vanity, 17 ottobre 2005
Il Papa a Norcia
• Il Papa ha inviato a un gruppo di convegnisti riuniti a Norcia per discutere di Libertà e laicità (c’era anche il presidente del Senato, Pera) un messaggio in cui sostiene che “la dignità dell’uomo e i suoi diritti fondamentali” vengono prima che le leggi dello Stato li contemplino. Non è il legislatore, cioè, a conferire dignità al cittadino, ma Dio stesso. I diritti “sono inscritti nella natura della persona umana, e sono pertanto rinviabili ultimamente al Creatore”. Sono parole molto gravi, che spingono i ragionamenti della Chiesa fino a un punto che si riteneva superato da due secoli: se i diritti dell’uomo non sono il risultato di una lotta e di un contratto sociale che si rinnovano di continuo (come i laici credono dal 1789 in poi), ma discendono direttamente da Dio, solo i rappresentanti di Dio in terra sapranno leggerli, ossia saranno titolati a dire se le leggi dello Stato corrispondono o no ai “diritti inscritti”. Allo stesso modo, tre secoli fa, il re non regnava per via della legge, ma per diritto divino. E per mettere in discussione la cosa, e dare inizio all’età moderna, bisognò tagliare la testa a Luigi XVI. Ricordiamo che la settimana prima, al Sinodo, il cardinale Trujillo aveva detto: “Il futuro dell’uomo e della società è minacciato dalla cosiddetta libera scelta politica che avrebbe il primato sui princìpi evangelici”. [Giorgio Dell’Arti]