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 2011  marzo 28 Lunedì calendario

Negli ultimi giorni sono sbarcati a Lampedusa qualcosa come 1.200 migranti, e stavolta in mezzo a loro c’è anche qualche libico proveniente dalla Tunisia

Negli ultimi giorni sono sbarcati a Lampedusa qualcosa come 1.200 migranti, e stavolta in mezzo a loro c’è anche qualche libico proveniente dalla Tunisia. In Tunisia, di libici, ce ne sono settemila. Gente che o già lavorava in quel paese o che è scappata adesso dalla guerra valicando il confine. L’ultimo barcone trasportava 72 persone, che hanno attraversato il mare sgusciando in mezzo alle navi da guerra. I militari si sono prestati a passar loro un po’ d’acqua, stando bene attenti a non dar loro nessun altro soccorso. Ognuno di questi disperati ha pagato mille dollari per farsi trasportare in Italia. Il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, ha fatto sapere che domani o dopodomani dovrebbe svolgersi un consiglio dei ministri dedicato al problema. Berlusconi dice che ci sarebbe un armatore disposto a prestare una nave per facilitare i rimpatri. Lombardo aveva gridato che a Mineo, dove si stanno concentrando da tutt’Italia duemila rifugiati, bisogna uscire col mitra perché questi rifugiati scappano dal villaggio per andare al Nord. Altre polemiche sono state provocate dall’idea di Frattini di dare 1.500 (o forse 1.700) euro ai clandestini tunisini perché accettino di tornare in patria e dare inizio, con quei soldi, a una qualche attività che li tenga legati alla loro patria. Bossi ha detto: «Ma che pagare. Io non gli darei niente, li caricherei e li porterei indietro. E se tornano li riportiamo di nuovo a casa».

Dove pigliamo 1500 o 1700 euro con Tremonti che taglia tutto?
Frattini dice che i soldi andrebbero presi dai fondi europei, casomai solo anticipando somme che comunque incasseremo. La storia dei 1.500 euro è uscita fuori dopo il viaggio in Tunisia di Maroni e del nostro ministro degli Esteri. Abbiamo promesso aiuti per 200 milioni e avremmo ottenuto la facoltà di pattugliare le coste, come facevamo con la Libia al tempo di Gheddafi, per fermare l’immigrazione alla partenza. Ammetto che il quadro non è affatto chiaro e che si confondono problematiche diverse. Una cosa è la storia di Mineo, un’altra quella dei 1.500 euro.

Cominciamo da Mineo.
Gli immigrati che arrivano sui barconi, o in altri modi avventurosi, e che definiamo “clandestini”, si possono dividere in due categorie. Nella maggioranza dei casi si tratta di gente che è scappata e basta, e che cerca di rifarsi la vita in un paese meno incivile di quello da cui proviene. In una minoranza di casi, invece, si tratta di gente perseguitata, che viene qui a chiedere asilo. La critica alla vecchia politica dei respingimenti si basava soprattutto sul fatto che, rimandando indietro tutti con la forza quando stavano ancora in mezzo al mare, non si dava asilo ai perseguitati, in violazione di tutte le norme che in Occidente proteggono queste persone, definite “rifugiati” o “richiedenti asilo”. In Italia per costoro esistono 11 centri di accoglienza, tutti al sud (cinque si trovano nel Trapanese), tranne quello di Gorizia. Si tratta di poco meno di duemila posti. Maroni ha deciso di svuotarli e di trasferire tutti quanti a Mineo, dove prima c’era una base Nato. Negli undici vecchi centri di accoglienza verrebbero distribuiti invece i nuovi arrivi. Questa mossa ha sollevato una quantità di polemiche: i rifugiati sono persone speciali, e Mineo ha l’aria di un luogo di detenzione. Gli oppositori parlano di deportazione. Altra paglia al fuoco delle accuse è costituita dal fatto che il villaggio ex Nato appartiene a una società privata, la Pizzarotti spa, che incasserebbe per l’affitto del villaggio 3 milioni di euro al mese, mentre gli americani pagavano 8 milioni di dollari l’anno. Questo è il caso Mineo.

E la storia dei 1.500 dollari?
Sarebbe possibile all’interno della normativa sul rimpatrio volontario. È stato già fatto nel 2009, e sa quale fu il problema allora? Che i rimpatri volontari non si potevano fare, perché il clandestino, per la stessa legge sulla sicurezza voluta da Maroni, doveva prima subire un processo, poi essere espulso. E, sempre per la legge, il clandestino espulso avrebbe dovuto pagare tra i 5 e i 10 mila euro di multa. Inoltre: se uno è espulso, come fa a rimpatriare volontariamente? Probabilmente il consiglio dei ministri emetterà un decreto per modificare questo punto della legge e rendere i ritorni volontari possibili.

Dove si piglieranno i 1.500 euro?
Su questo Frattini potrebbe aver ragione. L’Unione europea ci ha destinato quattro anni fa 21 milioni di euro per rimpatriare immigrati irregolari fino al 2013. La cifra di quest’anno è di 3.351.000 euro. Ma dalla Ue hanno già fatto sapere che, vista l’eccezionalità della situazione, sono pronti ad aumentarla.

E se quelli, presi i 1.500 dollari, si imbarcano di nuovo per venire qui e prenderne altri 1.500?
È quello che teme Calderoli. Un ping pong tra l’Italia e la madrepatria. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 28/3/2011]