vanity, 24 gennaio 2011
Berlusconi sotto accusa
• La Procura di Milano ha messo sotto accusa Berlusconi imputandogli di aver fatto sesso con la minorenne Ruby, e di aver concusso la Questura di Milano facendo liberare la ragazza con la scusa che era nipote di Mubarak. I giornali si sono riempiti di rivelazioni e intercettazioni: ne è venuto fuori un mondo di raro squallore, due milioni e mezzo di euro spesi dal premier per i suoi piaceri, Fede, Lele Mora e la consigliera regionale Minetti accusati di induzione alla prostituzione, eccetera. Un coro chiede che il premier si dimetta intanto per indegnità ed effettivamente il governo è, oltre che paralizzato, in bilico. La situazione che ne è derivata è talmente sfilacciata e contorta che conviene esaminarla punto per punto.
• Berlusconi non è andato e non andrà dai magistrati inquirenti di Milano a farsi interrogare perché considera l’inchiesta illegittima, incostituzionale e i giudici che l’hanno promossa da punire. Così in un video-messaggio di mercoledì 19 gennaio. Stessa testardaggine sul lato politico: non si dimette, a quanto pare, in nessun caso. Questa settimana dovrebbe esserci il voto su Bondi, cioè su tre mozioni di sfiducia che ne chiedono la destituzione dopo i crolli di Pompei. Le mozioni sono state presentate da Pd e Idv, il che è ovvio. Ma anche dall’Udc, proprio la settimana scorsa, e questo significa che Berlusconi non può più sperare in un allargamento della maggioranza all’Udc. Che accadrebbe se Bondi venisse sfiduciato? È chiaro che il presidente del consiglio non lascerebbe lo stesso: prenderebbe l’interim di quel dicastero, poi nominerebbe qualcun altro e tirerebbe avanti. Non c’è dunque che una strada per farlo cadere: l’abbandono della Lega o una spaccatura nel Popolo della Libertà.
• I sondaggi dicono che, se si andasse alle elezioni, Berlusconi continuerebbe a prendere più voti di tutti. Troppo lunga sarebbe l’analisi di questa stravaganza planetaria. Basterà qui sapere che, anche per questo, Casini e Bersani vogliono che il Cavaliere cada, ma non che si vada a votare. Si tratterebbe dunque di formare un altro governo. Il più esplicito è stato Casini: siamo pronti a entrare in un governo o a far parte di una maggioranza guidata dal Pdl purché il presidente del Consiglio non sia Berlusconi (così in un’intervista alla Stampa di lunedì). Il nome del successore è pronto: Gianni Letta, l’uomo più vicino al Cav e di cui il Cav si fida a occhi chiusi.
• Se Berlusconi deve cadere, ma senza che si vada al voto, è necessaria una manovra di palazzo, possibile solo se intorno gli si fa terra bruciata. Due pilastri del consenso istituzionale a Berlusconi sono la Chiesa e la Confindustria. Famiglia cristiana ha attaccato a testa bassa il capo del governo, Avvenire lo ha criticato con parole più prudenti, l’Osservatore Romano ha ripreso integralmente una dichiarazione di Napolitano («servono maggiore consapevolezza e sobrietà nei comportamenti»), il cardinale Bertone, segretario di Stato, ha accettato di rispondere ai giornalisti e ha detto: «La Chiesa spinge e invita tutti, soprattutto coloro che hanno una responsabilità pubblica in qualunque settore amministrativo, politico e giudiziario, ad assumere l´impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità». Il consenso cattolico è dunque in forse e questo spiega l’attivismo di Casini. La Marcegaglia (Confindustria), poi, è andata domenica sera da Fazio e ha accusato il governo di star fermo da sei mesi. «Se questo governo non è in grado di fare le riforme bisogna fare altre scelte, serve stabilità, ma non fine a se stessa». Tremonti? Le andrebbe bene, però «un nuovo primo ministro deve avere la maggioranza in Parlamento e deve essere indicato dagli elettori».
• Anche il caso del senatore Cuffaro, ex governatore della Sicilia, che è stato condannato in via definitiva a sette anni e sabato si è spontaneamente consegnato ai carabinieri per essere rinchiuso nel carcere romano di Rebibbia, è diventato per Berlusconi una pietra di paragone scomoda. Ecco qui, infatti, un politico di una certa grandezza, che ha accettato il processo pur ritenendolo ingiusto, e non ha rifiutato la sua conseguenza estrema, cioè la prigione. Una bella differenza con i comportamenti del premier: Cuffaro ha persino detto, prima di essere rinchiuso: «Sono un uomo delle istituzioni, rispetto la magistratura». È stato condannato per aver fatto sapere al mafioso Guttadauro che in casa sua a Palermo i Ros avevano messo delle microspie. Quindi: favoreggiamento mafioso. L’ex governatore, detto “Totò Vasa-Vasa”, ha passato la vigilia pregando la Madonna, in cella legge Tolstoj, dice le orazioni (maglione rosso, perfettamente rasato) e si proclama sereno. [Giorgio Dell’Arti]