La Gazzetta dello Sport, 31 dicembre 2009
E’ l’ultima puntata del 2009. Il Direttore vorrebbe che ricordassimo i fatti principali di quest’anno

E’ l’ultima puntata del 2009. Il Direttore vorrebbe che ricordassimo i fatti principali di quest’anno.
• Da dove cominciamo?
Le faccio la lista. Poi scelga lei. La nascita della nuova Alitalia, la morte di Eluana Englaro, la caduta di Veltroni, il truffatore Madoff, il terremoto in Abruzzo, il piano casa del governo, Veronica - Noemi e ciarpame vario, la Lega contro i barconi dei clandestini e il resto del mondo contro la Lega, l’italiana che comanda in India (cioè Sonia Gandhi), i pirati che assaltano le navi nel tratto di mare tra Somalia e Yemen, la Fiat che conquista la Chrysler e viene definita dal presidente degli Stati Uniti un’azienda formidabile, le elezioni europee vinte soprattutto da Bossi e da Di Pietro, la crisi iraniana che comincia con la rielezione contestatissima di Ahmadinejad, la vincita record al Superenalotto, il caso Boffo, il caso Marrazzo, la guerra al segreto bancario svizzero che per la prima volta nella storia vacilla sul serio, il Nobel per la pace a Obama, i guai del nostro presidente del Consiglio con la giustizia (lodo Alfano, lodo Mondadori), l’alluvione di Messina, i 26 suicidi di France Télecom, la colossale presa per i fondelli (a quanto pare) dell’influenza suina e da ultimo la mattonata in faccia presa dal capo del governo in piazza Duomo a metà dicembre. Ho quasi seguito un criterio cronologico. Non ho citato il referendum di giugno, di cui tutti si sono dimenticati: non a caso ha fatto flop per assenza di partecipazione. Di cosa vuole che parliamo?
• In questa sua lista, Berlusconi ricorre tre volte: storia delle ragazzine, guerra con i giudici, aggressione di Tartaglia,
Quando Alessandra Mussolini si candidò per la prima volta alle elezioni, quasi una ventina di anni fa, i giornali di tutto il mondo diedero la notizia in prima pagina: una bella ragazza in aggiunta nipote del famosissimo duce. Ho l’impressione che la notorietà planetaria di Berlusconi sia ormai a quel livello. Non solo i siti di tutto il mondo danno conto delle sue avventure coniugali, egli è anche personalmente attaccato dalla grande stampa anglosassone. Qualunque cosa si pensi del Cavaliere, si deve ammettere che è fuori da un cerrto sistema di potere (le banche, i quotidiani) e che questo sistema di potere lo vive come un intollerabile intruso. La campagna su Noemi, D’Addario, foto a Villa Certosa eccetera è stata condotta a cannoni spiegati da Repubblica e da altri quotidiani in Italia e nel mondo (finora senza risultati). Il feeling del governo con le banche è dubbio. Tremonti, su questo versante, non ha poi fatto molto per ricucire.
• Lei ha nominato Veltroni, Bossi, Di Pietro e non ha detto una parola su Bersani.
Per qualche ragione i democratici non sembrano protagonisti di questo passaggio storico. Il segretario del Pd si è insediato da troppo poco tempo e comunque ho la sensazione che il basso profilo giovi a lui e alla sua formazione. L’uscita di scena di Veltroni è stata clamorosa: ha piantato lì il progetto per un rovescio in Sardegna, una regione importantissima ma in cui, in definitiva, hanno votato un milione e mezzo di persone. Bossi, cioè la Lega, mi sembra forte come all’inizio dell’anno e forse anche di più. La politica dei respingimenti alla fine ha pagato visto che in questo secondo semestre di barconi alla deriva ce ne sono stati molto pochi. Ho anche l’impressione però che sia vicino al tetto dei consensi.
• Vogliamo ricordare qualche grande scomparso?
Michael Jackson e Mike Bongiorno. E poi Alda Merini e Fernanda Pivano. Susanna Agnelli, Pina Bausch, Ivan Della Mea, Ted Kennedy, Claude Lévi - Strauss. Naturalmente Achille Compagnoni e il nostro indimenticabile Candido Cannavò.
• Italiano dell’anno?
Marchionne. Pensiamo solo a dov’era la Fiat e a dov’è adesso. Non solo la conquista della Chrysler e il tappeto rosso di Obama hanno qualcosa di straordinario nella nostra storia industriale. Ma persino nella vicenda Opel, Marchionne ha dimostrato di aver visto giusto e di essersi comportato perfettamente. Ha fatto la sua offerta e non ha battuto ciglio quando i tedeschi, dei gran pasticcioni in questa storia, hanno creduto che sarebbe stato meglio mettersi con i russi. S’è visto poi che General Motors alla fine ha preferito non vendere. Non è mica detto che a un certo punto il Lingotto non possa rientrare in qualche modo in quella partita. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 31/12/2009]