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 2005  agosto 09 Martedì calendario

Le intercettazioni telefoniche

• La faccenda delle intercettazioni telefoniche fa a questo punto più rumore della guerra per le banche e della crisi del governatore di Bankitalia, Antonio Fazio (che sta sempre al suo posto). Dal punto di vista di chi grida allo scandalo, gli argomenti sono tre: 1) i magistrati intercettano troppo e con criteri troppo larghi; 2) i magistrati, dopo aver intercettato, fanno arrivare tutto di nascosto ai giornali, di modo che - anche se poi l’inchiesta finisce in un nulla di fatto - quello che volevano ottenere, e cioè bloccare chi andava bloccato, lo ottengono; 3) i magistrati non si muovono perché hanno sentore di reati commessi, ma si muovono con un obiettivo politico e sono sempre al servizio di qualcuno. Chi difende i magistrati, invece, dice: 1) le intercettazioni sono oggi uno strumento di indagine essenziale, regolato da leggi a cui i giudici si attengono scrupolosamente; 2) le intercettazioni arrivano ai giornali solo quando sono diventate pubbliche, ossia quando sono in possesso anche degli avvocati difensori: così stabiliscono gli articoli 114 e 329 del Codice di procedura penale. E’ il caso di adesso relativo alle telefonate di Fiorani, Ricucci, ecc., la cui propalazione non costituisce affatto reato (ecco perché non c’è nessuna inchiesta in corso) e con la quale i magistrati non c’entrano. Le pretese fughe di documenti segreti da Palazzo di Giustizia, perciò, non esistono; 3) chi accusa i magistrati di fare politica vuole solo distogliere l’attenzione dal marcio che le indagini portano via via alla luce. I termini di questa polemica – che risale agli anni di Tangentopoli – sono riemersi adesso con forza perché i giornali per tutta la settimana hanno pubblicato pagine e pagine di intercettazioni, alcune obiettivamente di grande interesse, altre frivole o irrilevanti almeno ai fini dell’inchiesta. Berlusconi – che segue l’evolvere della situazione Fazio con preoccupazione crescente, al punto che ha preferito disertare con la scusa di un mal di gola l’incontro in cui il ministro Siniscalco doveva illustrare tecnicamente la vicenda delle Opa – ha annunciato che in settembre presenterà una legge “scritta di mio pugno” che autorizzi l’intercettazione solo per i reati di terrorismo e mafia, e commini da cinque a dieci anni di reclusione a chi fa avere le trascrizioni ai giornali e a chi le pubblica.

• Berlusconi è sbottato alla fine di una settimana che era cominciata con una decisione molto severa del giudice per le indagini preliminari (gip), Clementina Forleo: sequestro delle azioni Antonveneta comprate da Fiorani, Ricucci e dagli altri, sequestro dei 100 milioni di euro di plusvalenza realizzati con il commercio (trading) delle azioni Antonveneta, interdizione e quindi decadenza temporanea (due mesi) dalle cariche societarie di Fiorani, Boni (direttore finanziario di Fiorani), Ricucci e Gnutti. Novanta pagine di provvedimento in cui il giudice adopera le parole “pirateria finanziaria”. Convocati per un interrogatorio a Palazzo di Giustizia, i quattro non si sono presentati avvalendosi della facoltà di non rispondere e sostenendo di voler prima studiare le carte giudiziarie che li riguardano. Ricucci ha poi dato parecchie interviste ai quotidiani, compreso il ”Corriere della Sera” di cui è primo azionista (la settimana scorsa è risalito al 20,9 per cento). Ha ribadito con grande fermezza il suo diritto a fare quello che ha fatto, dicendo in sostanza due cose: noi abbiamo offerto più degli olandesi ed è per questo che all’Opa di Abn non ha risposto nessuno, mentre alla nostra, se non fosse stata bloccata dai giudici, avrebbero aderito sicuramente tutti; noi abbiamo rotto le scatole a qualcuno e per questo ci hanno fermato.

• Ma infine, da queste intercettazioni che cosa si capisce? Noi abbiamo capito questo: che il cattolicissimo governatore Fazio, insieme con Gianpiero Fiorani, ha messo insieme una specie di compromesso storico della finanza: alle cooperative rosse ha permesso di prendersi la Banca Nazionale del Lavoro, e ai cattolici della Lodi di inglobare la cattolica Antonveneta (respingendo la protestante Abn). Gli stessi uomini protagonisti delle due operazioni erano poi attivi nella scalata al Corriere della Sera, a Mediobanca, a Generali (in una telefonata si dice che al momento opportuno Lucchini, Bertazzoni, Romiti e Ligresti avrebbero venduto: i quattro hanno smentito). Gli stessi uomini del compromesso avrebbero poi attaccato anche la Capitalia di Geronzi, ormai nemico di Fazio, e lungamente, violentemente esecrato in una telefonata di Fiorani. Chi sarebbero stati i perdenti di questa guerra del capitalismo? I finanzieri né cattolici né comunisti, cioè la finanza laica, cioè il cosiddetto “salotto buono”, quello che adesso sta nel patto di sindacato Rcs, in quello di Mediobanca, in quello di Generali, ecc. Cioè, i padroni del vapore attuali. Perché tutto questo avviene solo ora? Soprattutto perché Berlusconi sta per perdere le elezioni e tutti – compreso lo stesso Berlusconi – si riposizionano in vista della nuova situazione politica. Quali figure nuove (o almeno inattese) emergono da queste chiacchiere telefoniche? Due: una è Alejandro Agag Longo, spagnolo, 35 anni, genero dell’ex premier Aznar, intimo di Berlusconi e mano straniera dell’esercito di Fazio (la Rizzoli in Spagna è padrona del quotidiano ”El Mundo”); l’altro è Emilio ”Chicco” Gnutti, che partecipò alla scalata Telecom benedetta da D’Alema, che D’Alema ha ancora difeso a spada tratta sul Sole 24 Ore la settimana scorsa, che è vicepresidente del rosso Monte dei Paschi di Siena e che è titolare della holding Hopa di cui è vicepresidente il Giovanni Consorte della Unipol-Bnl. Perché Gnutti è l’uomo chiave? Perché nel CdA di questa sua Hopa siede anche Ubaldo Livolsi, manager legatissimo a Berlusconi (e Livolsi, min un’intervista al Corriere conferma il suo accordo con Ricucci), e perché lo stesso Gnutti, in una telefonata intercettata, racconta di aver chiesto a Berlusconi di dare una mano nella scalata al “Corriere della Sera”, “altrimenti si prendono tutto i rossi”. [Giorgio Dell’Arti]