vanity, 2 novembre 2004
Ucciso Theo Van Gogh
• Ad Amsterdam Mohammed B., di 26 anni, ha ucciso il regista Theo Van Gogh, 47, che stava andando in bicicletta nell’Oosterpark: due colpi di pistola e poi, sul corpo disteso, una pugnalata con un coltello in cui era stata prima infilata una lettera scritta in arabo. Inseguimento, sparatoria, arresto in pochi minuti: l’assassino è risultato un marocchino di nazionalità olandese, indagini successive hanno portato all’arresto di altre otto persone e alla sensazione forte che il delitto sia conseguenza di una “fatwa” (una maledizione come quella che fu scagliata contro Salman Rushdie). La lettera contiene minacce per altre sei persone. Theo Van Gogh, discendente diretto del fratello del pittore, aveva realizzato un documentario violentemente critico nei confronti dell’Islam che la televisione olandese aveva mandato in onda in agosto. Il delitto ha suscitato un’eco enorme in Olanda, società libera e tollerante come nessun’altra, dove già due anni fa era stato ucciso, da un animalista, il deputato di destra e omosessuale dichiarato Pym Fortuyn. Ma, si sono chiesti gli olandesi (e l’80 per cento ha risposto di no), è giusto essere tolleranti verso chi non lo è? I musulmani integrati nel paese sono più di un milione su 16 milioni di abitanti (il 5,5% della popolazione) e di questi il 5 per cento, cioè 50.000 persone, sarebbero fondamentalisti che non accettano il criterio di libertà che sta alla base di quella società multiculturale. Si prevedono restrizioni di legge e l’espulsione di almeno 26 mila musulmani estremisti. [Giorgio Dell’Arti]