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 2010  gennaio 25 Lunedì calendario

Brunetta ha fatto nuovamente arrabbiare tutti quanti, dichiarando che togliendo un po’ di soldi alle pensioni di anzianità si potrebbero trovare le risorse per dare ai cosiddetti “bamboccioni” un assegno non di 200, ma di 500 euro al mese

Brunetta ha fatto nuovamente arrabbiare tutti quanti, dichiarando che togliendo un po’ di soldi alle pensioni di anzianità si potrebbero trovare le risorse per dare ai cosiddetti “bamboccioni” un assegno non di 200, ma di 500 euro al mese. «Solo che una proposta del genere scatenerebbe le proteste dei sindacati, che sono quelli che difendono i genitori. L’Italia è piena di giovani perbene, che rischiano e che vogliono la libertà. La colpa, se hanno la libertà tarpata, è nostra, dei genitori».

Intanto le domando se è vero che, nella difficile condizione giovanile di adesso, vi sia una responsabilità dei genitori.
C’è di sicuro. E glielo dimostro col più semplice dei ragionamenti: i mille e 800 miliardi di debito pubblico che ci hanno consentito di fare la bella vita a partire dalla metà degli anni Ottanta dovranno a un certo punto essere restituiti. Chi dovrà restituirli? Le generazioni future. I figli di adesso hanno appena cominciato a pagare. Il debito peserà ancora sui loro figli e sui figli dei loro figli. vero che c’è un’obiezione a questo ragionamento: vi sarà un momento infatti, intorno agli anni Trenta, in cui la vecchia generazione che ha fatto i debiti, quelli che Brunetta chiama “i genitori”, se ne sarà andata all’altro mondo. I figli incasseranno allora parecchio in termini patrimoniali, perché sono tutto sommato pochi. Anche il vivere in casa di adesso, che ci scandalizza tutti, è in definitiva un incasso patrimoniale. Tu che hai fatto i debiti, adesso per favore dammi da mangiare, da dormire e riempimi anche le tasche di spiccioli.

Quindi i 500 euro di Brunetta non servono?
Secondo me, no. A parte le difficoltà di costruire un’operazione di questo tipo. A quali classi di età devono essere dati i 500 euro e ai giovani di quali famiglie? Perché in questo caso, direi, si dovrà tener conto del reddito delle famiglie. Mi pare assurdo, infatti, che i soldi vengano dati a tutti i – poniamo – 18-35enni senza eccezioni. Poi c’è l’altra faccia del problema: i denari da sottrarre alle pensioni d’anzianità future, le quali vanno comunque statisticamente diminuendo di numero. Come si opererà il taglio e al di sopra di quale livello economico dell’assegno? I sindacati hanno reagito male alle idee del ministro, espresse durante la trasmissione Domenica In. Ma è comprensibile: tutt’e tre le confederazioni (Cgil, Cisl, Uil) hanno nei pensionati il grosso dei loro iscritti, percentuali che si aggirano intorno al 60%. Pollice verso anche da esponenti del Pd, mentre il PdL ha difeso i concetti di Brunetta. Inutile tuttavia tener conto di queste posizioni, tutte preconcette.

Quanti sarebbero poi sti bamboccioni?
L’Istat ha reso noti i risultati di un’indagine su questo universo proprio alla fine dell’anno scorso. A 10 mila individui di età compresa fra i 18 e i 39 anni è stato chiesto se vivessero da soli o in casa con mamma e papà. Il 72,8% ha risposto che sta ancora in casa dei genitori. effettivamente una percentuale impressionante, che non ha eguali in nessun paese occidentale. Dalle altre domande si evince che i ragazzi se ne vanno soprattutto quando si sposano (43,7%) mentre il desiderio d’indipendenza conta poco (28,1%). Quindi, i figli restano nella cameretta dove sono cresciuti e non se ne vergognano minimamente. D’altra parte i genitori, nella maggior parte dei casi, sono pure d’accordo, e sempre più d’accordo man mano che invecchiano. Figli e figlie tengono compagnia e alla fine, assistendo i genitori, possono persino restituire il favore. Fulco Pratesi ha anche sostenuto che per il Paese è un bene che i figli restino a casa. Evitando di creare un altro nucleo familiare, consumano e inquinano meno. Non spingono per la costruzione di nuove case. Usano la stessa elettricità, sfruttano gli stessi elettrodomestici, si spostano di meno, eccetera. Tutti fatti positivi per l’ambiente. Un punto di vista interessante.

In che modo i 500 euro di Brunetta modificherebbero questa situazione, ammesso che Pratesi abbia torto e che questa situazione sia da modificare?
Secondo me con i 500 euro si modificherebbe poco o niente. Anzi, è possibile che i giovani, forti di una paghetta fornita dallo Stato, se ne restino in casa di mamma e papà con maggior convinzione.

Ma allora che cosa bisogna fare?
Luca Ricolfi sostiene che i giovani non possono rendersi indipendenti – cioè non possono trovare un lavoro – perché pretendono che le ditte li assumano in base al loro titolo di studio. Cercano, cioè, un “lavoro adeguato”. Ma, nonostante il titolo di studio, nella grande maggioranza dei casi essi non sono assolutamente all’altezza dell’offerta lavorativa. Cioè sanno fare poco o niente, sono sostanzialmente impreparati, e in certi casi addirittura semi-analfabeti. Saranno anche dottori, ma se hanno problemi con le tabelline chi se li piglia? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/1/2010]