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 2011  gennaio 30 Domenica calendario

L’Egitto è in fiamme, al Jazeera parla di cento morti (quelli ammessi sono una quarantina), dimostranti hanno tentato l’assalto al ministero degli Interni ed esercito e polizia gli hanno sparato contro…• Il presidente Mubarak?È ancora al suo posto

L’Egitto è in fiamme, al Jazeera parla di cento morti (quelli ammessi sono una quarantina), dimostranti hanno tentato l’assalto al ministero degli Interni ed esercito e polizia gli hanno sparato contro…

Il presidente Mubarak?
È ancora al suo posto. Al Jazeera dice che la moglie Suzanne e i figli Alaa e Gamal sono fuggiti a Londra, ma la tv di stato egiziana ha smentito. Mubarak ha parlato alla televisione, non ammettendo nessuna rivoluzione del popolo, ma sostenendo che vi sono gruppi responsabili dei disordini e promettendo che saranno schiacciati. Non sembra minimamente intenzionato a lasciare il potere, nonostante sia tanto vecchio e malato. Ha compiuto le seguenti mosse: destituire il governo, dare l’incarico di formarne uno nuovo al responsabile dell’aviazione civile, Ahmed Shafik, nominando per la prima volta nella storia un vicepresidente. Si tratta di Omar Suleiman, capo dei servizi segreti e vecchio di 75 anni. L’Egitto è retto da una gerontocrazia familistica. Il progetto di portare alla presidenza, il prossimo settembre, il figlio Gamal deve ormai considerarsi impraticabile, anche nel caso che Gamal (47 anni) non sia scappato. Mubarak non può resistere senza l’appoggio dei generali e senza quello dei servizi segreti e questo spiega la nomina di Suleiman. Per l’esercito però si aprono prospettive insperate: chi altri potrebbe prendere il potere e riportare l’ordine nel caso il vecchio presidente fosse costretto ad abdicare?

Ci può dire esattamente che cosa è successo ieri?
È stato imposto un coprifuoco al Cairo, ad Alessandria e a Suez: dalle 16 (le 15 italiane) fino alle 8 di stamattina. Mubarak ha fatto annunciare che le violazioni di questo coprifuoco sarebbero state punite molto severamente, cioè in pratica che i contravventori sarebbero stati arrestati e, in quel paese, si sa quando si finisce in carcere ma non è mai certo il momento in cui si uscirà, e se si uscirà. Nonostante questo, al Cairo cinquantamila persone verso le cinque del pomeriggio erano in strada al grido di “Vattene, vattene” e un migliaio di queste hanno tentato l’assalto al ministero degli Interni. Il tentativo di tirar dalla loro parte poliziotti e soldati deve considerarsi per il momento fallito, anche se si sono viste esitazioni da parte delle forze dell’ordine. Le strade sono presidiate dai carri armati e, secondo quanto riferisce al Jazeera, i militari hanno sparato sulla folla, specialmente in una via laterale della piazza Tahrir, dove però potrebbero essere stati usati proiettili di gomma. Altre sparatorie, con colpi tirati ad altezza d’uomo, ad Alessandria e Ismailiya. Si registrano morti anche a Porto Said e a Mansura. L’area di Giza, dove sono le celebri piramidi dei faraoni e la Sfinge, è stata isolata ed è pattugliata da mezzi corazzati e fanteria meccanizzata.

Già, le piramidi. Ci sono pericoli per quel grande patrimonio archeologico?
Naturalmente, nelle situazioni di disordine, non si contano gli episodi di sciacallaggio e banditismo. Nove persone sono state arrestate dopo aver fatto irruzione nel Museo del Cairo: stavano tentando di rubare reperti e avevano già danneggiato due mummie, rotto vetrine, frantumato – gettandoli a terra – vasi antichi e altri oggetti preziosi. Sono in rivolta anche le carceri. Centinaia di detenuti sarebbero riusciti a fuggire dai commissariati del Cairo, un tentativo di evasione in massa si è verificato nella prigione di Abu Zaabal, represso dalla polizia ma al prezzo di otto morti. Le televisioni arabe parlano di scontri a fuoco in due penitenziari, un detenuto del carcere di al-Qatta sostiene che settanta prigionieri sono stati ammazzati dalle guardie per impedire una sommossa. Anche i rappresentanti dei Fratelli Musulmani, il gruppo fondamentalista islamico (ma è schematico chiamarlo semplicemente così), temono che molti loro compagni di partito siano stati soppressi in cella in queste ore. Il cinquanta per cento dei loro dirigenti è in galera. Mubarak s’è sempre vantato della laicità del suo regime.

Non ci sono proprio questi fondamentalisti islamici dietro la rivoluzione?
No, per il momento non c’è una guida ben definita e lo sbocco possibile della rivolta è al momento indecifrabile. In Egitto è tornata ElBaradei, premio Nobel per la pace, che ha una grande influenza sul popolo. Ma non è il capo dei rivoluzionari. Gli americani premono perché siano concesse riforme, il presidente egiziano ha incassato la solidarietà di Gheddafi e del re saudita Abdullah. Ma altri capi religiosi lo hanno abbandonato e dall’Iran si sostiene che questa è una rivoluzione islamista. C’è sempre – e non è debole – una corrente di pensiero secondo cui la soluzione è l’Islam. Il rischio di un esito favorevole ad al Qaeda esiste.

Gli italiani?
La Farnesina dice che sono indenni. Qualcuno è stato derubato. Il ministero degli Esteri consiglia di rinviare, adesso, i viaggi in Egitto. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 30/1/2011]