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 2011  gennaio 14 Venerdì calendario

La Corte costituzionale (12 voti contro 3) ha profondamente modificato la legge sul legittimo impedimento, non si capisce ancora se rendendola del tutto inutile – ai fini di Berlusconi – oppure no

La Corte costituzionale (12 voti contro 3) ha profondamente modificato la legge sul legittimo impedimento, non si capisce ancora se rendendola del tutto inutile – ai fini di Berlusconi – oppure no.

Quindi, prima di tutto, non l’ha cassata?
No. È però intervenuta drasticamente sull’articolo 1, fornendo una nuova interpretazione del primo comma, dichiarando parzialmente illegittimo il comma 3 e totalmente illegittimo il comma 4. L’insieme di queste pronunce ha il seguente effetto…

Prima dovrebbe ricordarci, esattamente, che cosa prevedeva questo “legittimo impedimento”.
Sì, ha ragione. Si chiama così la legge 51, in vigore dallo scorso 10 marzo. Stabiliva questo: che quando il presidente del consiglio o un ministro della repubblica è convocato in tribunale, può rifiutarsi di esser presente in quanto troppo impegnato nell’attività di governo. La legge affidava allo stesso presidente del consiglio o al ministro il compito di autocertificare il suo impedimento, senza che il giudice potesse mettervi bocca. In pratica, il solo fatto di svolgere attività di governo era sufficiente per stabilire un impedimento continuativo e indiscutibile. Il tribunale, di fronte a questa opposizione, era obbligato a rinviare l’udienza di sei mesi, e poi di sei mesi in sei mesi fino a un massimo di tre volte (diciotto mesi in tutto). Infatti la legge perderà in ogni caso la sua efficacia il prossimo ottobre.

Che cosa ha stabilito invece la Corte?
In sostanza: che l’attività di governo non è in sé un legittimo impedimento alla presenza nel processo. Sarà il giudice a valutare, caso per caso, se l’impedimento opposto dal capo del governo o da un ministro è accettabile o no. In pratica, se Berlusconi non vuole andare a un processo che lo riguarda sostenendo che ha altro da fare, deve comunicare in che consiste questo “altro da fare” e il giudice deciderà se la scusa è valida o no. Però, se respinge l’impedimento offre alla difesa la possibilità di ricorrere, allungando la durata del processo. Forse pensava questo Berlusconi quando ha detto che la sentenza rappresenta un «compromesso accettabile» (giudizio non ufficiale, ma riferito dal suo entourage). Altra frase attribuita al Cav: «Guardiamo il bicchiere mezzo pieno».

Quale sarebbe la parte piena di questo bicchiere, che a me pare invece piuttosto vuoto?
Intanto il vero pensiero di Berlusconi, il pensiero ufficiale, lo conosceremo solo stamattina: il premier si farà intervistare da Mattino 5. Quanto alle parti vuote e piene di questo bicchiere – per stare alla sua metafora – Berlusconi ha usato la legge 51 per opporsi a tre processi: Mills, Mediaset e Mediatrade. I tre processi sono adesso sospesi, per via appunto del “legittimo impedimento”, e naturalmente ripartiranno al più presto. Ma: il processo Mills, in cui il premier è accusato di corruzione, andrà in prescrizione tra circa un anno, e gli adempimenti da compiere, tra cui qualche udienza all’estero, sono molti, i magistrati dovranno correre per ottenere almeno una sentenza di primo grado, puramente simbolica perché al giudizio definitivo non si arriverà mai; il processo Mediaset/diritti tv, in cui il capo del governo deve rispondere di frode fiscale, è assai ingarbugliato e dovrà ripartire daccapo perché il presidente Edoardo D’Avossa è stato trasferito a La Spezia e col nuovo giudice è obbligatorio ricominciare; un caso simile potrebbe presentarsi nel processo Mediatrade, a causa del trasferimento del giudice per l’indagine preliminare Marina Zelante, sostituita dalla collega Maria Vicedomini. Insomma, il rischio della prescrizione incombe in qualche modo su tutti e tre i procedimenti. Tutto questo senza dare per scontata la sentenza di condanna, naturalmente. Anche il referendum abrogativo, chiesto e ottenuto da Di Pietro, dovrà adesso passare un esame in Cassazione, dato che la legge è a questo punto diversa da quella che Di Pietro voleva abrogare. C’è qui poi, in ogni caso, l’ulteriore elemento del quorum, mai raggiunto negli ultimi anni da nessun referendum.

Reazioni?
La più dura finora è stata quella di Bondi, che ha parlato di «rovesciamento dei cardini della Costituzione e dell’ordine democratico». L’avvocato del premier, Niccolò Ghedini, ha espresso una cauta soddisfazione perché comunque «l’impianto della legge è stato ritenuto valido». Pecorella, ex avvocato di Berlusconi: «Ormai le leggi le scrive la Corte costituzionale». Soddisfazione a sinistra («l’impianto della legge è stato sostanzialmente smontato», dice il Pd). La Lega giudica la corte pregiudizialmente ostile al governo, ma la sentenza «non ne bloccherà l’azione » e «il cammino delle riforme prosegue con i tempi e i modi già stabiliti». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 14/1/2011]