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 2009  dicembre 06 Domenica calendario

I giudici di Perugia hanno condannato Amanda Knox a 26 anni e Raffaele Sollecito a 25, ritenendoli responsabili della morte di Meredith Kercher, avvenuta la notte del 1˚ novembre 2007

I giudici di Perugia hanno condannato Amanda Knox a 26 anni e Raffaele Sollecito a 25, ritenendoli responsabili della morte di Meredith Kercher, avvenuta la notte del 1˚ novembre 2007. Alla fine, Amanda è scoppiata in lacrime e con lei la sorella Deanne. La compagna del padre di Raffaele, Mara, mentre veniva portato via, ha gridato «Forza Raffaele» e s’è poi abbandonata a un pianto disperato, sorretta dal marito e dagli avvocati. Raffaele e suo padre hanno ascoltato la sentenza in un atteggiamento di pietra. Cassandra, la matrigna di Amanda, ha detto tra le lacrime: «Combatteremo fino all’ultimo, non è finita qui. Amanda è innocente e noi non la lasceremo sola». Mentre tornavano in albergo a piedi, Cassandra, Deanne e il padre di Amanda sono stati circondati dalla folla e fatti segno a scherni e insulti sanguinosissimi. I tre hanno continuato a camminare senza reagire. Gli avvocati di Raffaele Sollecito e della giovane americana hanno già fatto sapere che si appelleranno contro la sentenza.




Come hanno passato la prima notte? 


Male. Secondo quanto ha riferito uno dei suoi difensori, l’avvocato Luca Maori, Sollecito è molto giù, ha passato la notte in bianco, dice di sentirsi in un incubo, «cosa faccio adesso? perché sono qui? perché si sono comportati così?». I suoi lo esortano a continuare a studiare, a non lasciare il corso di laurea in Realtà virtuale di Verona. Intanto le guardie del penitenziario lo tengono sotto stretta sorveglianza, una misura decisa anche per la giovane americana Amanda, che ha pianto tutta la notte. «Nessuno crede in me, ha detto, e non capisco perché. Ho sempre detto la verità, non sono stata io a uccidere Meredith». C’è poi Guede, l’ivoriano, condannato a trent’anni in precedenza, il cui appello è in corso (la sentenza arriverà il 22 o il 23 dicembre). Qualunque cosa si pensi, bisogna avere pietà di questi tre disgraziati. Sollecito ha 25 anni, Amanda 22, Rudy Guede 23. I parenti di Meredith, la vittima, 22 anni anche lei, da questo punto di vista sono stati esemplari. Il fratello, Lyle, ha detto: «Non è il momento di celebrare un trionfo perché ci sono tre giovani in prigione e comunque mia sorella non tornerà in vita. Non siamo investigatori, ma abbiamo fiducia nella giustizia italiana e quindi ci rimettiamo alla sentenza».




Sentenza che è stata invece molto criticata in America. 


Gli americani hanno fatto a pezzi il processo e i magistrati italiani. Timothy Egan, del New York Times, premio Pulitzer ha scritto: «Questo processo ha poco a che fare con le prove fattuali». Barbie Nadeau, del settimanale Newsweek: «In Italia l’imputata è colpevole prima di essere giudicata colpevole ». Kelly e Larry King della Cnn: «In Italia è in corso la più straordinaria persecuzione giudiziaria mai vista». Il Washington Post , dopo il verdetto, ha scritto che gli articoli dedicati alla vicenda dalla stampa italiana «hanno oscurato il fatto che alla sentenza si è arrivati senza prove».




Sarà anche una questione di patriottismo, no?
Che la ricostruzione dei pm fosse traballante l’abbiamo scritto anche noi. Persino i giornali britannici – molto più teneri in questo caso sulla giustizia italiana (Meredith era inglese) – qualche dubbio ce l’hanno. Sul sito della Bbc, Graham Johnson ha messo in evidenza che manca «la pistola fumante» ovvero la prova definitiva.

Quali sarebbero i punti deboli dell’accusa? 


Il movente, prima di tutto. Le perizie hanno accertato che il rapporto sessuale con Guede fu, almeno parzialmente, consenziente. Ma il movente del delitto starebbe nel fatto che Meredith avrebbe rifiutato di partecipare a un partouze . Un altro grosso punto interrogativo riguarda l’arma. L’accusa sostiene che Raffaele e Amanda hanno «portato fuori dall’abitazione di Sollecito, senza giustificato motivo, un grosso coltello da punta e da taglio lungo complessivamente cm 31 (sequestrato al Sollecito il 6 novembre 2007)». Ma che l’arma del delitto sia proprio quella non è mai stato provato in modo convincente dagli investigatori. Infine, mentre ci sono riscontri abbastanza indiscutibili sulla presenza in casa di Guede e di Meredith al momento del delitto, non c’è alcuna sicurezza su Sollecito. Giulia Bongiorno, uno dei difensori di Raffaele, ha parlato di «sentenza contraddittoria, un doloroso differimento dell’assoluzione che arriverà».

Quindi ci sarà un appello? 


Sì, su iniziativa della difesa di Amanda e Raffaele, perché l’accusa s’è detta appagata. Nessuno dei tre ragazzi, naturalmente, sarà nel frattempo scarcerato: il pericolo di fuga è troppo alto. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/12/2009]