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 2011  gennaio 25 Martedì calendario

Fa discutere una proposta del Pdl, depositata lo scorso 28 ottobre (il caso Ruby era scoppiato da due giorni), in base alla quale i pm che adoperano il sistema delle intercettazioni in casi di cui non hanno competenza dovranno rimborsare fino a 100 mila euro di danni agli imputati assolti

Fa discutere una proposta del Pdl, depositata lo scorso 28 ottobre (il caso Ruby era scoppiato da due giorni), in base alla quale i pm che adoperano il sistema delle intercettazioni in casi di cui non hanno competenza dovranno rimborsare fino a 100 mila euro di danni agli imputati assolti. E fa ancora più discutere il lungo discorso pubblico del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, dedicata alla necessità di ognuno di auto-limitarsi, agli eccessi della magistratura e dei giornali, alle manchevolezze della politica e ai problemi dei giovani.

Un attacco a Berlusconi?
Anche, ma non solo. Sia chiaro, il premier non viene mai nominato. La parte che lo riguarda è questa: «La collettività guarda sgomenta gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale». Stava parlando al Consiglio episcopale permanente. Ha continuato così: «La vita di una democrazia si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative». Per questo – riferendosi implicatemente alle vicende del premier, crediamo di poter dire – occorre «fare chiarezza in modo sollecito e pacato, e nelle sedi appropriate. Come ho già avuto modo di dire, chiunque accetta di assumere un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che esso comporta. Nella realtà odierna prevale troppo spesso una rappresentazione fasulla dell’esistenza, volta a perseguire un successo basato sull’artificiosità, la scalata furba, il guadagno facile, l’ostentazione e il mercimonio di sé. Il disastro antropologico si compie in qualche modo a danno soprattutto di chi è in formazione». Beh, in effetti con la tv di Berlusconi è ormai cresciuta un’intera generazione di italiani.

Perché tutti questi rigiri? Come mai non chiamare il presidente del Consiglio per nome e per cognome?
Ma la Chiesa non fa mai questo: significherebbe scendere nella polemica secolare di noi poveri miscredenti. Dai casi della vita, invece, il Magistero estrae i significati più generali, quelli che potrebbero riguardare tutti, per farne un ammonimento il più possibile ecumenico. «La capacità di ciascuno di auto-limitarsi…». Capisce? In ognuno di noi c’è qualcosa di Berlusconi ed è a questo bersaglio che mira la predicazione del sacerdote. Chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Bene. E sui magistrati?
Sui magistrati e sui giornali: «Sui media si moltiplicano notizie che riferiscono di comportamenti contrari al pubblico decoro e si esibiscono squarci, veri o presunti, di stili non compatibili con la sobrietà e la correttezza, mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l’ingente mole di strumenti di indagine. In tale modo, passando da una situazione abnorme all’altra, è l’equilibro generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l’immagine generale del Paese». Non è stato tenero neanche con i giudici, come vede. Auto-limitarsi anche per loro. Continua così: «Bisogna che il nostro Paese…»

“Nostro”? Non sta parlando la Chiesa?
Sta parlando il capo dei vescovi italiani. È un italiano alla testa di un organismo italiano. Dunque può dire «nostro Paese»: «Bisogna che il nostro Paese superi, in modo rapido e definitivo, la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso la debolezza etica con la fibrillazione politica e istituzionale, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni. Troppi oggi, seppure ciascuno a suo modo, contribuiscono al turbamento generale, a una certa confusione, a un clima di reciproca delegittimazione». Questo è un giudizio di sistema: nessuno dei politici si auto-limita, nessuno è più capace di chinare piamente la testa in nome di un bene superiore. Infatti Bagnasco aggiunge: «È necessario fermarsi tutti e in tempo». Dopo aver esortato a «infrangere l’involucro individualista e a tornare a pensare con la categoria comunitaria del “noi”», e aver ricordato che «la crisi non è finita», che «una parte di reddito va redistribuita, adesso più che mai è il momento di pagare le tasse che la comunità impone», «che obiettivo inderogabile è l’avvio delle riforme annunciate», ha concluso con parole di preoccupazione per i giovani sui cui problemi, sulle cui proteste va fatta «una riflessione non scontata».

Che danno può venire a Berlusconi da un discorso simile?
Solo un po’ di isolamento in più. Dopo la Marcegaglia, Bagnasco e, dietro Bagnasco, la Chiesa. Non è cosa da poco. Prima o poi, in politica, l’isolamento si paga. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 25/1/2011]