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 2011  gennaio 28 Venerdì calendario

La Procura di Roma ha in mano un documento che proverebbe quanto segue: la famosa casa di Montecarlo appartiene effettivamente a Giancarlo Tulliani, il cosiddetto “cognato” di Fini

La Procura di Roma ha in mano un documento che proverebbe quanto segue: la famosa casa di Montecarlo appartiene effettivamente a Giancarlo Tulliani, il cosiddetto “cognato” di Fini. Se questo attestato abbia o no un significato penale è da vedere. Che ne abbia uno politico è molto probabile, dato che Fini, a suo tempo, aveva annunciato che di fronte a una prova di questo genere avrebbe dato le dimissioni da presidente della Camera.

Forse mi sono perso.
Ricorderà che l’estate scorsa, per iniziativa dei quotidiani vicini a Berlusconi, partì una campagna martellante contro il presidente della Camera. Una signora prima militante del Msi e poi di An era morta lasciando in eredità al partito un suo appartamento a Montecarlo. Il partito aveva poi venduto questo appartamento a una società off-shore domiciliata a Santa Lucia che l’aveva a sua volta rivenduto a un’altra società off-shore di Santa Lucia. Un giro tipico per operazioni messe in piedi con lo scopo di schivare le tasse, Santa Lucia è infatti un paradiso fiscale. Il prezzo pagato per l’acquisto sarebbe irrisorio, duecentomila euro contro un valore stimato – in base a interviste a molti soggetti sedicenti esperti (stiamo parlando di dati emersi da inchieste giornalistiche) – di un milione e mezzo di euro. Anche questo è tipico di operazioni di questo genere.

Sì, ora mi ricordo. La casa era però abitata da Giancarlo Tulliani, il fratello.
Il fratello di Elisabetta Tulliani, la ex fidanzata di Gaucci finita poi nelle braccia di Fini, a cui ha dato due figli (i due non si sono sposati). Risultava che Tulliani, a cui nessuno finora è riuscito a mettere il sale sulla coda, aveva preso la casa in affitto. “Il Giornale” e “Libero” insinuarono pesantemente che Tulliani era invece il vero proprietario e che Fini aveva favorito, per interesse privato, un’operazione in danno del partito e dei suoi militanti e, forse, in danno del fisco italiano. Finora i magistrati non hanno avuto nulla da eccepire. Mercoledì prossimo il giudice per le indagini preliminari Luisanna Figliolia prenderà una decisione definitiva sull’incartamento. A cui si aggiunge adesso questo attestato. Il fatto che rende la cosa incandescente è che il pezzo di carta in questione è stato fornito alla Procura dal nostro ministro degli Esteri in persona, Franco Frattini, il quale ieri lo ha reso pubblico andando a riferirne in Senato.

Perché questo sarebbe clamoroso?
Frattini rispondeva a un’interrogazione parlamentare presentata il giorno prima da un suo compagno di partito, il pidiellino Luigi Compagna. L’opposizione ha gridato che ci sono interrogazioni che attendono da anni una risposta dal governo, e delle quali nessuna di occupa. Per questa faccenda il ministro degli Esteri s’è invece affrettato a spiegare, manovra che rende di fatto pubblica l’attestato di Santa Lucia, anche se il ministro non ne ha rivelato il contenuto. I senatori del Pd, quelli dell’Idv, quelli dell’Api sono usciti dall’aula per non ascoltare le parole di Frattini. La Finocchiaro: «Non è possibile piegare la presenza del governo in aula a una necessità politica del tutto insignificante». Bocchino, finiano: «Il mandante di questa azione di dossieraggio è Berlusconi. Vuole cambiare il presidente della Camera? Vada alle elezioni». Un militante del Fli ha denunciato Frattini al tribunale dei ministri, altri esponenti di quel partito lo accusano di «avere infangato la diplomazia». Tutto questo mentre dall’altra parte, dopo il voto della Giunta per le autorizzazioni che rinviava il dossier su Ruby alla Procura di Milano (ne parliamo a parte), Di Pietro parlava di «golpe istituzionale. Solo in un paese antidemocratico il Parlamento si sostituisce ai magistrati».

Mi pare che la lotta politica adoperi ormai i magistrati come un’arma, sia da una parte che dall’altra. O no?
Pare di sì. Berlusconi vuole costringere Fini a lasciare la presidenza della Camera, con l’argomento che ormai è un capo-partito e non può più garantire l’assemblea della sua imparzialità. Una tesi, a dire il vero, che è stata sostenuta anche da commentatori equilibrati e che pregiudizialmente non sono avversi al presidente della Camera.

• Fini ha detto qualcosa, relativamente a questa nuova carta?
Ufficialmente niente. Riferiscono che avrebbe scosso la testa e mormorato: «Ormai sono alla disperazione» (riferito ai berlusconiani). Pacatissimo anche il discorso di Frattini al Senato, che ha assunto, nella comunicazione all’assemblea, un tono addirittura istituzionale. «La Farnesina ha voluto accertare i fatti per fugare i dubbi relativi a coinvolgimenti di apparati dello Stato in azioni di depistaggio… La risposta è arrivata dal primo ministro di Santa Lucia…». Berlusconi sarà pure alla disperazione, ma questa carta, per Fini, rischia di essere assai scomoda. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/1/2011]