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 2005  ottobre 13 Giovedì calendario

Approvata la nuova legge elettorale

• Dopo tre soli giorni di discussione, la Camera ha approvato la nuova legge elettorale. L’opposizione non ha neanche voluto partecipare al voto finale, nella maggioranza non ci sono stati franchi tiratori. Marco Follini, che voleva le primarie anche nel centrodestra per sfiduciare Berlusconi e una legge elettorale proporzionale concordata con il centro-sinistra, s’è dimesso da segretario dell’Udc la mattina di sabato 15 ottobre. Follini ha definitivamente rotto con Casini e insultato i suoi ministri: “I miei ministri stavano ripiegati al servizio di Berlusconi”. Il centrosinistra è finito così malconcio, per la faccenda della legge elettorale, che Fassino s’è rassegnato a dichiarare: ”Al Senato non faremo il muro contro muro. Cercheremo di concordare qualche emendamento per introdurre miglioramenti a questa pessima legge”. Mastella, capo dell’Udeur, uno dei nove partiti del centro-sinistra, ha detto che al Senato voterà senz’altro la legge di Berlusconi. Mastella grida che Prodi e Bertinotti hanno taroccato le primarie del centro-sinistra per farlo sembrare più debole di quello che è. Le primarie del centro-sinistra, che si sono svolte domenica scorsa, 16 ottobre, hanno segnato una bella vittoria di Prodi: quattro milioni alle urne, il 75 per cento dei voti per lui. Però, con la nuova legge elettorale, questo risultato serve forse a poco. Prodi s’era preparato a correre i cento metri del maggioritario e dovrà invece affrontare la maratona del proporzionale. Al proporzionale bisogna correre con un partito e Prodi non ce l’ha. Prodi vorrebbe rifare il listone con il marchio dell’Ulivo, ma Bertinotti e Rutelli non vogliono. Prodi potrebbe iscriversi alla Margherita, ma qui i prodiani sono una minoranza e Rutelli gli fa la guerra. In tutto ciò, Berlusconi appare di nuovo forte: la Casa delle Libertà è ricompattata e non si sente il minimo brontolìo di malcontento. La sconfitta alle politiche, se ci sarà, sarà di misura. Ma ci sarà, poi? I sondaggi darebbero il centro-destra in leggero recupero.

• La nuova legge elettorale, per entrare veramente in vigore, deve ancora passare al Senato. Nessuno dubita della sua approvazione definitiva. Essa prevede che i seggi in Parlamento siano distribuiti proporzionalmente, in base ai voti ricevuti. Però alla coalizione che prenderà più voti è garantita l’assegnazione di almeno 340 deputati nazionali e del 55 per cento dei senatori di ogni regione. Una coalizione di partiti sarà ammessa alla Camera solo se prenderà come minimo il 10 per cento dei voti. E al Senato solo se prenderà il 20 per cento (su base regionale). I partiti che fanno parte della coalizione saranno ammessi alla Camera se prenderanno almeno il 2 per cento dei voti e al Senato se prenderanno il 3 per cento (su base regionale). I partiti che vorranno correre da soli, cioè al di fuori di ogni coalizione, saranno ammessi alla Camera se prenderanno almeno il 4 per cento dei voti e al Senato se prenderanno l’8 per cento (su base regionale). Non vi saranno voti di preferenza: i partiti presenteranno liste e, fissato il numero di seggi spettanti ad ogni formazione, sarà l’ordine nella lista a stabilire a chi toccherà il seggio. Il tentativo di introdurre in queste liste “quote rosa”, ossia posizioni garantite alle donne, ha sortito un effetto penoso. Un emendamento firmato da Isabella Bertolini e Daniela Santanchè prevedeva una donna in lista ogni tre posizioni, pena il pagamento di una multa di due milioni di euro per ogni posizione saltata. I deputati dell’Udeur (opposizione) hanno chiesto che ci si esprimesse col voto segreto. L’emendamento è stato quindi bocciato con un numero enorme di voti, evento che ha fatto emergere un partito di cui mai s’era sentito parlare prima: quello dei maschi dell’una e dell’altra parte.

• Gli effetti possibili di questa nuova legge elettorale sono due: o la formazione di tre poli, ciascuno forte più o meno del 30 per cento; o la nascita di un partito-galassia al centro – tipo vecchia Dc – con stelle, stelline, satelliti e mini-galassie a ruotare intorno. La nebulosità del cielo politico futuro è accentuata dalla scomparsa del voto di preferenza. Pochi mandarini, rintanati nelle segreterie dei partiti, piazzeranno i loro uomini non solo alla Camera e al Senato (luoghi, alla fine, non così decisivi), ma in tutti i posti che contano. Sarà inevitabile un moltiplicarsi di compromessi, un intricarsi di alleanze. Piccole formazioni di scarso seguito potranno agevolmente ricattare le forze maggiori mettendo a disposizione secondo convenienza quel poco di voti che mancheranno ai partiti più grandi per prevalere sugli altri. Caduto il muro che ancora oggi divide con chiarezza il centro-destra dal centro-sinistra, saranno all’ordine del giorno aggregazioni inattese e voltafaccia improvvisi. Berlusconi ha già invitato la Margherita a passare con lui, dato che alla fin fine non si vede che differenza passi tra Rutelli e Forza Italia. [Giorgio Dell’Arti]