sicuri che il referendum sulla questione sarebbe stato bocciato

In Svizzera non si potranno costruire minareti e la cosa è abbastanza clamorosa perché fino a ieri tutti si dicevano sicuri che il referendum sulla questione sarebbe stato bocciato. Si davano persino le percentuali: 53% ai no (no al divieto, cioè), 47% ai sì. I sì hanno invece raccolto il 57,5% dei voti, vincendo in 22 Cantoni su 26. La consultazione ha assunto un significato particolare anche per via della bocciatura dell’altro referendum che chiedeva il divieto di esportare armi, promosso da una trentina di sigle fra partiti di sinistra, ecologisti, sindacati, organizzazioni pacifiste per la difesa dei diritti umani, femministe eccetera. Ha risposto di no il 67,9% degli svizzeri.
• Il minareto sarebbe la moschea?
No, il minareto è quella torre che si trova attaccata alla moschea e dalla quale il muezzin chiama i fedeli alla preghiera. In Svizzera ce ne sono quattro e non saranno demoliti dopo il voto di ieri. In Italia ce ne sono due: uno a Segrate e l’altro a Roma. Del resto, in Italia sono due anche le moschee, dopo l’abbandono di quella di Catania.
• Sapevo che eravamo invasi dalle moschee.
No, quelli sono locali riadattati per la preghiera, ex capannoni industriali, garage, magazzini. Potremmo chiamarli musalle , italianizzando il termine musalla, che significa oratorio, luogo dove si prega. Un censimento uscito da pochi giorni dice che le musalle sono 747. il numero più basso in Europa.
• Gli svizzeri invece...
In Svizzera, tra musalle e moschee, ci sono 200 luoghi di culto riservati all’Islam. C’era il progetto di costruire due minareti, uno a Will e l’altro a Langenthal, ma dovranno essere abbandonati. Il referendum svizzero non è abrogativo, come da noi, ma propositivo. Adesso dovranno aggiungere un terzo comma all’articolo 72 della loro Costituzione, quello che regola – senza nessuna enunciazione di principio – i rapporti fra lo Stato e le Chiese. Questo terzo comma sancirà che in terra d’Elvezia minareti non se ne possono costruire. I musulmani svizzeri vengono quasi tutti dai Balcani, Kosovo, Albania, Bosnia, e non sono troppo praticanti. Ieri sera si sono letti una quantità di commenti negativi al risultato referendario, con l’eccezione della Lega che ora chiede l’inserimento della croce nella bandiera italiana. L’argomento, eliminando gli aggettivi, è più o meno sempre quello: si limita la libertà di culto e di religione di 400 mila persone, il 4% della popolazione. Il presidente dei Verdi svizzeri, Ueli Leuenberger, ha fatto la dichiarazione più dura: «I musulmani non hanno ricevuto solo una sberla, ma addirittura un pugno in faccia». I Verdi stanno pensando di ricorrere alla Corte europea dei diritti umani, lo stesso tribunale che ci ha vietato di esporre i crocifissi in classe. Anche i vescovi svizzeri hanno commentato il voto con amarezza: «La vittoria del sì è un ostacolo sulla via dell’integrazione e del dialogo interreligioso nel mutuo rispetto. Non abbiamo saputo rispondere ad alcune paure legate all’integrazione di diverse religioni e culture in Svizzera». E questo è vero, il referendum ha dato voce a un’inquietudine che ci riguarda tutti. Questo però dovrebbe essere un problema anche dei musulmani. Come mai non ci fidiamo di loro? Dovrebbero farsene un cruccio, mi pare.
• Lei che risposta si dà?
In generale – a parte gli shahid e la guerra santa, che sono problemi non da poco – l’Islam non è tollerante nei confronti delle altre religioni e meno che mai nei confronti delle religioni cristiane. In troppi Paesi musulmani (a cominciare dall’Arabia Saudita) non si possono costruire chiese e non si possono praticare culti non islamici neanche nel chiuso della propria casa. Nei matrimoni misti, sempre più frequenti, il coniuge non musulmano deve convertirsi all’Islam e accettare che i figli siano educati sul Corano. Se un musulmano si converte, è meglio che tenga la cosa segreta per non subire aggressioni. I leader delle comunità musulmane più attive chiedono di continuo che vengano ammessi velo e burqa, la non-partecipazione ai corsi di nuoto, la macellazione rituale, i cimiteri separati, la non mescolanza nelle cure ospedaliere, la creazione di tribunali religiosi musulmani. La campagna dell’Udc svizzera – più a destra della nostra Udc – è nata anche come risposta a queste pressioni, che fanno paura là, qua e nel resto d’Europa. Nei manifesti dei referendari, il minareto era rappresentato come un missile piazzato accanto a una donna avvolta in un burqa nero.
• E la libertà religiosa? E la possibilità di chiamare i fedeli alla preghiera?
La libertà religiosa resta garantita dall’articolo 15 della loro costituzione e non ha bisogno del minareto. I fedeli alla preghiera, nell’anno 2009, si possono chiamare con un sms. Di recente i minareti sono stati contestati persino in Egitto. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/11/2009]