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 2010  dicembre 28 Martedì calendario

Siamo alle prese con un nuovo incubo, quello dei pacchi-bomba che vengono mandati alle ambasciate e, quando li si va ad aprire, scoppiano

Siamo alle prese con un nuovo incubo, quello dei pacchi-bomba che vengono mandati alle ambasciate e, quando li si va ad aprire, scoppiano.

Finora però non è successo niente.
Lo dice lei. Il povero Cesar Mella, impiegato dell’ambasciata cilena, è stato ferito al torace, agli occhi e alle gambe, è andato da solo al Policlinico Umberto I di Roma e qui gli hanno dovuto ampitare mignolo e anulare. L’impiegato dell’ambasciata svizzera ha corso il rischio di perdere una mano. Questi ordigni sono inzeppati di detriti, bulloni o chiodi, e fanno male. Ieri ne è stato disinnescato un altro all’ambasciata Grecia, identico a quelli che erano stati recapitati alle ambasciate svizzera e cilena. Qualcosa nell’innesco non ha funzionato e fortunatamente non è successo niente. La polizia è stata poi bombardata dai falsi allarmi. Sono arrivate telefonate dalle ambasciate del Venezuela, della Danimarca, del Principato di Monaco, della Finlandia, dell’Albania, dell’Egitto, della Slovenia. Gli artificieri, accorsi, hanno poi trovato che i pacchi contenevano un’agenda (Principato di Monaco), tre libri (Slovenia), un calendario (Egitto). L’effetto panico è però uno di quelli a cui mirano gli attentatori. Così come la risposta mediatica, piuttosto forte in Italia. Il terrorismo è in qualche modo teatro, senza mezzi di comunicazione di massa e senza un pubblico che si spaventa o impressiona non avrebbe quasi ragione di esistere.

Che cosa ci ha fatto capire l’unico pacco-bomba vero arrivato ieri, cioè quello greco?
È dello stesso tipo dei due mandati alle ambasciate svizzera e cilena il 23 dicembre. Una busta gialla, un innesco a strappo. Fino al momento in cui scriviamo, questo terzo pacco-bomba non è stato rivendicato, ma non c’è nessuna ragione per non attribuirlo alla sigla che s’è intestata i primi due attentati. Il Fai, Federazione anarchica informale.

Che roba è?
Non ha niente a che vedere con la Federazione Anarchica Italiana (stessa sigla, Fai), che ha anzi preso le distanze da questi pacchi-bomba: «Noi facciamo della chiarezza e della collegialità dei mandati il nostro atto di garanzia di un metodo libertario ed egualitario» eccetera. La Federazione Anarchica Informale, secondo gli esperti, è una sigla contenitore senza veri padroni, «un brand usato in franchising» a cui fanno capo altre organizzazioni misteriose, micronuclei di una decina di persone al massimo, roba che sembra uscita da una storia a fumetti, la “Cooperativa Italiana Fuoco e Affini Occasionalmente Spettacolare”, la “Brigata 20 luglio”, le “Cellule Contro il Capitale, il Carcere, i suoi Carcerieri e le sue Celle”, la “Solidarietà Internazionale”. Costoro sembrano avere una predilezione per il periodo delle feste: pochi giorni prima del Natale 2003 mandarono pacchi-bomba al presidente della Banca Centrale Europea, al presidente del Partito Popolare Europeo e anche a Prodi, che in quel momento presiedeva la Ue. L’impresa venne battezzata “Operazione Santa Claus”. Altri pacchi-bomba: nel 2004 ne furono recapitati due al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, disinnescati in tempo. Nel 2005 fecero esplodere tre ordigni a Milano (nessuna vittima), e nel 2006 mandarono una busta esplosiva al sindaco di Torino, Chiamparino, anche questo individuato a tempo. Le sigle mezzo-buffonesche non devono ingannare, visto che qualcuno a questi scherzi ci rimette le dita. A gennaio D’Alema vuole dedicare a questa storia una seduta del Copasir, l’organo parlamentare che controlla i nostri servizi di sicurezza.

Perché i cileni? Perché gli svizzeri? Perché i greci?
In Svizzera sono detenuti dal 15 aprile due anarchici italiani – Costantino Ragusa e Silvia Guerini – e un anarchico svizzero, Luca Bernasconi. Messi dentro perché stavano preparando – secondo l’accusa – un attentato all’Ibm. A Santiago del Cile, nel maggio del 2009, saltò in aria l’anarchico Mauricio Morales che si preparava ad attaccare una caserma della gendarmeria con un estintore imbottito di polvere nera. Gli Anarchici Informali reagirono attaccando la Bocconi e il Cie (Centro di Identificazione ed espulsione) di Gradisca sull’Isonzo. Quanto ai greci, a novembre gli anarchici di quel paese hanno mandato pacchi-bomba a molte ambasciate. Il loro coinvolgimento sembra chiaro anche dalla rivendicazione del 23 dicembre.

Che cosa dice questa rivendicazione?
Gli inquirenti ne hanno resi noti solo alcuni brani. «Abbiamo deciso di far sentire di nuovo la nostra voce con le parole e con i fatti. Distruggiamo il sistema di dominio. Viva la FAI, viva l’Anarchia. Federazione Anarchica Informale cellula rivoluzionaria Lambros Fountas». Lambros Fountas è un anarchico greco rimasto ucciso negli scontri ad Atene dello scorso 11 marzo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/12/2010]