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 2011  marzo 17 Giovedì calendario

I morti in Giappone, facendo la somma di quelli che non si trovano e dei cadaveri accertati, sono probabilmente più di ventimila

I morti in Giappone, facendo la somma di quelli che non si trovano e dei cadaveri accertati, sono probabilmente più di ventimila. Passano i giorni e le notizie hanno l’aria di peggiorare. C’è stato un altro incendio alla centrale numero 1 di Fukushima, la centrale numero 3 ha ricominciato a buttare fumo, gli elicotteri che dovevano bombardare con l’acqua di mare i reattori di Fukushima hanno rinunciato perché non possono abbassarsi: il livello della radioattività è troppo alto. Si dice ormai apertamente che gli impianti di raffreddamento sono fuori gioco e per qualche ragione si scuote la testa quando la Tepco annuncia che una nuova linea elettrica è pronta e che le pompe potranno perciò ricominciare a funzionare. Però se gli si chiede «da quando sarà pronta?» non sanno dirlo. Infatti sta arrivando un cannone ad acqua che sparerà da lontano sulle barre surriscaldate – specialmente quelle del reattore 4 – perché avvicinarsi è praticamente impossibile.

A che distanza bisogna mettersi per garantirsi un minimo di sicurezza?
Gli americani hanno ordinato ai loro soldati di tenersi a ottanta chilometri da Fukushima, «l’ordine che daremmo negli Stati Uniti se fosse successo qui». Manderanno sulle centrali, per fare osservazioni, i loro aerei senza pilota, i cosiddetti “droni”, che adoperano in Afghanistan.

Come mai allora l’evacuazione disposta dalle autorità giapponesi è di appena 30 chilometri?
Günther Oettinger, il commissario europeo che l’altro giorno aveva parlato di “apocalisse”, ieri ha detto: «Nelle prossime ore corriamo il rischio di assistere a una nuova catastrofe. La situazione a Fukushima è fuori controllo». Subito gli ha risposto il capo dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, Yukiya Amano: «La situazione è seria, ma non è il momento di dire che le cose stanno andando fuori controllo».

Chi ha ragione?
Wikileaks ieri ha pubblicato i soliti cablogrammi riservati, dai quali si capisce che le autorità giapponesi erano state avvertite del pericolo e dell’inadeguatezza di alcuni impianti. La questione fu affrontata riservatamente al G8 di Tokyo del 2008. La rivelazione più grave riguarda il 2009: la magistratura voleva chiudere una centrale nella parte occidentale del paese, perché programmata per resistere a una scossa di appena gradi 6,5. I tecnici del governo riuscirono invece a convincere i giudici che il reattore era sicuro, e che tutti i test avevano dato risultati soddisfacenti.

Il Giappone è un paese corrotto?
Sì, il livello di corruzione è alto, la classe politica debole, le banche forti. Assange ha reso note anche le dichiarazioni di un parlamentare piuttosto noto laggiù, che si chiama Taro Kono e che tre anni fa confidò a diplomatici statunitensi che diversi incidenti nucleari avvenuti nel passato erano stati occultati. “El Pais” ha ricordato l’altro giorno che la Tepco, nel luglio 2007, minimizzò senza ritegno un terremoto 6,8 che aveva danneggiato la centrale Kashiwazaki-Karuwa. Solo alla fine ammise che i progettisti non l’avevano costruita per affrontare un sisma tanto forte. Persino il loro premier (era Shinzo Abe) attaccò i vertici della società sostenendo che «le centrali nucleari non possono funzionare senza la fiducia dei cittadini».

Se la regola è questa, mi pare che per il nucleare in futuro ci siano poche speranze.
I ministri europei dell’Energia si incontreranno lunedì a Bruxelles «per discutere sulle conseguenze da trarre per il settore dell’energia e dei mercati e sulle risposte da dare». Mi pare difficile che gli investimenti sugli impianti possano crescere. Nichi Vendola ha detto che se il governo vuole costruire una centrale in Puglia dovrà presentarsi con i carri armati. E anche i nostri hanno ieri un po’ smorzato la loro determinazione dichiarando che non si costruiranno centrali dove la popolazione non è d’accordo. I russi hanno cominciato ad evacuare, i tedeschi invitano i loro concittadini ad andarsene da Tokyo e possibilmente rientrare, l’Alitalia s’è decisa ad abbassare i prezzi per quelli che vogliono tornare in Italia, i media francesi hanno richiamato i loro inviati. La fiducia sta del resto venendo meno nello stesso Giappone, fino ad ora così padrone di sé. Il governatore della prefettura di Fukushima, Yuhei Sato, s’è sfogato in un’intervista alla tv: «Rabbia e ansia hanno raggiunto il punto di rottura a causa della risposta disordinata all’emergenza. Non abbiamo più cibo, più combustibile, più medicine. Ci manca tutto». Gli sfollati sono 430 mila, un po’ meno dei 550 mila di qualche giorno fa. Nevica, fa freddo, tira vento e si teme un’epidemia di influenza. Anche l’imperatore, apparso eccezionalmente in tv per un messaggio, non ha potuto che comunicare la propria tristezza. «Non sappiamo neanche quanti sono i morti». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/3/2011]