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 2010  giugno 05 Sabato calendario

Ci sono notizie in contraddizione tra loro. Il Pil italiano, nel primo trimestre di quest’anno, è cresciuto più di quello della zona euro e di paesi come la Francia o la Germania

Ci sono notizie in contraddizione tra loro. Il Pil italiano, nel primo trimestre di quest’anno, è cresciuto più di quello della zona euro e di paesi come la Francia o la Germania. Nello stesso tempo, sono sotto attacco i nostri Buoni del tesoro, cioè le grandi banche li vendono e il differenziale con i bund tedeschi è a questo punto intorno ai massimi. Infine, in una giornata (ieri) in cui le Borse sono andate giù, Milano è andata più giù di tutti, -3,79%.

Quindi la prima domanda è ovvia: com’è possibile che mentre l’economia va meglio, la finanza vada peggio?
Vediamo un po’ più da vicino. I dati vengono da Eurostat, l’istituto che fa ufficialmente le statistiche sull’Europa. Questi dati dicono che nei paesi in cui circola l’euro, la cosiddetta Eurolandia, il Prodotto Interno Lordo (Pil) è cresciuto nel trimestre gennaio-marzo di un piccolo 0,2 per cento, una percentuale identica a quella dell’ultimo trimestre del 2009. Stessa cosa per l’Eurozona, cioè l’insieme dei 27 paesi che formano l’Unione (lei ricorderà che l’euro circola solo in 16 di questi 27 paesi). Per l’Eurozona è un balzo in avanti notevole: nell’ultimo trimestre del 2009 aveva perso il 2,3% sull’anno precedente, nel trimestre precedente il 5,1, in quello ancora prima il 4,3.

A che cosa si deve questa piccola ripresa?
Sostanzialmente all’euro debole che ha alimentato le esportazioni (i consumi delle famiglie, cioè la domanda interna, sono scesi dello 0,1, gli investimenti dell’1,1). Beh, ma la cosa su cui volevo attirare la sua attenzione è che la Francia è cresciuta dello 0,1%, la Germania dello 0,2, il Regno Unito dello 0,3 e noi dello 0,5! Questo sembra incredibile: abbiamo fatto meglio degli altri. E le spiegazioni non sono così semplici: perché la Germania vive come noi di esportazioni eppure registra un aumento nettamente inferiore al nostro. C’è però anche la possibilità che i dati non siano ancora precisi. Luca Ricolfi ha documentato che tutta l’informazione relativa ai Pil di tutti i paesi si modifica man mano che nuove informazioni affluiscono ai centri statistici, al punto che è capitato molte volte che, magari a un anno di distanza, dei segni meno si siano trasformati in segni più e viceversa. Contenti in ogni caso di questo primo dato, e sia pure ancora grezzo, andiamo a vedere la faccenda dei nostri titoli pubblici.

Cioè perché le banche vendono Bot e Cct.
Tra gli operatori di Borsa s’è sparsa una voce: la Banca Centrale Europea compra i titoli greci, quelli irlandesi e quelli portoghesi, e non compra titoli italiani e spagnoli. Chiariamo subito che sono indiscrezioni, perché la Bce non fa sapere che cosa compra e che cosa no. E però ieri in qualche articolo è comparsa la parola Piigs, con due i, il che significa che qualcuno ci ha rimesso nel recinto dei paesi-porcelli, quelli che sono sull’orlo della bancarotta. chiaro che prima di tutto è colpa del nostro debito.

Ma Tremonti non aveva preparato la manovra per arginare queste speculazioni?
Sì, ma potrebbe darsi che alle banche estere la manovra di Tremonti non sia parsa troppo convincente. Le banche estere sono adesso molto poco propense al rischio e hanno anzi bisogno di far cassa, perché siamo di nuovo in una fase di stretta della liquidità, è infatti riemersa nuovamente quella certa diffidenza fra istituti che fece arrivare l’euribor alle stelle all’inizio della crisi. In definitiva la manovra di Tremonti punta molto sul recupero dell’evasione, che magari gli operatori internazionali giudicano una chimera. Ci si è messo anche il Wall Street Journal, che l’altro giorno ha pubblicato un articolo in cui si annunciava: «L’Italia sembra il prossimo bersaglio della zona euro». Le grandi banche mondiali forse non accreditano al governo Berlusconi, in carica da due anni, la capacità di imporre al paese i sacrifici che ha saputo finora mettere in campo il governo greco. Che era un governo nuovo, capace cioè di voltar pagina rispetto alla situazione precedente. Così come sembra stia per fare l’Ungheria.

Che c’entra l’Ungheria?
Il crollo di Borsa di ieri, che ha riguardato tutte le piazze europee e nel momento in cui scriviamo riguarda anche Wall Street, è stato provocato da due voci di mercato. La prima dice che Société Géneral, la grande banca francese, sarebbe nei guai per un eccesso di derivati. La seconda è la situazione ungherese: il nuovo governo ungherese, vincitore delle ultime elezioni, ha annunciato che il deficit del paese sarà superiore al 7% e non intorno al 3,8 come sostenuto dal precedente esecutivo. Ci metta i dati deludenti sull’occupazione americana e avrà la ricetta che ieri ha bollito fino allo sfinimento le piazze d’affari di tutto il mondo. Resta, per quello che ci riguarda, il problema iniziale: perché ci tengono lontani dai loro portafogli anche se produciamo più degli altri? [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/6/2010]