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 2010  maggio 14 Venerdì calendario

Naturalmente sono tutti innocenti e, anzi, va detto che prove di colpevolezza non ne esistono…• Ma di che sta parlando?Dei 400 e passa signori che compaiono in una lista trovata dalla Guardia di Finanza nel computer di Diego Anemone e subito sequestrata (fatto che risale al 2008)

Naturalmente sono tutti innocenti e, anzi, va detto che prove di colpevolezza non ne esistono…

Ma di che sta parlando?
Dei 400 e passa signori che compaiono in una lista trovata dalla Guardia di Finanza nel computer di Diego Anemone e subito sequestrata (fatto che risale al 2008). Questa lista è rispuntata fuori oggi, non si sa come né perché, dal momento che persino i due pubblici ministeri di Perugia, Alessia Tavernesi e Sergio Sottani, ne ignoravano l’esistenza e hanno aperto un’inchiesta per capire come esca fuori a questo punto…

Sa che forse non sarebbe male riassumere i fatti?
Subito. Ricorderà che pubblici ministeri fiorentini (si chiamano Giuseppina Mione e Giulio Monferini) avevano messo dentro quattro persone, tra cui Diego Anemone, costruttore di 38 anni (tornato libero pochi giorni fa per decorrenza dei termini) e Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. I due magistrati, che hanno anche accusato Bertolaso di corruzione, ipotizzavano, basandosi su molte telefonate intercettate ma senza troppi riscontri documentali, che Anemone fosse un amicone di Bertolaso e Balducci e avesse ottenuto un gran numero di appalti dalla Protezione civile, dando in cambio (sono sempre i ragionamenti dei giudici accusatori) tanti favori, comprese un paio di notti di fuoco con ragazze allegre. L’inchiesta non era di competenza di Firenze, e avrebbe dovuto essere trasferita a Roma. Ma siccome tra gli indagati c’è anche un giudice di Roma, il fascicolo è finito a Perugia. I due pm di Perugia (per i nomi vedi sopra) hanno lavorato su documenti e testimoni e in questo modo hanno messo in una situazione molto difficile il ministro Scajola, quello della casa-vista-Colosseo che s’è dovuto dimettere (ieri una trentina di giovani sono andati a manifestargli sotto le finestre organizzando una finta vendita all’asta e inalberando due striscioni con su scritto «Fai la valigia»). Ieri però è uscita questa lista, partorita dal computer di Anemone, composta da gente che ha avuto a che fare con questo costruttore.

Che nomi sono?
Grossi. Oltre a Scajola, ci sono, tra gli altri, Mancino, oggi vicepresidente del Csm, Bertolaso, monsignor Francesco Camaldo, Luigi Mazzella e Gaetano Silvestri (giudici della Corte costituzionale), Gaetano Blandini (direttore generale per il cinema dei Beni culturali), il direttore generale della Rai Mauro Masi, il vicedirettore generale della Rai Giancarlo Leone, la giornalista Cesara Buonamici, il genero di Ettore Incalza, un collaboratore del ministro Matteoli, che si è subito dimesso. Il caso di Incalza sarebbe simile a quello di Scajola, avrebbe ricevuto per la casa della figlia 520 mila euro in assegni da 12.499 euro. Incalza ha smentito. Ma, del resto, hanno smentito tutti, dicendo che sono lavori pagati con tanto di fatture e ai prezzi di mercato. Bisogna credergli e la invito a non fare pensieri maliziosi.

Io credo a lei e a loro, però il caso è strano. Tutti da Anemone! E come mai?
Ci sono altri misteri. Nella lista è scritto per due volte «Claps Potenza», cioè il caso della ragazza trovata violentata e morta nella chiesa di quella città. Anemone ha fatto qualche lavoro laggiù? Un’altra stranezza è: «appartamento via Arno del papa». Papa era il cognome delle due sorelle che hanno venduto l’appartamento-vista-Colosseo a Scajola. ”Papa” può essere ”il Papa”? Via, non scherziamo. Nel 2004 era ancora vivo Wojtyla.

Conseguenza politiche?
Ecco, qui c’è un altro mistero. I due giornali amici di Berlusconi, cioè Libero e Il Giornale, fanno titoli enormi sull’affare delle case. Noi siamo grandi estimatori di Belpietro e Feltri, però… Certo, l’argomento è popolare e i due quotidiani si contendono fino all’ultima copia. Libero ha addirittura pubblicato un’inchiesta di Franco Bechis in cui si documenta che «la squadra di governo, compresi viceministri e sottosegretari, è proprietaria di 348 fabbricati». I 384 sono al di fuori del perimetro Anemone, dunque in Libero c’è un minimo di accanimento. E il perché è l’ultimo mistero di questa faccenda. Ieri Berlusconi non si è presentato in Consiglio dei ministri. Cicchitto ha detto che quella dei 400 ”anemonizzati” è «una lista di proscrizione», cioè di gente condannata a morte (morte politica, s’intende). I rapporti con Fini hanno ripreso ad andar male. Non sarà che il Cavaliere sta nuovamente spingendo per buttare tutto all’aria e redistribuire le carte? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 14/5/2010]