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 2011  febbraio 14 Lunedì calendario

Riuscirà Berlusconi a resistere anche alle piazze? E alle piazze piene di donne? Ieri si sono svolte in 230 città italiane altrettante manifestazioni, con la parola d’ordine «Se non ora, quando?», tutte centrate sulle storie dei festini, delle escort, del bunga bunga che i magistrati della Procura milanese hanno portato alla luce e che dominano ormai da un pezzo le pagine dei giornali italiani e stranieri

Riuscirà Berlusconi a resistere anche alle piazze? E alle piazze piene di donne? Ieri si sono svolte in 230 città italiane altrettante manifestazioni, con la parola d’ordine «Se non ora, quando?», tutte centrate sulle storie dei festini, delle escort, del bunga bunga che i magistrati della Procura milanese hanno portato alla luce e che dominano ormai da un pezzo le pagine dei giornali italiani e stranieri. Sventolio di sciarpe bianche (scelte come bandiera), proibizione assoluta ai partiti di innalzare loro cartelli o di gridare loro slogan. Si sono svolti cortei e sit-in, riferiti a Berlusconi e ai suoi comportamenti, anche all’estero: Tokyo, Ginevra, Londra, Bruxelles (dove è apparso lo striscione: «Silvio, enjoy bunga bunga in jail», cioè in carcere), Barcellona, Parigi, Malmoe, Praga, Atene, Grenoble, ecc.

Quello che mi interessa di più in queste manifestazioni sono gli striscioni.
Il primo premio secondo me va a Bari: «Mo sbarack!». A Milano hanno inalberato: «Lo zio di Ruby si è dimesso, il papi quando?», a Bologna «Papi segui lo zio», a Venezia «Sono la sorella di Mubarak», a Venezia «Identificato il vero nipote di Mubarak/ liberiamolo da Palazzo Chigi», a Roma «Nudo o vestito per noi sei finito», a Torino «Né papa né papi né papponi» a cui rimanda il milanese «Né veline né velone né velate».

Tutti a giocare col gemellaggio Cavaliere-Rais?
No, c’erano ovunque grandi striscioni con lo slogan «Se non ora quando?» e cartelli simili a quelli che si adoperano per mettere in affitto gli appartamenti: fondo tricolore e l’annuncio: «Cercasi presidente del Consiglio onesto dignitoso rispettoso della Costituzione astenersi mitomani sessodipendenti collusi ricattabili. Istrionismo non gradito». Un po’ troppo lungo per fare davvero presa. Parecchie immagini di Berlusconi messo dietro le sbarre e a Milano addirittura una piccola cella di carta dentro cui era stata piazzata la maschera del premier. Molta solidarietà ai magistrati milanesi e a Roma manifestini con la faccia della Boccassini e sotto la parola «Tosta». A Padova abbiamo letto: «Ghedini, ruby lo stipendio da parlamentare».

Discorsi?
A Novara è salita sul palco una suora orsolina del Sacro Cuore di Maria. Ha ricordato la piaga dello sfruttamento della prostituzione minorile, «sono indignata per come molte donne con responsabilità di governo offendano, umilino e deturpino l’immagine della donna». Anche a Roma ha parlato una suora. Cartelli contro la Chiesa, in effetti, se ne sono visti (sempre a Roma: «Quale altra immoralità dovrà succedere affinché la chiesa spezzi il filo d’interessi la lega a questo governo?»). La manifestazione più importante è stata forse proprio quella della Capitale. L’attrice Isabella Aragonese ha detto dal palco color rosa di piazza del Popolo: «Sono una bambina, non ho fatto il femminismo, sono una precaria, sono una madre, sono una commessa, un’impiegata e oggi mi dimetto da tutto. Oggi 13 febbraio scendo in piazza». Applausi e novanta secondi di silenzio. Poi l’urlo: «Se non ora quando?» e la risposta corale della piazza: «Adesso». Francesca Izzo, la docente universitaria che ha avuto l’idea di queste manifestazioni, ha detto: «Da questa piazza non si torna indietro. Il prossimo appuntamento è per l’8 marzo e poi insieme ci impegniamo a costruire gli Stati Generali delle donne italiane, aperti anche agli uomini, che serviranno a far sentire la nostra voce». Di peso il discorso della finiana Giulia Bongiorno: «Non sono qui per criticare i festini hard, ma per farlo quando diventano sistema di selezione della classe dirigente. Chi tace in questa situazione può diventare complice. Questa non è una piazza di moralisti, come ha detto qualcuno nei giorni scorsi (allusione a Giuliano Ferrara – ndr), questo è un modo per sminuire la vostra presenza qui. Si ha paura di voi».

Berlusconi ha reagito in qualche modo?
Lo hanno difeso i suoi. Gelmini: «Coloro che scendono in piazza sono solo poche radical chic che manifestano per fini politici e per strumentalizzare le donne. Non vengano a raccontarci di voler difendere la loro dignità, quando sono le prime a bollare automaticamente come prostituta qualsiasi donna metta piede in casa del premier. Si tratta delle solite eroine snob della sinistra». La Santanché: «Non è una manifestazione delle donne ma di una parte di donne, che come unico obiettivo hanno quello di mandare a casa Silvio Berlusconi. Donne che, ancora nel terzo millennio, sanno solo essere strumento di uomini. Peccato che a farle scendere in piazza sia solo l’odio nei confronti di un uomo».

Ma quante erano?
Non mi faccia entrare nella questione dei numeri. A Roma le organizzatrici hanno parlato di mezzo milione di persone, ma a piazza del Popolo ne entrano sì e no trentamila. È un vecchio discorso, che abbiamo già fatto. Accontentiamoci di questo: erano tante. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 14/2/2011]