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 2010  gennaio 06 Mercoledì calendario

Qualcosa nello Yemen alla fine è successo. A nord di Sana’a, nella zona di Arhab, due militanti di al Qaeda sono stati uccisi e tre sono rimasti feriti in uno scontro con le forze governative del paese

Qualcosa nello Yemen alla fine è successo. A nord di Sana’a, nella zona di Arhab, due militanti di al Qaeda sono stati uccisi e tre sono rimasti feriti in uno scontro con le forze governative del paese. Il presidente Saleh ha anche inviato soldati e uomini dei servizi di sicurezza nelle tre province di Shabwa, Maarib e Abyan, imputate di essere fortemente infiltrate dal fondamentalismo islamico. Qui, per ora, non ci sono stati che cinque fermi. L’insieme di queste misure è stato giudicato sufficiente da americani, inglesi e francesi che hanno riaperto le loro ambasciate nella capitale. Il nostro ministro degli Esteri, Frattini, ha però criticato la chiusura delle sedi diplomatiche: «Non conosco le ragioni che hanno portato alla chiusura, ma, se non c’erano motivi particolari – come specifiche minacce terroristiche mirate, è stata una mossa sbagliata. Chiudendo tutte le ambasciate si potrebbe dare allo Yemen un messaggio errato, del tipo “Ora sta a voi fare i conti con il terrorismo”. Il nostro compito piuttosto è quello di favorire i riformisti, non gli estremisti che preferiscono l’isolamento». Frattini ha fatto sapere che gli italiani in Yemen sono al momento trecento, «si tratta di persone che si trovano laggiù per ragioni serie. Ci stiamo occupando della loro sicurezza». Il ministro, intervistato poi da Radio 24, ha detto che l’Italia è pronta a dotarsi dei famosi body scanner, gli apparecchi che permettono la visione del corpo attraverso i vestiti. Ha spiegato che sono «lo strumento più sicuro» contro i terroristi e ha risposto alle obiezioni relative alla privacy con l’argomento che «il diritto alla sicurezza rappresenta la precondizione per tutti gli altri diritti e libertà».

Quali compreremo? Quelli da 120 mila o quelli da un milione?
Quelli da 120 mila. Maroni ha spiegato al Sole 24 Ore che la faccenda riguarda però le società aeroportuali. Anche il ministro dell’Interno ha cercato di sciogliere la questione della privacy. «Penso che si possano opacizzare certe parti del corpo per rispettare l’integrità degli utenti». C’è anche il problema dei minorenni e della pedofilia. Mah.

Dubbi?
Ben Wallace, il deputato conservatore britannico, già consulente della Qinetiq, la società di ricerca inglese che tra le prime ha messo a punto gli scanner per gli aeroporti, ha detto che queste macchine non intercettano le sostanze a bassa densità.

Che cosa intende per “sostanze a bassa densità”?
Per esempio, la cera, certi metalli, esplosivi come il C4. Questi lo scanner ancora ancora li sa vedere. Niente da fare invece per la plastica, per le polveri chimiche e per i liquidi. Quindi se gli agenti piazzati ai varchi dell’aereoporto di Schipol avessero già avuto queste macchine a disposizione, non avrebbero ciononostante intercettato niente perché gli scanner non vedono quel tipo di oggetti. Mutallab sarebbe passato e avrebbe combinato il suo pasticcio. Wallace ha parlato alla Bbc e l’ha detto chiaro: «Gordon Brown si illude se pensa che acquistare un paio di scanner ci renderà più sicuri». Ha fatto un servizio anche l’Independent intervistando funzionari del Dipartimento dei Trasporti e del ministero degli Interni. Anche queste persone risultano piuttosto scettiche.

Ma allora Frattini e Maroni che vanno dicendo?
Credo si tratti di dichiarazioni affrettate, che magari, già nel vertice convocato per oggi da Obama, saranno corrette. C’è stato nelle scorse ore una specie di innamoramento per questi aggeggi e l’illusione che fossero risolutivi. Ieri sera Gordon Brown ha specificato però che nel suo paese saranno introdotte gradualmente. Valgono anche le preoccupazioni delle compagnie aeree e delle società aeroportuali. Norman Shanks, ex capo della sicurezza della Baa (scali inglesi) ha dichiarato: «L’introduzione dei body scanner alle partenze aggiungerebbe ritardi enormi». Le compagnie aeree vengono da un periodo terribile, gli mancava solo questa.

Quanto perdono?
Hanno chiuso il 2009 con perdite per undici miliardi di dollari. A metà dicembre avevano profetizzato un 2010 con perdite dimezzate, 5,6 miliardi. Gli utili sono calati di 80 miliardi. Luigi Bisignani, il presidente della Iata, a metà dicembre ha mostrato ai giornalisti un grafico riguardante il decennio da cui risulta che tra 2000 e 2009 le perdite sono state di 49 miliardi, cioè cinque miliardi l’anno. E venti giorni fa sembrava ancora che il prezzo del petrolio non sarebbe entrato in tensione. Negli ultimi giorni, invece, qualche esperto ha preconizzato il barile a 100 dollari che, con l’incubo terrorismo, affosserebbe ancora di più il settore. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 6/1/2010]