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 2011  febbraio 05 Sabato calendario

Napolitano ha respinto il decreto sul federalismo municipale, approvato in fretta e furia l’altra sera dal Consiglio dei ministri, giudicandolo addirittura “irricevibile”

Napolitano ha respinto il decreto sul federalismo municipale, approvato in fretta e furia l’altra sera dal Consiglio dei ministri, giudicandolo addirittura “irricevibile”.

Si tratta di uno scontro istituzionale tra Quirinale e governo?
No, si tratta di un normale atto, che sta perfettamente nei poteri del Presidente, ancorché politicamente molto forte. L’altro giorno, come ricorderà, la commissione Bicamerale istituita per dar pareri (non vincolanti) sui decreti federalisti, aveva votato 15 a 15 su questo provvedimento relativo al federalismo municipale. Tecnicamente il pareggio vale un “no”. Bossi aveva preteso che si riunisse immnediatamente il Consiglio dei ministri e aveva imposto che il decreto venisse emanato lo stesso, probabilmente per impedire che i giornali titolassero qualcosa come «Bocciato il federalismo» (il Giornale se n’è infatti uscito con un «Il federalismo è legge»). Senonché, quando si convoca il Consiglio dei ministri bisogna darne comunicazione ufficiale al Quirinale, specificando l’ordine del giorno, atti nella fretta del tutto trascurati l’altra sera, tanto è vero che Napolitano ha potuto rimandare al mittente il decreto senza neanche averlo ricevuto (la lettera del Presidente comincia così: «Mi è stato preannunciato l’invio…»). C’è poi la questione della procedura: in caso di bocciatura, il governo può insistere, ma presentandosi alle Camere e spiegandosi. Calderoli: «Può esserci un voto, ma il testo resta quello. Non ho paura di andare a mostrare in Parlamento un prodotto di cui siamo orgogliosi». Se qualcuno a quel punto proporrà emendamenti «chiederò il voto di fiducia». Il fatto è che non si sa bene quale decreto il governo sarà autorizzato a presentare.

In che senso?
Il testo bocciato l’altro giorno dalla Bicamerale non è lo stesso approvato dalla commissione Bilancio, ma un provvedimento emendato dopo gli accordi con l’Anci, l’associazione dei Comuni. Non è certo che il governo possa presentare questo testo, è anzi possibile che sia costretto a portare in Parlamento quello precedente, senza gli emendamenti. Significherebbe la rivolta dei comuni, che al primo testo s’erano dichiarati contrari.

Su questo può cadere il governo?
Direi di no. Oltre tutto Berlusconi è intanto riuscito a raggranellare un numero di parlamentari sufficiente a dare di nuovo al centro-destra la maggioranza assoluta, i 315 voti con cui la Camera ha respinto l’altro giorno le richieste della Procura, più il voto di Berlusconi, che fa 316. Fini ha litigato con Barbareschi, il che significa che forse il governo può contare su 317 voti. E ancora ieri il Cavaliere ha ribadito che ormai i parlamentari pronti a schierarsi con lui saranno presto più di 320. È per questo che Bossi ha smesso di parlare di elezioni anticipate e ieri, anzi, ha diradato subito le nubi che sembravano addensarsi sulla maggioranza telefonando a Napolitano e facendo sapere a tutti che la chiacchierata col presidente era stata «lunga e cordiale». Lo stesso Baldassarri, che in Bicamerale aveva votato contro, ieri ha dichiarato che per il federalismo municipale si tratta ormai solo di un ostacolo temporaneo. In altri termini: il 15 a 15 e il no presidenziale di ieri sono stati derubricati a semplici incidenti di percorso.

Quindi per l’opposizione si tratta di una vittoria relativa.
A dir la verità, l’opposizione è piuttosto nei guai. Dal 14 dicembre – giorno della fiducia ottenuta dal Cav con tre soli voti di vantaggio – Pd, Idv e Terzo Polo non hanno vinto una battaglia che è una. A vuoto la sfiducia a Bondi, a vuoto il tentativo di autorizzare la magistratura a perquisire la sede di Spinelli, senza risultati concreti in definitiva anche questa battaglia sul decreto federalista. Nel voto sulla richiesta della magistratura, mentre il centro-destra s’è presentato compatto, l’opposizione ha accusato delle defezioni. Segno che a sinistra c’è meno tensione che a destra. Alla Camera si segnalano parecchi deputati del Pd che s’aggirano sconsolati mormorando «Tanto i numeri non ce li abbiamo». In effetti, a questo punto, pare proprio che non ce li abbiano e che non li avranno.

E tutta la storia del bunga bunga? Cioè il caso Ruby, eccetera?
Le voci secondo cui ci sarebbero foto del premier nudo in mezzo a ragazze nude sono state smentite. Lo stesso Bruti Liberati, procuratore capo a Milano, ha ammesso che qualche immagine c’è, ma è irrilevante. Il caso s’è sgonfiato, le manie erotiche del premier, a quanto pare, non scandalizzano nessuno e la storia che Berlusconi abbia sedotto consapevolmente una minorenne è tutta da dimostrare. Oggi, ammettendo che la maggioranza ha comunque i suoi guai (specie per l’irritazione della base leghista), bisogna pure riconoscere che i guai dell’opposizione sono forse maggiori. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 5/2/2011]