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 2005  luglio 23 Sabato calendario

Attentato a Sharm el Sheik

• Per tutta la giornata di sabato e per tutta domenica la televisione, la radio, i giornali hanno detto che a Sharm el Sheik (in Egitto) c’era un solo italiano morto, Sebastiano Conti, 34 anni, magazziniere alla Emmezeta di Riposto e, prima, vetraio a Parma. Però Sebastiano stava a Sharm el Sheik con la moglie Daniela Maiorana, 32 anni, e con suo fratello Giovanni, 28 anni, e con la fidanzata di questo fratello, Rita Privitera, 25 anni. Di questi tre, la radio, la televisione, i giornali hanno ostinatamente detto, fino al momento in cui scriviamo, che sono dispersi. Sebastiano e la moglie, quando si sono sposati, non avevano i soldi per il viaggio di nozze. Avevano fatto economie, e il viaggio di nozze se lo erano regalato adesso che avevano già due bambini. I cronisti, corsi ad Aci Trezza a intervistare i vecchi Conti, padre e madre di Sebastiano (pescatori: Aci Trezza è il paese dei Malavoglia), hanno visto questi due bambini – cinque anni e diciotto mesi – giocare ignari vicino ai nonni impietriti. Il loro papà, la loro mamma, volendo godersi in pace la luna di miele di Sharm el Sheik, li avevano lasciati a casa.

• Domenica sera risultavano disperse anche le sorelle Paola e Daniela Bastianutti, di Lecce. Il padre ha detto al Tg3 di averle cominciate a chiamare sabato notte, alle tre. Ma all’hotel Sheraton di Sharm hanno continuato a passargli una stanza col telefono che squillava a vuoto. Agli sms, nessuna risposta.

• Gli attentatori di Sharm el Sheik sono tre o forse quattro. Il primo s’è fatto saltare in aria nella piazza del bazar poco dopo l’una di notte. Stava su un’auto imbottita di 190 chili di esplosivo. Un’ora dopo, più a nord, il secondo attentatore s’è messo al volante di un furgone riempito con 290 chili di esplosivo ed è piombato a tutta velocità nella hall dell’hotel Ghazala Gardens, sradicando la porta d’ingresso, travolgendo tavoli e persone e saltando in aria in mezzo ai divani e alle poltrone della sala. Quasi tutte le 176 camere dell’albergo sono state distrutte, la gran parte dei turisti e del personale ha perso la vita. L’ultimo attentatore è entrato in azione lì vicino: ha fatto scoppiare una bomba sul lungomare, ma non ha avuto il coraggio di sacrificarsi. Aveva forse un complice. I morti accertati finora – in tutti e tre gli attentati – sono 63, i feriti 200. Di questi, almeno 21 sono italiani. Sebastiano Conti è stato riconosciuto subito perché aveva addosso la carta d’identità.

• L’attentato è stato rivendicato dalle Brigate Abdullah Azzam. Gli inquirenti giudicano la rivendicazione autentica. Le Brigate sono responsabili anche dell’attacco all’hotel Hilton di Taba, dove lo scorso ottobre sono morte Jessica e Sabrina Rinaudo, le due sorelle di Dronero. Nel testo della loro rivendicazione si legge: “i mujaheddin hanno compiuto un attacco devastante contro i crociati, i sionisti e il regime egiziano infedele”. Il bersaglio principale era infatti il presidente Mubarak, amico degli americani e in corsa per la quinta rielezione a settembre, rielezione sicura dato che in Egitto è stata appena varata una riforma del voto che rende impossibile qualunque candidatura concorrente. Pochi giorni fa, in Iraq, altri terroristi avevano sequestrato e ammazzato l’ambasciatore egiziano a Bagdad. Sia questi di Sharm el Sheikh che quelli di Bagdad dicono di rifarsi ad al Qaeda. Ma Edward Luttwak, consulente per la sicurezza della Casa Bianca, ha detto che al Qaeda non esiste più, dato che non ha più soldi né collegamenti e che ad agire adesso sono solo degli scalmanati locali che evocano al Qaeda o Bin Laden come fossero un marchio o una divinità.

