vanity, 3 ottobre 2005
Proporzionale e maggioritario
• Potrebbe davvero capitare che alle prossime elezioni politiche gli italiani votino col sistema proporzionale invece che con il sistema maggioritario. La differenza è questa: col proporzionale a ogni partito viene dato un numero di seggi in proporzione ai voti che ha preso. Se hai avuto il 10 per cento dei voti e i seggi sono mille, ti verranno dati cento seggi. Siccome con questo sistema è difficile che qualcuno prenda il 51 per cento dei voti, i governi si formano in genere attraverso accordi tra il partito che ha più voti e altri minori a lui più affini, che poi inevitabilmente lo ricatteranno. Si dice per questo che il proporzionale produce governi instabili. Quello che sta accadendo in Germania adesso, dove socialdemocratici e democristiani, col 35 per cento a testa, non riescono ancora a fare il governo e dovranno mettersi d’accordo tra loro (è come se da noi facessero un governo Berlusconi e D’Alema) fa capire bene i problemi posti da questo sistema (a proposito: la vittoria della Merkel a Dresda domenica scorsa non ha cambiato il quadro).
• Col maggioritario, invece, non importa che percentuale di voti prendi, importa che tu risulti il primo nel tuo collegio. Se i candidati sono due, uno prende il 51 e l’altro il 49 per cento, quello col 51 prende il seggio e l’altro niente. Se in tutti i collegi i candidati del partito Giallo battono per 51 a 49 i candidati del partito Blu, i candidati del partito Giallo – che hanno il 51 per cento dei voti – prendono il 100 per cento dei seggi, quelli del partito Blu, benché votati da quasi la metà degli elettori, neanche uno. Non è giusto, però i governi prodotti da Parlamenti eletti col maggioritario sono stabili: in un modo o nell’altro Berlusconi, che è stato eletto con un sistema maggioritario (con mille correzioni, ma sempre maggioritario), è al governo dal primo giorno della legislatura e ci resterà fino all’ultimo. Ai tempi della Democrazia cristiana, quando si votava col proporzionale, i governi duravano in media sei mesi.
• C’è un’altra differenza fondamentale tra proporzionale e maggioritario: nel maggioritario contano le persone perché alla fine, dovendo decidere tra due o più candidati, si sceglie in definitiva guardando alla storia personale, alla simpatia, alla bellezza: il numero di parlamentari avvenenti non è mai stato così alto come nelle ultime legislature e non a caso Berlusconi consegna sempre ai suoi candidati di una specie di kit cosmetico che ne renda meno ardua l’elezione. Nel proporzionale, invece, si vota un partito o una coalizione di partiti, quindi un progetto di governo o un’idea politica forte (i comunisti, i cattolici ecc.). I candidati, i loro nomi e cognomi, le loro caratteristiche personali contano molto di meno. La politica la fanno i capi degli schieramenti, che non hanno neanche bisogno di stare al governo. Negli anni 60-80 il segretario della Dc o del Psi erano molto più importanti e potenti del presidente del Consiglio o del ministro degli Esteri.
• Come dicevamo, alle prossime elezioni politiche potrebbe davvero capitare che gli italiani non votino più col sistema maggioritario in vigore da una quindicina d’anni, ma con un sistema proporzionale nuovo: Berlusconi, Fini e Casini (Bossi è contrario, ma la Lega non fa troppe storie) hanno scelto il modello elettorale della regione Toscana e lo porteranno alla Camera per l’approvazione a partire dall’11 ottobre. L’accordo, che ha ricompattato il centro-destra, ha escluso Follini, che voleva ad ogni costo le primarie e, possibilmente, la testa di Berlusconi. Non avrà certamente Berlusconi e molto difficilmente otterrà le primarie. Calcoli fatti subito dai soliti specialisti hanno fatto vedere che la Casa delle Libertà potrebbe con questo sistema addirittura vincere o comunque perdere di poco e mantenere una grande capacità contrattuale nei confronti della maggioranza (quel potere di ricatto che il proporzionale garantisce più o meno a tutti quelli che hanno perso). Se vincesse, a quel che dicono tutti, Fini farebbe il premier, Berlusconi andrebbe al Quirinale e Casini resterebbe alla presidenza della Camera o farebbe il capo del partito unico di centrodestra: come abbiamo visto nel proporzionale il capopartito è più importante del premier. Follini, rimasto solo, dice che i suoi non voteranno in Parlamento la riforma elettorale e promette sfracelli. I giornali di destra (Giornale, Libero, Tempo) durante lo sciopero dei quotidiani di sabato e domenica 1-2 ottobre hanno scritto che Follini sarà sostituito molto presto o con Baccini o con Buttiglione.
• Tutto questo, naturalmente, facendo i conti senza l’oste, cioè senza il centro-sinistra. Vari problemi: la riforma adottata dal Terzetto (Berlusconi, Casini, Fini) è la stessa che il centro-sinistra s’è dato in Toscana e che in Toscana l’ha fatto vincere: cadono perciò pregiudiziali di natura tecnica (“il sistema favorisce Berlusconi”, ecc.); nel centro-sinistra ci sono un mucchio di proporzionalisti, sparpagliati in tutti gli schieramenti, a cominciare da Rifondazione che è proporzionalista al cento per cento; costoro, sia pure a mezza bocca, hanno detto: “Beh, forse vale la pena di andarlo a vedere, questo gioco”; poiché si voterà a scrutinio segreto è abbastanza scontato che molti parlamentari di centro-sinistra voteranno, non visti, a favore della nuova legge (quando un parlamentare si comporta così lo si qualifica come “franco tiratore”). Prodi ha un problema enorme: col proporzionale si vota per un partito e Prodi il partito non ce l’ha; potrebbe iscriversi alla Margherita, ma qui c’è il suo avversario acerrimo Rutelli da cui Prodi non può e non vuole dipendere (ricordiamo: col proporzionale il capo-partito è più forte del capo-governo); potrebbe fare una Lista Prodi, cioè provocare una scissione nella stessa Margherita; sarebbe questa la decima formazione del centro-sinistra, non prenderebbe più voti degli altri partiti, insomma mostrerebbe che il leader della coalizione di sinistra è, quanto a seguaci veri, piuttosto debole; potrebbe entrare nei Ds? Questo è escluso. Il nuovo sistema elettorale potrebbe addirittura avere l’effetto di far declinare, fino a farla scomparire, la candidatura Prodi. Figurarsi se alle primarie del centrosinistra, poi, Prodi non raccogliesse tutti i suffragi che ci si aspetta. Infine, i soliti tecnici hanno calcolato che col nuovo sistema i diesse guadagnerebbero parecchi seggi in più a discapito proprio della Margherita. [Giorgio Dell’Arti]