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 2010  febbraio 16 Martedì calendario

E’ forse venuto il momento di fare il punto su Mani pulite…• E’ tornata Mani pulite? Borrelli, Di Pietro, Davigo, Colombo…E’ tornata in auge l’espressione Mani Pulite perché a quanto pare la corruzione non ha mai smesso di inquinare la nostra vita politica e civile, intralciando lo sviluppo e tenendoci nell’abisso dal quale c’eravamo illusi di essere usciti

E’ forse venuto il momento di fare il punto su Mani pulite…

E’ tornata Mani pulite? Borrelli, Di Pietro, Davigo, Colombo…
E’ tornata in auge l’espressione Mani Pulite perché a quanto pare la corruzione non ha mai smesso di inquinare la nostra vita politica e civile, intralciando lo sviluppo e tenendoci nell’abisso dal quale c’eravamo illusi di essere usciti. Delbono, De Luca, Pennisi, da ultimo i casi connessi alla Protezione civile… A quanto si capisce vi sono due tipi di corruzione che si fronteggiano e si tratterebbe in definitiva di scegliere da quale vogliamo essere afflitti… Ma prima la cronaca e solo poi, se ci sarà spazio, un po’ di filosofia.

Bene. Allora cominciamo con le notizie.
Ieri il presidente della Camera Fini ha annunciato che il governo farà cassare in commissione l’articolo 16 del decreto legge sulla cosiddetta Protezione civile spa, la struttura pubblica, ma di diritto privato, che doveva diventare il braccio operativo di Bertolaso. Anche se gli esponenti della maggioranza dicono il contrario, si tratta di una marcia indietro e ha ragione l’onorevole Silvana Mura: «E’ grave che un provvedimento emanato con decretazione d’urgenza diventi improvvisamente inopportuno perché nel frattempo sono stati scoperti degli altarini». Io penso che l’inchiesta di Firenze – nonostante il clamore suscitato - abbia scoperto pochi altarini perché basata tutta esclusivamente su chiacchiere telefoniche prive di riscontro, e tuttavia è vero che se hai decretato d’urgenza non puoi cambiare le carte in tavola all’ultimo momento sull’onda emotiva di un fatto giudiziario. Gli esperti spiegano che Berlusconi, assai impressionato dalla guerra etnica per bande scoppiata a Milano, abbia affidato il dossier Bertolaso alla gestione di Letta per concentrarsi sul problema delle banlieues italiane. In effetti, con le regionali alle porte, le questioni legate all’immigrazione e all’ordine pubblico possono spostare molti più voti di quanto non faccia la corruzione. E poi la corruzione riguarda tutti, a destra e a sinistra.

Bertolaso?
Non si dimetterà, anche se ha confermato che le sue dimissioni sono sul tavolo del presidente del Consiglio, il quale può accoglierle quando vuole: lui se ne andrà un minuto dopo. Il capo della protezione civile, dopo i primi due giorni di disperazione, appare rinfrancato. Deve aver letto con attenzione l’ordinanza fiorentina, e ieri ha infatti lamentato che i giornalisti gridino senza aver studiato a fondo le carte. Le novità più interessanti vengono da Milano.

Sarebbero?
E’ la storia del consigliere comunale del Pdl Milko Pennisi, arrestato in flagranza di reato giovedì scorso mentre intascava da un imprenditore una mazzetta da cinquemila euro, seconda tranche di una tangente da diecimila. Ieri il gip Simone Luerti ha convalidato il fermo e disposto l’arresto in carcere del personaggio perché può evidentemente inquinare le prove. Pennisi ammette la tangente, ma sostiene di non essere un concussore, cioè non avrebbe chiesto lui all’imprenditore di dargli dei soldi, ma l’imprenditore spontaneamente si sarebbe risolto a ungere la ruota. Però altri industriali sarebbero andati a denunciare Pennisi, che nel frattempo è stato sospeso anche dal consiglio comunale. In questa faccenda, piuttosto classica, è illuminante, ai fini della filosofia a cui le accennavo sopra, quello che l’altro giorno ha detto al Corriere della Sera Paolo Galassi, presidente della Confapi, cioè l’associazione delle piccole imprese.

Che cosa ha detto?
Discutendo del caso Pennisi, ha detto che la corruzione è un sistema, che «oggi è peggio che nella Prima repubblica», che «gli investitori stranieri stanno scappando anche per questo», che «la stessa burocrazia messa in piedi dalle pubbliche amministrazioni spesso è una forma di tangente legalizzata imposta alle imprese per gratificare le solite lobby portatrici di voti». E poi: «Se c’è un’opera da costruire e come amministrazione pubblica mi invento una serie di consulenze obbligatorie e una pletora di commissioni e controcommissioni per valutare i progetti e fare collaudi, non ho fatto altro che creare strutture inutili per far lavorare gli amici degli amici. Intanto l’imprenditore paga. Perché più i tempi si allungano, più tu ci perdi. L’aspetto drammatico è che nessun magistrato potrebbe mai contestare nulla». Capito? A quanto pare non abbiamo che da scegliere tra il sistema Bertolaso che realizza rapidamente le cose con le ditte che preferisce e (forse) con una capacità corruttiva capriccios e il sistema alla Pennisi, dove la corruzione è democraticamente distribuita, alimenta lobby e correnti politiche, e può perfino essere ineccepibile dal punto di vista formale. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/2/2010]