• Luttwak ha anche detto (a Paolo Mastrolilli de “La Stampa”) che in tema di sicurezza quelli che si stanno comportando meglio sono gli italiani: ”Bisogna fare come avete fatto voi: una bella retata di tutti i sospetti. Magari non c’erano le prove per incriminarli come terroristi, ma tutti sapevano che erano personaggi pericolosi. Li avete presi, interrogati, intimiditi, avvertiti che sono sotto sorveglianza costante, e magari avete anche cacciato i clandestini trovati. Qualcuno può obiettare contro queste tattiche sul piano giuridico, ma sta ai cittadini decidere quanta legalità e quanta efficacia vogliono nella loro protezione”. Il ministero dell’Interno, una decina di giorni fa, aveva effettivamente detto che in Italia i musulmani sospetti sono 300-350. E che tra questi 70-75 sono “davvero pericolosi”. Però non risultava ancora che fossero stati espulsi.

• A quanto risulta a noi, la retata vera e propria non c’è ancora stata. Però, il Consiglio dei Ministri s’è dotato dei mezzi per farla: venerdì 22 luglio ha varato all’unanimità un decreto legge (dunque è già in vigore) che tra l’altro consente il fermo di polizia di 24 ore (invece che di 12) e prevede il prelievo forzoso della saliva e/o dei capelli ai fermati che risulti impossibile identificare con certezza. La norma più importante è però questa: gli stranieri sospetti potranno essere espulsi anche senza chiedere il parere del giudice. Agli stranieri che forniranno informazioni importanti sui terroristi verrà concesso il permesso di soggiorno di un anno. Se le informazioni saranno davvero importanti, il permesso potrà essere permanente. L’opposizione s’è detta sostanzialmente d’accordo. Luciano Violante ha chiesto che il prelievo di capelli e saliva sia previsto anche per i cittadini italiani.

• L’altra questione posta da Luttwak (“sta ai cittadini decidere quanta legalità e quanta efficacia vogliono nella prevenzione”) si colloca in mezzo ai seguenti fatti. A Londra, venerdì 22, la polizia uccide nella stazione di Stockwell uno sconosciuto che girava in cappotto, non s’è fermato all’alt, è scappato, è stato preso, immobilizzato e finito con cinque colpi in testa; risulterà poi chiamarsi Jean Charles de Menenzies, brasiliano di nazionalità, elettricista di professione, età non comunicata, ma giovane; nessun rapporto neanche minimo con i terroristi; i giornali inglesi hanno sostanzialmente scritto: “Un morto innocente? Pazienza, la polizia ha il dovere di sparare sui sospetti”. A Torino, gli immigrati residenti in città da almeno sei anni potranno votare ed essere eletti nelle giunte circoscrizionali: prima delibera del genere in Italia, furore della Lega, disaccordi di An e Forza Italia. L’edizione di sabato 23 luglio del quotidiano leghista La Padania aveva in prima pagina la foto di un pistolero e la domanda: “E noi siamo pronti a sparare per difenderci?”.

• Camerieri, cuochi, e altro personale degli alberghi di Sharm ha sfilato domenica per protestare contro i terroristi. Difendevano il loro posto di lavoro. La cosiddetta perla del Mar Rosso s’è svuotata a un tratto, aerei carichi di centinaia di ex villeggianti tornano a casa, decine di voli da Capodichino o da Catania o da Fiumicino sono stati annullati oppure sono partiti aerei vuoti col compito di prelevare gitanti che volevano rientrare ad ogni costo. Si teme che per una buona metà delle agenzie turistiche italiane – già in difficoltà per una stagione piatta – il colpo possa essere mortale.

• Altre quattro esplosioni a Londra (tre nella metropolitana e una a bordo dell’autobus 26) hanno mostrato che i fondamentalisti islamici locali vogliono continuare a colpire. Tutto in un’ora, a partire da mezzogiorno e mezza e nonostante i duemila poliziotti sguinzagliati in città. Nessun morto, un ferito non grave. La polizia, che ne ha diffuso le immagini tratte dai video girati dalle telecamere piazzate nella metro, dice che i quattro attentatori sono stati identificati. [Giorgio Dell’Arti]