La Gazzetta dello Sport, 9 aprile 2011
L’Italia e la Francia sono ai ferri corti su parecchie faccende, ma, relativamente alla questione degli immigrati, sembra raggiunto una specie di armistizio, anche se – si direbbe – a nostro scapito

L’Italia e la Francia sono ai ferri corti su parecchie faccende, ma, relativamente alla questione degli immigrati, sembra raggiunto una specie di armistizio, anche se – si direbbe – a nostro scapito.
• Di che stiamo parlando?
L’altro giorno Maroni si è deciso a una mossa che a Bossi non piaceva e che praticamente ha imposto Berlusconi: concedere ai 22 mila immigrati arrivati sulle nostre coste dalla Tunisia un permesso temporaneo di soggiorno per motivi umanitari. Validità tre mesi e possibilità di rinnovarlo poi per altri tre mesi. Vengono sanate in questo modo le posizioni di tutti quelli che sono sbarcati da noi tra il 1° gennaio e il 1° aprile. Per tutti quelli arrivati dopo, scattano gli accordi presi con la Tunisia e si rimpatriano via aereo. Trenta al giorno, però, e non di più.
• È su questo che i francesi hanno dato battaglia?
Sì, perché all’articolo 3 del decreto si sostiene che gli immigrati, acquisito un «titolo di viaggio» (cioè, per esempio, un biglietto ferroviario), potranno circolare liberamente nei Paesi Ue, «conformemente alle previsioni della convenzione di applicazione di Schengen». “Schengen” è quell’accordo sottoscritto una prima volta nel 1985 ed esteso via via a molti altri paesi europei (tra cui Italia, Francia e Germania) che permette la libera circolazione dei cittadini da uno stato all’altro, senza alcuna formalità. Quando ha capito che la maggior parte dei ventimila africani venuti da noi negli ultimi tempi volevano soprattutto raggiungere la Francia o il Belgio o la Germania, il governo ha pensato di concedere questi “permessi per motivi umanitari”: lasciandoli liberi di circolare – hanno pensato i nostri governanti – ne scaricheremo la maggior parte negli altri paesi europei.
• Perché quest’idea a Bossi non piaceva?
Per tre ragioni. La prima: il permesso di soggiorno avrebbe incoraggiato altri arrivi. La seconda: una parte degli immigrati sarebbe comunque rimasta da noi. La terza: poiché il sottinteso era di favorirne l’esodo soprattutto verso la Francia, sarebbe stato logico accoglierli vicino al confine, cioè al Nord. Proprio quello che Bossi voleva evitare a tutti i costi, data la vicinanza di un turno elettorale amministrativo molto delicato. Ricorderà che la resistenza a piazzare gli immigrati nelle regioni settentrionali provocò le dimissioni del sottosegretario Mantovano (adesso rientrate) e comunque una levata di scudi dei meridionalisti del Pdl, con effetti destabilizzanti sulla maggioranza. Alla fine, nella solita cena di lunedì scorso, Berlusconi s’è imposto. E così sono arrivati i permessi di soggiorno, assieme a una dichiarazione del Senatùr relativa allo «svuotamento della vasca». Un tipico conto fatto senza l’oste.
• In che senso?
I francesi hanno subito contestato la nostra interpretazione di Schengen. Il loro ministro degli Interni, Claude Guéant, ha detto che gli immigrati, per essere ammessi in Francia, non dovranno solo esibire il permesso umanitario, ma dovranno essere in regola con altre quattro condizioni: avere un titolo di viaggio valido, dimostrare di disporre di risorse sufficienti (62 euro al giorno a persona, 31 euro se provvisti di alloggio), non costituire una minaccia per l’ordine pubblico, non essere entrati in Francia da più di tre mesi. Gli inadempienti saranno riaccompagnati alla frontiera e riconsegnati all’Italia. Apriti cielo! Maroni ha subito detto che, se questa era l’intenzione della Francia, doveva uscire da Schengen e/o denunciare il trattato. Ieri a Milano i due ministri si sono incontrati e il clima sembra essersi rasserenato: italiani e francesi pattuglieranno insieme le coste tunisine e studieranno comunque un programma di collaborazione.
• Perché questa sarebbe una sconfitta per Maroni?
Non è giusto ancora parlare di sconfitta, perché ufficialmente ognuno è rimasto sulla sua posizione e lunedì, a Lussemburgo, i 27 ministri degli Interni della Ue discuteranno sull’interpretazione autentica del trattato. Però, nel frattempo, al fronte anti-italiano s’è aggiunta la Germania: i nostri permessi temporanei sono stati giudicati ufficialmente contrari allo spirito di Schengen. Che speranza abbiamo in queste condizioni? Con Francia e Germania contrarie e gli altri paesi molto interessati a tenere un calice tanto amaro il più distante possibile… Una dichiarazione di Marcin Gabriec, portavoce del commissario europeo agli Interni, conferma che lunedì, al 99%, l’Italia perderà: «Avere un permesso di soggiorno temporaneo non garantisce automaticamente il diritto a viaggiare negli altri paesi». L’unico effetto di quest’altro pasticcio è che la Francia, per non esasperare i rapporti, sarà costretta in qualche modo a collaborare. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/4/2011]