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 2010  dicembre 22 Mercoledì calendario

Parecchi casi curiosi ieri pomeriggio al Senato, nel corso del dibattito sulla legge di riforma dell’università

Parecchi casi curiosi ieri pomeriggio al Senato, nel corso del dibattito sulla legge di riforma dell’università. A un certo punto Pancho Pardi, dell’Italia dei Valori, ha chiesto che si sospendessero le votazioni su certi emendamenti, la vicepresidente di turno Rosi Mauro (leghista) ha deciso invece di andare avanti per alzata di mano, in aula è scoppiata una bagarre con gran frastuono, la Mauro – gridando i numeri di ogni emendamento – ha preso a ripetere in sequenza le parole fatidiche: «Chi è favorevole, chi è contrario, chi si astiene», e subito dopo l’altra formula di rito «è approvato». Noi abbiamo sentito con le nostre orecchie questo «è approvato» ripetuto tre volte (emendamenti 6.21, 6.303, 6.23). Nel corso della serata s’è saputo poi che gli emendamenti passati sarebbero stati quattro o addirittura sette. Schifani più tardi ha detto che il voto si sarebbe ripetuto con calma, in modo che i senatori fossero messi in grado di sapere che cosa stavano votando…

Che cosa ce ne importa?
Il ddl, per diventar legge, deve passare al Senato in un testo assolutamente identico a quello varato dalla Camera. Se si cambia anche una virgola, bisogna ritornare a Montecitorio. Se accadesse questo – a parte i rischi politici, dato che alla Camera il governo ha sull’opposizione un vantaggio teorico di appena tre voti -, vi sarebbe anche qualche conseguenza pratica (lo ha ricordato la stessa Gelmini): come minimo, niente concorsi per gli associati né scatti di merito (120 milioni di euro). La questione è: quegli emendamenti di ieri pomeriggio sono effettivamente passati oppure no? La presidente di turno li ha dichiarati approvati (questo è fuor di dubbio), ma nessun controllo è possibile sui numeri perché i senatori hanno votato per alzata di mano. Ed è anche vero che la votazione s’è svolta nel caos, dunque è possibile che i senatori abbiano alzato o non alzato la mano senza sapere quello che stavano facendo (non sarebbe la prima volta). L’articolo 118, primo comma, del regolamento di Palazzo Madama permette la ripetizione di un voto, per esempio quando sia stato dato in una situazione confusa. E Schifani ha dichiarato all’assemblea che i capigruppo erano tutti d’accordo sulla ripetizione. Altri casi curiosi: Bondi è stato sorpreso a fare il pianista, cioè a votare al posto di Sacconi assente in quel momento (c’è la foto). S’è scoperto solo ieri che fra tre articoli della legge c’è una contraddizione irrisolvibile (si innova la precedente riforma Moratti, mentre da un’altra parte la si abroga). Insomma, poco professionismo. Pur di non rendere coerente il testo, rimandandolo però a Montecitorio, si procederà con un comma nel decreto cosiddetto Milleproroghe, una specie di legge/treno-merci contenente le disposizioni più disparate e, adesso, anche questa. Il Milleproroghe, ultimo cascame della vecchia Finanziaria, andrà in porto prima del 31 dicembre. La riforma Gelmini invece dovrebbe diventar legge oggi pomeriggio.

E gli studenti?
Oggi ci saranno un mucchio di manifestazioni, praticamente in ogni città. Tranne che a Firenze, dove avranno luogo cortei debitamente autorizzati, le organizzazioni studentesche si rifiutano in genere di far sapere che cosa intendono fare, dove vogliono sfilare eccetera. Annunciano sorprese, flash mob, incursioni in luoghi inaspettati. Promettono che non ci saranno violenze. Un gruppo vuole consegnare una lettera a Napolitano (a cui altri chiedono di non firmare la legge). Da Sassari hanno spedito un sacco di carbone alla Gelmini. Nel pomeriggio di ieri, un gruppetto di ragazzi dell’Idv distribuiva fiori gialli a Montecitorio. Che intanto è stata transennata subito dopo pranzo e resterà chiusa per tutta la giornata di oggi.

La piazza davvero pericolosa – pensando al 14 dicembre – dovrebbe essere Roma.
Sì, relativamente a Roma un’altra organizzazione ha scritto al prefetto, al sindaco e al questore annunciando manifestazioni «lontane dai palazzi del potere» che lasceranno «nella solitudine della loro miseria». I cortei dovrebbero essere due: uno, formato da universitari, in partenza da piazzale Aldo Moro, davanti alla Sapienza; l’altro, degli studenti medi, a Porta San Paolo. Siamo lontani da Montecitorio e Palazzo Madama.

La polizia?
A Roma saranno in strada almeno duemila poliziotti. Piccole unità mobili si sposteranno in base al percorso o alle iniziative dei ragazzi. Da tutte le parti si grida che si terrà a bada la violenza. Sono annunciate manifestazioni anche dei giovani pidiellimi, dei giovani dipietristi, eccetera.

Esiste una minima possibilità che la legge non passi o venga cambiata?
Che non passi è praticamente impossibile. Sui cambiamenti e il ritorno alla Camera, dopo quello che è successo ieri, non ci giuro. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 22/12/2010]