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 2010  dicembre 27 Lunedì calendario

È passato un mese dalla scomparsa di Yara Gambirasio. Il vescovo monsignor Francesco Beschi, dicendo messa ieri mattina nella chiesa parrocchiale di Brembate Sopra, ha pronunciato queste parole: «Dobbiamo trovare Yara per ritrovare il Signore

È passato un mese dalla scomparsa di Yara Gambirasio. Il vescovo monsignor Francesco Beschi, dicendo messa ieri mattina nella chiesa parrocchiale di Brembate Sopra, ha pronunciato queste parole: «Dobbiamo trovare Yara per ritrovare il Signore. Dobbiamo trovare il Signore perché trovando il Signore troveremo Yara in qualunque luogo e in qualunque condizione si trovi». Il giorno prima, Natale, s’era incaricato dell’omelia il parroco don Manuel Belli: «In q uesti momenti non è facile trovare un senso a quello che sta accadendo».

C’è gente che perde la fede per tragedie come quella di Yara. Dove può essere il “senso” di un fatto simile? Se un senso c’è, è comunque orrendo.
La Chiesa cerca la mano di Dio ovunque. È il grande problema del male, che non ci azzardiamo a discutere qui. La Chiesa ha bisogno di senso: respinge il dominio del caso, proclama il mistero di ciò che accade, ponendolo al di là della comprensione umana. Credo quia absurdum (Tertulliano).

A che punto è la cosa? Che cosa si sa con certezza?
Si sa che venerdì 26 novembre Yara, piccola campionessa di ginnastica ritmica, è uscita di casa alle 17,15. A piedi. È andata a consegnare uno stereo portatile alle amiche che si trovavano nel centro sportivo di Brembate Sopra. Settecento metri di distanza dalla sua casa di via Rampinelli, non più di dieci minuti di cammino. È rimasta nella palestra a guardare le compagne che si allenavano fino alle 18.44, ora in cui è uscita ed è stata vista per l’ultima volta. La mamma, non vedendola arrivare, le ha telefonato dopo le 19. Il cellulare era già spento. È andata a cercarla in palestra e non c’era. Allora ha chiesto aiuto ai carabinieri. È stata subito scartata l’idea che potesse essersi allontanata di sua volontà. Non c’erano problemi di nessun tipo, a scuola andava bene (istituto Maria Regina delle Orsoline di Somasca), niente internet, niente diari, niente confidenze, niente di niente. Si è ipotizzato il sequestro di persona, ma i Gambirasio sono una famiglia normale, certo non in grado di pagare un riscatto. Si sono analizzati i tabulati telefonici. Risulta che la bambina ha ricevuto un sms alle 18.25 (era un’amica), ha risposto alle 18.44 (dalla palestra), ha ricevuto ancora un sms dalla stessa amica alle 18.49. L’ultimo segnale del telefonino è delle 18.55. Lo ha captato una stazione per la telefonia mobile di Brembate Sopra. Se ne deduce che la “cosa” deve essere successa lungo i 700 metri del tragitto palestra-casa.

E i cani?
I cani suggeriscono una via diversa. Insistono a tirare i guinzagli verso l’area ex Sobea di Mapello, a due chilometri dal centro sportivo di Brembate. Qui stanno costruendo un supermercato. Gli inquirenti hanno messo sotto sequestro il magazzino (che è ancora sigillato), parecchio materiale è stato analizzato dal Ris di Parma. Niente. Almeno per ora.

Ma di mezzo c’è un maniaco?
L’ultima tesi della Procura è che si tratti di sequestro e che Yara sia viva. Un’ipotesi è che si sia trattato di uno scambio di persona: vicino a casa dei Gambirasio vive una famiglia ricca ed è possibile che i banditi (se si tratta di banditi) abbiano creduto di rapire una bambina di quella famiglia. Contro questa idea sta il fatto che in genere, quando succede questo, i malviventi lasciano subito libero l’ostaggio. Naturalmente, Yara potrebbe aver visto in faccia i suoi sequestratori con tutto quello che ne consegue. Magistratura, carabinieri, polizia, Protezione civile insistono però nel dire che la ragazzina è viva e che prima o poi sarà trovata.

Perché allora continuano le ricerche?
Già, sarebbe una contraddizione. Però le ricerche possono riguardare il corpo, ma anche una prigione. Sono andati avanti anche ieri e l’altro ieri, nonostante il Natale, e la neve, e la pioggia. Hanno trovato il corpo di un annegato nel Brembo, all’altezza di Ponte San Pietro. Niente a che vedere col nostro caso. Si batte specialmente la zona intorno a Zogno. La Vigilia è stato convocato il padre di Yara, Fulvio. S’è discussa questa ipotesi del rapimento, con l’ostaggio forse portato lontano dalla Val Brembana. Non sappiamo che cosa abbia detto questo povero padre. Ai cronisti ha riferito, mentre saliva in macchina e adoperando il minor numero di parole possibile, che la speranza c’è ancora. I genitori hanno chiesto e ottenuto che si svolgesse una manifestazione ginnica, il giorno 23, nel centro sportivo del paese, quello tanto caro alla loro figlia. C’è stata una fiaccolata di 600 persone, in pratica tutti gli abitanti delle vie Rampinelli, Morlotti, Ravasio Sorte e Tresolzio. Niente scritte, niente cartelli. Solo un grande telo bianco su cui sono state proiettate le parole di Heal of the World (Michael Jacson): «Salva il mondo, rendilo un posto migliore, per te e per me e per l’intera razza umana». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 27/12/2010]