vanity, 19 settembre 2005
Il prestito alla Fiat
• La parola “convertendo”, che si sente in questi giorni, allude al prestito di tre miliardi di euro che otto banche fecero alla Fiat nel luglio 2002. Si concordò allora che la Fiat o avrebbe restituito i soldi o avrebbe fatto entrare le banche nel capitale, avrebbe cioè “convertito” il prestito in azioni. Le otto banche sono: Intesa, Unicredito, Capitalia, Sanpaolo-Imi, Montepaschi, Bnl, Bnp-Paribas, Abn-Amro. Sono diventate comproprietarie della Fiat martedì scorso, 20 settembre, al prezzo di 10,28 euro per azione, prezzo che discende da sistemi di calcolo fissati negli accordi del 2002. Le Fiat stanno adesso a 7 euro e mezzo, dunque le banche ci hanno rimesso un bel po’ di soldi (esattamente: 760 milioni). Come mai ce li hanno rimessi? Ci vorrebbe molto spazio per rispondere. Basterà riassumere tutto in questo concetto: in Italia la Fiat non può fallire e nel 2002 la situazione era talmente grave che le otto banche dovettero rassegnarsi. Adesso la situazione sembra molto meno grave, tanto che gli Agnelli, che dopo il convertendo sarebbero scesi al 22 per cento e sarebbero stati facilmente estromessi da qualche cavaliere bianco, hanno comprato azioni per 535 milioni a 6 euro e mezzo. In questo modo hanno conservato la loro quota del 30 e rotti per cento. Sono scalabili lo stesso, ma un po’ di meno. [Giorgio Dell’Arti]