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 2009  dicembre 01 Martedì calendario

Una mutazione ha colpito il vi­rus dell’influenza A/H1N1, e questo si sapeva da dieci giorni. Il fatto nuovo è che il virus mu­tato è apparso adesso anche in Italia, in un paziente ricovera­to dallo scorso agosto a Monza e messo fuori pericolo dalla macchina salva-vita

Una mutazione ha colpito il vi­rus dell’influenza A/H1N1, e questo si sapeva da dieci giorni. Il fatto nuovo è che il virus mu­tato è apparso adesso anche in Italia, in un paziente ricovera­to dallo scorso agosto a Monza e messo fuori pericolo dalla macchina salva-vita. Il vice-mi­nistro Fazio e gli altri esperti as­sicurano che la mutazione è in qualche modo normale, era sta­ta prevista e, anche se aumenta l’aggressività del virus, non au­menta la pericolosità dell’in­fluenza.

Come è possibile?
E’ una mutazione avvenuta al­l’interno degli individui colpi­ti. Cioè il virus mutato non si è trasmesso da un individuo al­l’altro e, anche se non lo dico­no esplicitamente, i medici sembrano pensare che questa nuova forma non sia capace di diffondersi. La capacità di dif­fondersi è una caratteristica particolare, non è scontato che un virus ne sia dotato. Nei comunicati di una decina di giorni fa, si dava molta impor­tanza al fatto che in Francia i due soli pazienti colpiti dal vi­rus mutato vivessero molto di­stanti uno dall’altro. Anche in Norvegia i due pazienti colpiti non abitavano vicino.

Ma la mutazione, in definitiva, che cos’è?
Un refuso, un errore di trascri­zione. Il software che madre natura ci ha dato all’inizio è scritto in un codice di soli quat­tro caratteri (basi azotate) che le nostre cellule, rinnovando­si, riproducono di continuo. Nella riproduzione, ci può es­sere uno sbaglio. Questo sba­glio può essere insignificante, letale o cambiare le caratteri­stiche dell’individuo, al punto da farlo risultare diverso dai suoi simili. Senza questi sbagli – è necessario, visto che me l’ha chiesto, che lei veda an­che questa faccia della meda­glia, la Terra sarebbe anco­ra popolata da una massa di molecole identiche fluttuanti nel brodo primordiale. I virus, per loro natura, sono parec­chio attivi in questo sistema di sbagli, al punto da cambiar persino specie con una certa fa­cilità. Secondo le agenzie – che speriamo non abbiano commesso refusi a loro volta – la mutazione che ci interes­sa è avvenuta nell’aminoacido D225G presente nell’emoaglu­tinina... Ci interessa soprattut­to quello che ha spiegato il pro­fessor Vullo, direttore del Di­partimento Malattie infettive del Policlinico Umberto I di Ro­ma: «Sembra che siano muta­te un poco le proteine di super­ficie con cui il virus si àncora alle cellule. E sembra che que­sto gli dia una possibilità di an­corarsi più alle cellule polmo­nari che a quelle delle vie respi­ratorie superiori: trachea, la­ringe, bronchi. Per questo sa­rebbe più patogeno per il pol­mone » .

I farmaci che ci hanno consi­gliato fino ad ora funzionano anche con questo virus muta­to?
In uno dei due casi francesi, il nuovo virus è risultato resi­stente al Tamiflu, ma non ci so­no mai stati problemi finora con la Relenza. Se vogliamo preoccuparci a tutti i costi, dobbiamo leggere non i comu­nicati italiani di ieri – tutti molto rassicuranti, ma quel­li dell’Organizzazione mondia­le della Sanità di due giorni fa. L’Oms annunciò che il numero dei morti per influenza A/H1N1 nell’ultima settimana era quasi raddoppiato, arrivan­do a 650 vittime in sette gior­ni. In quel momento i morti nel mondo erano 7826 (in Ita­lia, ieri alle cinque del pome­riggio, erano 97). In Francia hanno scoperto il virus muta­to analizzando 1200 ceppi (cioè un caso su 1200 analizza­ti). In Italia il rapporto è molto più alto, il nostro caso di Mon­za è stato scoperto dopo aver analizzato solo cento ceppi. Il professor Vullo, che abbiamo citato prima, raccomanda di vaccinarsi e di non dar retta al­le voci che girano su Internet, dove si fa un dramma dello squalene eccetera. «Sbagliano a non vaccinarsi. Se le persone a rischio, poi decedute, si fos­sero vaccinate, non sarebbero morte. Io mi sono vaccinato». Sullo squalene, ieri si è espres­so anche il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Uni­versità di Milano: «Chi ha fat­to il vaccino con lo squalene, può sentirsi ancora più sicuro perchè maggiormente protet­to da eventuali mutazioni. L’adiuvante ha infatti la fun­zione di accelerare la risposta immunitaria dell’organismo, e rende più trasversale la dife­sa dal virus».

Qualcuno s’è convinto?
Al 22 novembre erano state di­stribuite 4 milioni di dosi di vaccino. I vaccinati erano me­no di mezzo milione, 494.915 italiani. Da giovedì prossimo, molto probabilmente, la vacci­nazione verrà estesa ai bambi­ni tra i sei mesi e i 17 anni sen­za fattore di rischio. E possibil­mente anche agli ultrasessan­tacinquenni.

Il picco da noi è stato raggiun­to o no?
Non si capisce. Si teme però una terza ondata pandemica, dopo quelle di aprile e di set­tembre. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 1/12/2009]