vanity, 8 novembre 2004
Guerra civile in Costa d’Avorio
• Dove la cartina dell’Africa fa un grande orecchio, a sinistra, là, proprio sul mare, sta la Costa d’Avorio. La capitale è Abidjan, i capi del paese fanno i soldi col caffè e il cacao. Da un anno in Costa d’Avorio è in atto una guerra civile: le tribù del nord, di ideologia indefinita (forse soprattutto banditi), contro il presidente eletto, di nome Gbabo. L’Onu ha affidato il compito di limitare i danni della guerra civile ai francesi, che vennero qui al tempo dei tempi come colonizzatori. Chirac tiene laggiù 4000 soldati (“operazione Licorne”). Bisogna sapere che in Africa, da cinquant’anni, è in atto una guerra non dichiarata tra francesi e americani. Bottino in palio: il controllo del continente. I francesi hanno perso un po’ dappertutto, ma la Costa d’Avorio gli è rimasta. Però il presidente Gbabo ha fatto venire due anni fa gli americani della Cargil e della Adm (cacao). Ha poi dato appalti ad altre ditte cinesi e statunitensi. Ha comprato armi sui mercati liberi dell’Europa orientale. E sabato 6 novembre due di queste armi, vale a dire due vecchi aerei Sukhoi 25 di fabbricazione russa, sono andati a Bouakè, dove stanno i francesi, e hanno bombardato e ucciso nove soldati. Intanto ad Abidjan si bruciava il liceo francese e si dava l’assalto alla base militare. Chirac ha dato ordine ai suoi di inseguire i due aerei fino alla base di Yamussokro e di distruggerli. Quindi è legittimo dire che è scoppiata una nuova guerra (Francia-Costa d’Avorio e un po’ anche Francia-Usa) e forse non è azzardato notare che questo è successo pochi giorni dopo la riconferma di Bush alla Casa Bianca. Il prezzo del cacao sulla piazza di New York è schizzato verso l’alto (+7,7 per cento) una settimana prima del bombardamento di Bouakè. [Giorgio Dell’Arti]