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 2011  febbraio 04 Venerdì calendario

Il governo ha perso sul federalismo, ma ha vinto sulla questione-Ruby, se cioè ai magistrati di Milano sia permesso di perquisire l’ufficio di Giuseppe Spinelli, l’uomo che tiene in mano le chiavi della cassaforte di Berlusconi

Il governo ha perso sul federalismo, ma ha vinto sulla questione-Ruby, se cioè ai magistrati di Milano sia permesso di perquisire l’ufficio di Giuseppe Spinelli, l’uomo che tiene in mano le chiavi della cassaforte di Berlusconi. Secondo la Camera, questo permesso non può essere dato, perché a giudicare Berlusconi in un caso come questo deve essere, casomai, il tribunale dei ministri. Il presunto reato sarebbe infatti stato commesso da Berlusconi nel pieno esercizio delle sue funzioni.

Sì? E la nipote di Mubarak?
Appunto. La difesa parlamentare del presidente del Consiglio, affidata all’onorevole Antonio Leone, sostiene che Berlusconi non s’era reso conto della trappola tesagli dalla ragazza, era cioè effettivamente convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Quindi in quel momento stava esercitando il suo potere di persuasione nell’interesse del Paese, dato che – con la nipote in questura – il rais avrebbe potuto provocare un incidente diplomatico.

Chi può credere a una storia come questa?
È la tesi dei difensori di Berlusconi, fatta propria dal deputati del Pdl e della Lega. La maggioranza ha vinto 315 a 298. I suffragi a favore dovevano essere 314, ma ha votato con il governo anche Silvano Moffa, a suo tempo finiano. Altro caso da segnalare: Luca Barbareschi, che fu fedelissimo di Fini fino a poche settimane fa, ieri s’è astenuto. Lui ha detto di essersi sbagliato, ma intanto da molti giorni i quotidiani parlano di un avvicinamento tra l’attore e Berlusconi (i due si sono anche incontrati a casa di Berlusconi, all’insaputa di Fini). Sarebbe una storiella, se la maggioranza non fosse tanto debole e ogni singolo voto così importante.

Infatti, quando s’è trattato di approvare il federalismo municipale…
È finita pari: 15 a 15, perché il senatore Baldassarri alla fine ha votato contro. Ora, nel bizantinismo del nostro sistema accade questo: che il governo avrebbe maneggiato meglio una sconfitta che un pareggio. Il voto della commissione è infatti consultivo, e in caso di parere negativo avrebbe potuto procedere lo stesso emanando il decreto e motivando la differenza della sua posizione rispetto al voto contrario. Si sarebbe perso un mese di tempo, ma insomma… Invece in questa situazione non c’è un parere contrario da cui prendere le distanze e dunque si dovranno seguire altre strade, piuttosto tortuose e che sono tema di discussione tra i vari tecnici degli schieramente. Discussione non serena e non obiettiva, chiaramente, perché ognuno tira l’acqua al suo mulino. Quindi il federalismo nella parte che riguarda i comuni è per così dire impantanato. E tutto il terreno sul quale si muovono Berlusconi e i suoi alleati somiglia alle sabbie mobili: qualunque movimento sembra avere l’effetto di spingerli ancora più giù. È una delle ragioni per cui l’attività legislativa e quella esecutiva appaiono di fatto paralizzate.

Soluzioni?
Non le conosce nessuno. Cioè nessuno sa dire come andrà a finire, perché certo un qualche esito questo cammino nel marasma a un certo punto dovrà sortirlo. Il Consiglio dei Ministri ha ieri approvato nuovamente il decreto, ma questo significa poco: il provvedimento dovrà comunque seguire nuovamente il suo iter parlamentarte o, se si insiste con l’aula, bisognerà far passare i tempi tecnici necessari all’approvazione (il solito mese). La confusione è tale che ieri si sono incontrati, per un faccia a faccia, addirittura Bossi e Fini.

Che cosa si sono detti?
Bossi vuole «andare avanti» una frase che significa: il federalismo deve passare a tutti i costi, senza però che si capiscano né il come né il quando. I due avrebbero però addirittura esaminato l’eventualità di un premier alternativo a Berlusconi e sarebbe stato pronunciato il nome di Maroni. Fini, dopo il voto, ha detto: «È una situazione senza precedenti. Chi conosce le regole della Bicamerale sa che in caso di pareggio il provvedimento si intende respinto». Il busillis è in quel «s’intende»: il provvedimento è tecnicamente respinto, anche se la commissione non ha di fatto espresso un parere negativo (vedi sopra). A Bossi, che prima del voto tentava di capire quali margini di manovra ci fossero, il presidente della Camera aveva detto: «Con questo governo e con questa maggioranza il federalismo non si farà. Bisogna che prima Berlusconi faccia un passo indietro». Di fronte all’offerta di Bossi di «un patto per le riforme» Fini aveva ribadito: «Non con questo governo e soprattutto non con questo premier». Una posizione simile – e a questo punto non è paradossale – a quella esplicitata da Bersani: «Se Berlusconi fa un passo indietro si creano condizioni politiche tali da permettere al Pd di discutere di federalismo». In altri termini tutti dicono a Bossi: molla Berlusconi e vedrai che il federalismo te lo diamo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 4/2/2011]