26 maggio 2011
Tags : Pietro Valpreda
Valpreda, da ballerino anarchico a mostro
• Fermato mentre si è presentato spontaneamente al magistrato per rispondere di un’altro reato, riconosciuto dal tassista Cornelio Rolandi come l’uomo con la valigetta accompagnato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura il pomeriggio del 12 dicembre 1969, Valpreda è incriminato per la strage. Resta in carcere per più di tre anni: esce il 29 dicembre 1972, grazie alla legge, approvata due settimane prima (15 dicembre 1972), che limita la carcerazione preventiva e prende per questo il suo nome (“legge Valpreda”). Condannato in primo e secondo grado al processo di Catanzaro ma solo per associazione sovversiva e con sentenza poi annullata dalla Cassazione, è assolto poi per insufficienza di prove, sentenza passata in giudicato il 27 gennaio 1987 • Un passato da ballerino di rivista, ha continuato a dare lezioni fino al 2000. Nel 1998 si era sposato con Pia. Un figlio, Tupac. È morto per un tumore: cerimonia funebre laica al circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, che non aveva mai smesso di frequentare, con musiche – secondo la volontà da lui stesso espressa – «jazz, blues e, mi raccomando, soprattutto di Mendelssohn» • Autore, con Piero Colaprico, di libri gialli, ora raccolti in Le inchieste del maresciallo Binda (Rizzoli 2008).