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 2010  dicembre 30 Giovedì calendario

La Fiat ha firmato l’accordo per Pomigliano con i sindacati metalmeccani della Cisl e della Uil, con quelli dell’Ugl (destra) e con gli autonomi del Fismic

La Fiat ha firmato l’accordo per Pomigliano con i sindacati metalmeccani della Cisl e della Uil, con quelli dell’Ugl (destra) e con gli autonomi del Fismic. Manca la firma della Fiom, il sindacato metalmeccanici della Cgil, che non aveva sottoscritto l’accordo di giugno, ha respinto anche quello su Mirafiori del 23 dicembre ed è insomma al muro contro muro contro il Lingotto. La Fiom ha annunciato uno sciopero di 8 ore per il 28 gennaio (un venerdì) e il suo segretario Maurizio Landini ha denunciato l’intesa di ieri come «un attacco contro la democrazia e i diritti senza precedenti» e «un pugno in faccia a Confindustria e Federmeccanica (il sindacato padronale dei metalmeccanici)». Durissimo il presidente del Comitato centrale della Fiom, Giorgio Cremaschi: «La Uil è un sindacato totalmente in mano all’azienda. Angeletti e Bonanni sono la vergogna del sindacalismo italiano. Non è mai successo dal ’45 ad oggi che un sindacato italiano firmasse l’esclusione di un altro sindacato. È una macchia indelebile nella storia della Cisl e della Uil. Per noi non contano più niente. Sono fuori dalla cultura democratica sindacale dell’Italia costituzionale». Cremaschi annuncia manifestazioni che «scuoteranno il Paese». Cisl e Uil hanno risposto per le rime. Giorgio Santini, segretario centrale aggiunto della Cisl: «Cremaschi ha pronunciato parole di inaccettabile istigazione». Paolo Pirani, segretario confederale della Uil: «Il gruppo dirigente della Fiom si configura come un movimento politico di antagonismo sociale con precise interlocuzioni nazionali verso le fasce più estreme dei centri sociali e con precisi collegamenti internazionali verso i movimenti del radicalismo ecologista e della cosiddetta resistenza palestinese».

Ma perché gli accordi di Pomigliano e di Mirafiori la escluderebbero dalla rappresentanza in fabbrica?
I 4.600 lavoratori di Pomigliano saranno assunti in varie fasi nel corso del 2011 non dalla Fiat, ma da una nuova società – detta per ora Newco – che non sarà iscritta a Confindustria. L’accordo siglato il 23 per Mirafiori (un miliardo di investimento) e quello sottoscritto ieri per Pomigliano (700 milioni) sono dunque i primi di una serie che è appena cominciata. Lo Statuto dei lavoratori dice che hanno diritto alla rappresentanza in fabbrica i sindacati che abbiano siglato almeno un’intesa nazionale. Poiché Marchionne ha ricominciato la conta, il Lingotto considera la Fiom fuori. È chiaro che questa lettura dello statuto è contestata dalla Fiom e anche dai Cobas aziendali. Ricorreranno in tribunale e vedremo quello che decideranno i giudici del lavoro.

Che ripercussioni possono esserci sul resto del sistema?
Enormi, come può ben capire. Se la Fiom non riuscirà a rintuzzare questo attacco mortale, il sistema delle relazioni industriali italiane ne uscirà sconvolto. Cuore dell’attacco è il contratto nazionale di lavoro e il metodo della concertazione, adottato da Ciampi nel 1993. Al posto del contratto nazionale, Marchionne vuole intese locali o aziendali, legate alla produttività, con mano molto più libera di prima sulla gestione di turni e straordinari, e senza avere tra le scatole i mega-boss del sindacato nazionale. L’amministratore delegato della Fiat è talmente deciso su questa strada – un’americanizzazione del sindacalismo italiano – da aver piantato anche i suoi naturali compagni di strada, cioè gli altri industriali. L’uscita della Newco da Confindustria mette in crisi infatti anche il sindacato padronale, che prega perché questa non sia una rottura definitiva. Per ora la Marcegaglia s’è accontentata di sentirsi dire, più o meno: «È una sospensione. Poi si vedrà». A occhio, mi pare più probabile che esca dalla Confindustria tutta la Fiat, piuttosto che rientri la Newco.

Caratteristiche dell’accordo?
Quelle che sappiamo. Trecento euro lordi in più l’anno, pause ridotte di dieci minuti, 18 turni, primo giorno di malattia non pagato, sanzioni se si proclama uno sciopero al di fuori delle regole stabilite. L’alternativa era che Pomigliano e Mirafiori fossero chiuse e la Fiat andasse a fare Panda e Chrysler tutte all’estero.

Che cosa dicono i politici?
Il Partito democratico è spaccato tra chi sta con Marchionne e chi gli sta contro. Il governo per bocca di Sacconi ha esultato, almeno ieri. In realtà anche per il governo non è un passaggio facile.

Perché?
È sempre più necessaria una legge sulla rappresentanza, come prevede anche la Costituzione. Però neanche la Cisl vuole che il Parlamento si occupi di queste cose, preferendo che la materia sia regolata attraverso accordi con la Confindustria. Forse è un problema superato anche questo. Alla scomparsa della Fiom potrebbe corrispondere anche una scomparsa della Confindustria. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/12/2010]