La Gazzetta dello Sport, 20 gennaio 2010
Il denaro messo a disposizione degli haitiani ammonta ormai a un miliardo e duecento milioni di dollari, navi da tutto il mondo convergono su quella parte dell’isola (stanotte è partita anche la nostra Cavour con poco meno di mille soldati a bordo), ci sono sul posto attrezzature di ogni tipo, tende, medicinali, eccetera

Il denaro messo a disposizione degli haitiani ammonta ormai a un miliardo e duecento milioni di dollari, navi da tutto il mondo convergono su quella parte dell’isola (stanotte è partita anche la nostra Cavour con poco meno di mille soldati a bordo), ci sono sul posto attrezzature di ogni tipo, tende, medicinali, eccetera. Quello di cui quel disgraziato paese avrebbe davvero bisogno adesso è, però, un capo.
• La televisione ieri sera ha detto che Berlusconi ha mandato Bertolaso.
Sì. La versione ufficiale è che Bertolaso dovrà «verificare con le autorità locali, i rappresentanti delle organizzazioni internazionali e degli altri paesi coinvolti tutte le iniziative che il governo italiano potrebbe adottare per fornire ulteriori contributi alla soluzione del dramma e per garantire la necessaria efficacia alle diverse inziative di assistenza da parte dell’Italia, coordinando l’azione di quanti intendono prestare soccorso» eccetera. difficile però che il comando passi a Bertolaso, come forse spera il nostro presidente del Consiglio. Obama ha deciso che Haiti sarà un problema risolto dagli americani, è seccante ammetterlo ma è evidentemente in corso anche un’operazione di immagine (alla quale comunque non si sottrae neanche Sarkozy). L’ingorgo principale è all’aeroporto, dove è in funzione una sola pista. Gli aerei Usa, per aggirare l’intasamento, hanno cominciato a paracadutare le casse di viveri e materiali di soccorso in altri siti. Ieri sono stati sbarcati in questo modo 14.500 pasti e 15 mila litri d’acqua. C’era una certa resistenza a ricorrere al paracadute per paura che il ben di dio piovuto dal cielo provochi gravi disordini. D’altra parte, pare che non ci sia altro da fare. Gli Stati Uniti continuano anche a mandar soldati, alla fine ce ne saranno 12 mila.
• Ma è giusto mandare soldati? Ho letto che Chávez, il presidente venezuelano, ha accusato Barack di volersi costruire, con la scusa del terremoto, una base militare a poca distanza da Cuba…
In situazioni di emergenza i soldati sono utilissimi, tant’è vero che ne abbiamo imbarcati un migliaio anche noi, i brasiliani annunciano di voler raddoppiare il loro contingente, portandolo a 3000 uomini, altri ne sono arrivati dalla Francia, dalla Spagna eccetera. Tenga conto del fatto che ci sono problemi gravissimi di ordine pubblico, i saccheggi continuano, le bande che dànno l’assalto a tutto ciò che ha un qualche valore non hanno nessuna intenzione di fermarsi, nonostante gli sciacalli siano qualche volta linciati e i caschi blu sparino senza esitazione su chi ruba. La polizia haitiana è stata però quasi decimata: c’erano quattromila poliziotti, ne sono rimasti 1.500.
• E le vittime italiane?
Quelle accertate finora sono due, mancano all’appello però cinque persone e per due di queste cinque la preoccupazione è molto forte. Si spera che i cinque nomi corrispondano a uomini e donne che non erano ad Haiti al momento fatale. D’altra parte i soccorritori continuano a estrarre sopravvissuti dalle macerie. Finora ne hanno tirati fuori 90. «C’è ancora speranza, le ricerche continuano» ha detto la portavoce ufficiale per il coordinamento degli affari umanitari Elysabeth Byrs. Il problema dei cadaveri in mezzo alla strada è in via di soluzione. Il premier Jean Max Bellerive ha detto ieri che finora il governo ha sepolto 72 mila salme. Poi ci sono quelle («moltissime») a cui hanno provveduto le stesse famiglie. Poi c’è il numero incalcolabile di quelli che abitavano nei villaggi e nelle città. Tutti i ragionamenti, tutte le cifre si sono basate fino a questo momento su quello che è accaduto nella capitale. Ma domenica un camion è riuscito a raggiungere Leogane, a 17 chilometri da Port-au-Prince, un posto dove è morta l’80 per cento della popolazione, cioè ventimila persone almeno. Sotto le macerie di una scuola di Leogane potrebbero esserci 500 infelici, tra cui cento bambini. Tenendo conto di tutto questo, non è pazzesco ipotizzare un numero di morti oscillante tra i 150 e i 200 mila.
• Mamma mia. E i feriti?
La portavoce delle Nazioni Unite, Tamar Hahn, ha fatto all’Ansa un resoconto agghiacciante sull’ospedale allestito alla base logistica Minustah, sede della missione Onu. Non c’è modo, in quella situazione, di curare le fratture, gambe e braccia spezzate sono perciò senz’altro amputate. Gli arti vengono poi buttati nella spazzatura, le urine e le feci smaltite dietro le tende dell’ospedale. C’è poca acqua, c’è poco cibo.
• C’è il pericolo di epidemie?
Sì, c’è. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 20/1/2010]