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 2011  giugno 06 Lunedì calendario

Il Papa ha chiuso la visita in Croazia tornando sulla faccenda delle coppie di fatto. Durante la messa a Zagabria ha invitato a «non cedere a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio»

Il Papa ha chiuso la visita in Croazia tornando sulla faccenda delle coppie di fatto. Durante la messa a Zagabria ha invitato a «non cedere a quella mentalità secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria o addirittura sostitutiva del matrimonio». E a non ridurre l’amore a «emozione sentimentale», a «pulsioni». La famiglia sarebbe sottoposta a «una crescente disgregazione», il matrimonio è un «valore unico e insostituibile». Ascoltavano Benedetto XVI 400 mila persone. Il Papa ha anche esortato a fare figli. «Non bisogna avere timore di impegnarsi per un’altra persona. Care famiglie, gioite per la paternità e la maternità. L’apertura alla vita è segno di apertura al futuro, di fiducia nel futuro». Secondo Benedetto XVI ci vogliono «provvedimenti legislativi che sostengano le famiglie nel compito di generare ed educare i figli». Infine: «Cari genitori impegnatevi sempre ad insegnare ai vostri figli a pregare e pregate con essi; avvicinateli ai Sacramenti, specie all’Eucarestia; introduceteli nella vita della Chiesa; nell’intimità domestica non abbiate paura di leggere la Sacra Scrittura».

 Al tempo di Prodi la coppia Bindi-Pollastrini stilò una legge sui cosiddetti Dico (“DIritti e doveri delle persone stabilmente COnviventi). Col governo di centro-destra non se n’è fatto più niente?
Sì, Brunetta e Rotondi tentarono nel 2008 un DidoRe (Diritti e Doveri di Reciprocità dei conviventi). Finito in nulla. La Chiesa è contraria a queste regolamentazioni di matrimoni minori. E in Italia la posizione della Chiesa conta. La Bindi, cattolica, fece delle vere acrobazie per preparare un testo che andasse bene a tutti. La legge era infatti, tecnicamente parlando, pessima.

All’estero invece…

In Francia dal 1999 ci sono i “Pacs”. Si tratta di un contratto che si applica anche alle coppie dello stesso sesso o alle coppie di amici. Prevede la dichiarazione dei redditi in comune, uno sconto sulla successione, subentro nell’affitto del domicilio comune, congedi per lutti o incidenti e previdenza sociale estesa. In Spagna, in attesa di regole nazionali, si applicano quelle delle Comunità autonome (Regioni) che prevedono alcuni diritti (adozioni, affitti, fecondazione assistita) ma non l’equiparazione ai matrimoni. Con la caduta di Zapatero e il ritorno dei cattolici al potere gli spagnoli saranno presto nella nostra stessa situazione. In Germania la convivenza non è equiparata al matrimonio, ma attraverso autorizzazioni scritte le coppie possono regolare alcune questioni. Eredità e alimenti (in caso di separazione) sono previsti per i figli, ma non per la madre. Nessun vantaggio fiscale. Nel Regno Unito, con una legge in vigore dal 2005, i conviventi hanno gli stessi diritti degli sposati in materia di proprietà, eredità, patria potestà dei figli. Stesse responsabilità per il mantenimento del partner e dei figli di quest’ultimo, previste esenzioni fiscali. In Italia, anche se manca una legge, hanno tentato qualcosa i singoli comuni. Alcuni, come Firenze, Ancona e Foggia, si sono dotati di registri delle unioni civili, dove possono iscriversi le coppie legate affettivamente che vivono insieme. Altri, come Torino, Bologna, Padova e Bari, rilasciano certificati di “famiglia anagrafica basata su vincoli affettivi e di convivenza”: a chi ne fa richiesta gli impiegati dell’anagrafe rilasciano una dichiarazione che riconosce l’esistenza di un’unione civile. Il documento è valido per accedere ai servizi e ai benefici previsti dall’amministrazione comunale. Al di là dei vantaggi in materia di alloggi, comunque, questi certificati comunali non garantiscono altro.

È vero che ci si sposa sempre meno?
In due anni, in Italia, ci sono stati 30 mila matrimoni in meno. Negli ultimi vent’anni, i matrimoni sono calati mediamente di un 1,2% l’anno. L’Istat certifica che solo il 5 per cento delle coppie conviventi non è sposata. Ma è un dato impreciso. La stessa Istat conferma che i matrimoni erano 400 mila l’anno negli anni Settanta e sono 250 mila l’anno oggi. In Gran Bretagna, Germania, Francia, Danimarca, Finlandia, le coppie che scelgono la convivenza hanno superato quelle che si sposano. In base ai trend, sarà così ben presto anche da noi.

Perché?
Ci sono tanti tipi di convivenza. Ci sono persino coniugi che si separano per ragioni fiscali. Sul piano del costume il calo dei matrimoni coincide con l’emancipazione della donna. Sposarsi non è più un punto d’arrivo, non sposarsi non è più una vergogna, il concetto di “zitella” è totalmente tramontato anche nelle teste dei maschi più retrivi. In certi casi la convivenza vuol dire addirittura che si dà molta importanza al matrimonio. Il matrimonio è un passo talmente serio da esigere almeno un paio d’anni di prova.

Il Papa ha dunque torto a preoccuparsi?
Il matrimonio è un sacramento. Come potrebbe un papa dire cose diverse da quelle che dice Benedetto

[Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sporto 6 giugno 2011]