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 2011  febbraio 21 Lunedì calendario

Ieri il sito del Corriere della Sera ha scritto: «La Libia del colonnello Gheddafi fronteggia una contestazione senza precedenti»

Ieri il sito del Corriere della Sera ha scritto: «La Libia del colonnello Gheddafi fronteggia una contestazione senza precedenti». Non saremmo capaci di dir meglio. I morti sono a questo punto 285 e si sono verificati scontri anche a Tripoli. Sempre il sito del Corriere ha messo in rete ieri un video, ripreso con un cellulare, in cui un cecchino di Gheddafi catturato dagli insorti di Bengasi è circondato da una piccola folla che lo ha già pestato e adesso lo interroga. Folla: «Di chi sono gli ordini?». Cecchino: «Degli ufficiali. Giuro, giuro. Ordini ordini». Folla: «Vi hanno detto di sparare contro la folla con pallottole da guerra?». Cecchino: «Sì, sì». A questo punto ricominciano i calci e i pugni, l’uomo (che non è libico) cade a terra, e si sentono altri che intervengono implorando: «No, no, non fate così… facciamolo parlare. Non possiamo fare come loro…».

In che senso “un cecchino”?
Fra le tante atrocità che si stanno commettendo laggiù, c’è anche questa: Gheddafi ha dato ordine di sistemare cecchini alle finestre delle case, esortando a sparare sulla folla. Sabato sono stati presi di mira i familiari e gli amici di un morto che stavano portando al cimitero. Come ho detto già ieri, il leader libico ha importato miliziani di altri paesi, in modo da evitare momenti di possibile solidarietà tra i manifestanti e le forze dell’ordine. Nella confusione delle notizie che arrivano da quel paese (internet è chiuso, i giornalisti non sono ammessi), c’è anche la storia di soldati libici che si sono rifiutati di uccidere la loro gente e hanno solidarizzato con gli insorti. Sarebbe successo ancora ieri sera a Bengasi. È possibile che i morti siano anche più dei 285 dichiarati finora dalle agenzie internazionali. Il dottor Nabil al-Saaiti, in un collegamento telefonico con la tv del Qatar, ha detto che nel suo ospedale «il numero dei morti è tale che non riusciamo a metterli tutti nella camera mortuaria per identificarli».

Che speranze hanno gli insorti?
Non molte, anche se un po’ più dell’altro giorno, se è vero che anche Tripoli comincia a ribellarsi. Ma Gheddafi in questi 40 anni s’è rimpinzato di armi. Ecco l’elenco fornito ieri da Sergio Romano: «carri armati, cannoni, caccia, velivoli da trasporto e ricognizione, corvette, fregate, missili, un programma per la fabbricazione di armi chimiche e, da ultimo, l’avvio di un progetto per la costruzione di un ordigno nucleare». Contro i manifestanti di Bengasi sono stati adoperati razzi Rpg.

Che cosa sono i razzi Rpg?
Rpg è una sigla inglese che significa “Rocket Propelled Grenade”. Una specie di bazooka, che viene di solito adoperato contro i carri armati. Lei capisce quale effetto spaventoso deve avere sulla folla, e sta forse in questa implacabile crudeltà la ragione della rivolta delle truppe. Gheddafi non ha nessuna intenzione di cedere e non ha nessuna paura di scandalizzare il mondo con la sua ferocia. Se fosse necessario, non esiterebbe a fare un milione di morti in un paese che ha sei milioni di abitanti e che, con i ricavi del petrolio, potrebbe garantire ai suoi abitanti ben più dei pochi dollari al giorno con cui campano.

Il resto del mondo può fare qualcosa?
Ci sono state dichiarazioni di vari capi politici che hanno intimato a Gheddafi di farla finita con i massacri (un gruppo che non comprende nessun governante italiano). La risposta è stata questa: le autorità libiche hanno convocato l’ambasciatore d’Ungheria (il presidente di turno dell’Unione europea è il primo ministro ungherese Viktor Urbàn) e gli hanno detto: «Se continuate a incitare i manifestanti alle proteste nel nostro Paese, interromperemo la nostra cooperazione sul fronte immigrazione». Significa che Gheddafi è pronto ad aprire i cancelli dei campi di concentramento e a far partire verso l’Europa, cioè sostanzialmente verso l’Italia, decine di migliaia di disperati. La Ashton, ministro degli Esteri della Ue, non s’è fatta spaventare e ha ribadito, subito dopo: «L’Unione europea chiede che le violenze contro i manifestanti cessino». Maroni è invece molto preoccupato e il ministero dell’Interno monitora la situazione minuto per minuto. Ieri a Lampedusa sono arrivati due barconi, ma provenivano dalla Tunisia. Frattini sconsiglia di partire per la Libia, dove peraltro ci sono centinaia di nostri connazionali, soprattutto dipendenti dell’Eni.

Ma questo potere di Gheddafi non potrebbe sgretolarsi? In Egitto i militari a un certo punto hanno mollato Mubarak, e l’esercito si è schierato con la piazza Tahrir.
Nel corso degli anni, generali troppo indipendenti o che rischiavano di diventare troppo famosi e oscurare la luce di Gheddafi sono stati destituiti o allontanati. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 21/2/2011]