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 2011  gennaio 02 Domenica calendario

I cristiani sono sotto attacco nel mondo islamico. Ieri, poco dopo mezzanotte, ad Alessandria d’Egitto un’autobomba è esplosa davanti alla chiesa dei Santi (al-Qidissine), nel quartiere di Sidi Bashir, affacciato sul Mediterraneo

I cristiani sono sotto attacco nel mondo islamico. Ieri, poco dopo mezzanotte, ad Alessandria d’Egitto un’autobomba è esplosa davanti alla chiesa dei Santi (al-Qidissine), nel quartiere di Sidi Bashir, affacciato sul Mediterraneo. Bilancio provvisorio: 21 morti e 79 feriti. In Nigeria è esplosa una bomba al mercato di Abuja, la capitale: quattro morti. È un attentato all’apparenza generico – per dir così – ma che può essere inquadrato all’interno della persecuzione a cui il fondamentalismo islamico sottopone le comunità cristiane: a Jos, intorno a Natale, si sono verificati scontri fra comunità cristiane e islamiche. I cadaveri recuperati fino a ieri erano ottanta.

Il fatto più grave, per ora, mi pare quello di Alessandria.
La macchina zeppa di esplosivo è stata parcheggiata davanti alla chiesa poco prima che finisse la messa. La deflagrazione è avvenuta mentre i fedeli uscivano dalla funzione. Sono scoppiate anche le macchine parcheggiate lì vicino, con effetti devastanti. Mentre le ambulanze correvano al soccorso, tremila copti (tutti cristiani) si sono radunati sul posto e hanno preso a picchiare e sparare sui musulmani che incontravano. In tutto l’Egitto – 80 milioni di abitanti – i copti sono quasi otto milioni. Su un loro sito è apparsa la frase, amarissima: «Lo sforzo islamico di ripulire il Medio Oriente dai cristiani è aumentato».

Esiste davvero uno sforzo islamico di ripulire il Medio Oriente dai cristiani?
Purtroppo sì. Ma non si deve dire “islamico” in assoluto. Non tutto l’Islam perseguita i cristiani, ma quella frangia che fa capo ad al Qaeda sul piano globale e a una miriade di organizzazioni fondamentaliste a livello locale. Il presidente egiziano Mubarak, mentre disponeva controlli severissimi su tutte le chiese del paese, ha pronunciato un discorso molto duro in televisione: «L’Egitto con i suoi cristiani e musulmani è preso di mira dal terrorismo cieco. Questi attacchi rientrano in una serie di atti che puntano a seminare discordia fra cristiani e musulmani. La sicurezza nazionale dell’Egitto è la mia prima responsabilità e non permetterò a nessuno di attentarvi. Il sangue dei nostri figli non sarà versato gratuitamente. Taglieremo la mano al terrorismo». Poi, rivolgendosi direttamente ai responsabili della strage: «Non crediate sia lontano il castigo degli egiziani. Schiacceremo la testa del serpente e vinceremo il terrorismo». In Egitto si vota il prossimo settembre. In Nigeria tra quattro mesi. Gli attentati vanno inseriti all’interno di varie lotte: al Qaeda contro l’Occidente, i sunniti contro gli sciiti (gruppo matrice dei terroristi), fazioni politiche, avverse ai governi in carica, in Iraq, Egitto, Nigeria.

Quali sono stati, prima di quello di ieri ad Alessandria, gli episodi più gravi?
È una storia lunga, e dolorosissima. In Iraq dal 2003 a oggi sono stati ammazzati 864 fedeli. Ricorderà il caso del vescovo Luigi Padovese, quasi decapitato al grido di “Allah è grande”, a Iskenderun, in Turchia. Sempre in Turchia era stato trucidato sull’altare, quattro anni fa, don Andrea Santoro. Nel 2009, in Egitto, sette cristiani copti erano stati uccisi a Nag Hammadi, vicino al sito archeologico di Luxor (anche qui si trattava di fedeli che avevano appena assistito alla messa di mezzanotte). In Pakistan, in India non si contano gli assalti alle chiese e gli eccidi di credenti. Lo scorso gennaio una dodicenne cristiana, a Lahore in Pakistan, è stata ammazzata dal suo datore di lavoro, un potente avvocato che crede in Allah. A metà ottobre a Rawalpindi un’altra dodicenne cristiana, Shazia Basir, è stata stuprata e uccisa da un gruppo di giovani islamici e due settimane prima Arshed Masih, un autista trentottenne che rifiutava di convertirsi, è stato a sua volta massacrato. In Iraq, il 31 ottobre, un assalto qaedista a una chiesa di Bagdad ha provocato 58 morti e 67 feriti. Sa che in Iraq si sta pensando di chiudere i cristiani in una zona recintata del nord? A Natale si sono evitate celebrazioni particolari, per non dar esca ai nemici di Gesù. Nelle chiese, spogliate il più possibile di arredi simbolici, sono state piazzate delle telecamere. Questo ha forse impedito che si versasse altro sangue.

E in Africa?
In Africa è in corso un’escalation. L’Egitto ieri, la Nigeria durante le feste. Del resto, al Qaeda ha proclamato che i cristiani sono un bersaglio legittimo.

Qual è l’atteggiamento della Chiesa, su tutto questo?
Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ieri ha detto che il Papa è profondamente addolorato. Sull’atteggiamento della Chiesa non possono esserci dubbi: quando fu ucciso padre Padovese, Benedetto XVI chiamò i musulmani «fratelli» e ammonì che quel delitto non avrebbe dovuto in alcun modo «oscurare il dialogo con l’Islam». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 2/1/2011]