La Gazzetta dello Sport, 9 dicembre 2009
Stasera su Canale 5, intorno alle 23, ultima puntata del Maurizio Costanzo Show.• In che senso «ultima»?Ultima

Stasera su Canale 5, intorno alle 23, ultima puntata del Maurizio Costanzo Show.
• In che senso «ultima»?
Ultima. Ultima-ultima. Non andrà mai più in onda. Maurizio ha 71 anni e chiude, almeno con il Maurizio Costanzo Show . Per l’addio ha invitato Afef, Andrea Camilleri, Gino Strada, Raffaele Morelli, Katia Ricciarelli, Alfonso Signorini e, in collegamento da Milano, Enzo Iacchetti. Ieri è andato da Monica Setta e ha detto che a Iacchetti il Costanzo Show diede l’ultima occasione, fallita la quale il comico avrebbe dovuto andare a fare il cameriere a Luino. Forse non se lo ricorda più nessuno, perché poi Iacchetti ha fatto altre cose, ma a quell’epoca cercava di sfondare con le canzoni-bonsai, tipo: «Lei gli diceva: se tu m’amassi, gli sussurrava: se tu m’amassi, lui le rispose: ma no, che non t’amasso».
• Non cambiamo discorso.
No. Di personaggi lanciati dal Maurizio Costanzo ce n’è una lista lunga da qui a lì. Giobbe Covatta, Sgarbi, David Riondino, Vergassola, Nick Novecento, Gioele Dix, Stefano Zecchi, Luciano De Crescenzo. La prima puntata andò in onda il 14 settembre del 1982, su Retequattro. Ospiti: Paolo Villaggio, Eva Robin’s, Paola Borboni, il giovane parricida Marco Caruso. Ci fu una sospensione tra il 2004 e il 2007, quando Mediaset lo rimise in onda con cadenza settimanale. Si tratta dunque di 25 anni di attività. Un quarto di secolo, 4400 puntate e 32.800 ospiti, l’equivalente di una piccola città. impossibile non ammettere che al Maurizio Costanzo Show è andato in scena lo stesso popolo italiano, che si è raccontato nel suo farsi.
• Come gli è venuta in mente una trasmissione simile?
Aveva condotto alla radio, con Dina Luce, un programma intitolato Buon pomeriggio . La conversazione è, da sempre, uno dei punti forti della radio. Costanzo ebbe l’idea di portarla in tv, nel modo più semplice. La prima puntata di Bontà loro (1976) aveva tre ospiti: il regista Anton Giulio Majano, un bidello, e una miss Italia che era stata espulsa dal concorso perché s’era fatta fotografare con le tette di fuori. Cinque milioni e mezzo di ascoltatori, subito. Seguirono Acquario e Grand’Italia . Sembrava lanciato verso mete inimmaginabili e invece si scoprì che il suo nome stava nell’elenco dei piduisti e la Rai lo cassò immediatamente. Lui si confessò in una tv privata con Giampaolo Pansa, una sudata rimasta nella storia della televisione, ma che nessuno potrà mai più vedere perché la cassetta è stata fatta sparire. Lo prese allora Silvio Berlusconi, a cui ancora ieri Costanzo ha riconosciuto di avergli lasciato mano assolutamente libera. Che è una cosa, peraltro, che a Berlusconi riconoscono tutti. Nella pattuglia Mediaset, Costanzo pendeva piuttosto a sinistra. Ma moderatamente. L’uomo ha sempre saputo mantenere gli equilibri, coltivare le relazioni, giocare con pesi e contrappesi. Una volta che Riccardo Bocca gli scrisse un libro contro, non si sa come a un certo punto il volume era sparito dalle librerie.
• C’è però il fatto della bomba. No?
Sì, certo, 14 maggio 1993, bomba in via Fauro a Roma, a pochi passi dal teatro Parioli, nel momento in cui passava la macchina di Costanzo. Siamo in piena era Spatuzza, cioè l’epoca della mafia terrorista, a voler stare al racconto che il pentito ha fatto l’altro giorno al tribunale di Torino. Una ricostruzione convincente del perché di quell’attentato non è mai stata fatta. Costanzo era stato amico di Falcone, il giudice Di Maggio aveva denunciato dal suo palcoscenico le collusioni tra mafia e politica, aveva condotto molti speciali con Santoro proprio sulla mafia... Però sono tutte ipotesi. Il perché vero non lo ha mai detto nessuno, neanche Spatuzza. Che l’altro giorno, comunque, non ha inserito la bomba di via Fauro tra le azioni della mafia terrorista.
• Un grande o no?
Un grandissimo. Ed è vero che ha introdotto il talk-show. Però il talk-show come lo ha fatto Costanzo, non lo ha più fatto nessuno, né Vespa né Mentana né altri. Prendere cioè 8-9 personaggi, affrontarli con una scaletta approssimativa, intervistarli a ruota libera su qualunque argomento, cambiare l’andamento della serata in ogni istante, partendo da una risposta inattesa oppure, qualche volta, dalla piccola reazione di uno spettatore. E preferibilmente non aveva un argomento principe in scaletta, intorno al quale far girare tutto. Improvvisazione totale, cioè, commedia dell’arte allo stato puro, messa in scena da un formidabile istrione. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/12/2009]