vanity, 24 ottobre 2005
Ahmadinejad contro Israele
• Il presidente iraniano Ahmadinejad ha detto che Israele deve essere cancellato dalle carte geografiche e che la maledizione ricadrà su chi avrà contatti con quella nazione o ne riconoscerà l’esistenza, dato che in questo caso costui avrà commesso ”un crimine imperdonabile” e “dovrà vedersela con la comunità islamica (Umma)”. Mentre folle di esaltati sfilavano a Teheran, i governi di tutto il mondo – anche quelli amici – condannavano la presa di posizione iraniana, che veniva smorzata dai ministri di Teheran nei giorni successivi, ma ribadita con forza domenica 30 dallo stesso presidente. Il quale aggiungeva che c’era poco da scandalizzarsi, dato che la posizione dell’Iran su questo punto risale a 24 anni fa e a una affermazione inequivocabile dell’ayatollah Khomeini ripresa di recente dal supremo ayatollah Khamenei. La presa di posizione iraniana significa che a un certo punto Teheran attaccherà Israele? Che, per impedirlo, gli americani invaderanno l’Iran? Siamo alla vigilia di un conflitto mondiale, avente come epicentro il Medio Oriente e come detonatore la questione palestinese? Gli iraniani hanno riaperto la centrale atomica di Isfahan, di cui non hanno obiettivamente bisogno dato che sono uno dei più grandi produttori al mondo di petrolio e gas naturale. Dunque, a Isfahan stanno fabbricando, o vogliono farci credere che stanno fabbricando, l’atomica. Secondo i fuoriusciti che si oppongono al regime sono pronti al 95 per cento. Secondo i servizi segreti israeliani gli ci vogliono ancora otto-dieci mesi. Secondo gli americani non saranno pronti prima del 2010. Bisogna considerare che questa presa di posizione arriva dopo l’approvazione della costituzione irachena, il ritiro di Sharon da Gaza e la crisi siriana, con l’abbandono del Libano. In Iraq, dove l’avvento di una democrazia simil-occidentale è naturalmente visto con inquietudine, gli iraniani hanno però la situazione sotto controllo e hanno creato un importante nucleo sciita che prende ordini da Teheran. C’è inoltre che, per restare al potere, la cricca di santoni che governa il Paese ha bisogno della tensione internazionale. Gli ayatollah vengono da un periodo di cauto riformismo (quello di Katami), del quale si sono liberati con un gigantesco broglio elettorale, che ha portato all’elezione di questo Ahmadinejad, un uomo profondamente ignorante, che non ha mai viaggiato all’estero, non capisce l’inglese, non guarda le tv satellitari: l’ex presidente Banisadr ha calcolato che le urne delle ultime presidenziali sono state riempite con almeno dieci milioni di schede fasulle. Tutto per respingere il mondo moderno che avanza e che ha nell’Occidente il suo simbolo. Gli attuali padroni dell’Iran non hanno tanto paura di Israele, quanto dei milioni di ragazze iraniane che vogliono a tutti i costi mettersi il rossetto.
• Il terrorismo islamico, che appare in difficoltà a Bagdad e in rotta nel resto dell’Occidente (nonostante i kamikaze all’hotel Palestine di lunedì 24 ottobre e l’assassinio, domenica 30, del fratello del vicepresidente iracheno), ha aperto un nuovo fronte in India: bombe sono state messe in tre mercati di New Delhi (Paharganj, Sarojini Nagar e Govindpuri), provocando 61 morti e 188 feriti tra la folla che stava facendo acquisti per la Festa hindu delle Luci (Diwali). La rivendicazione è di un gruppo poco conosciuto, l’Islam Inqilabi Mahaz, secondo gli inquirenti separatisti del Kashmir vicini ad Al Qaeda che tentano di impedire accordi tra India e Pakistan relativamente a quella regione. I due paesi hanno appena deciso di riaprire cinque valichi di frontiera per rendere più semplici gli aiuti alle popolazioni del Kashmir martortiate dal terremoto.
• Una notizia minore, ma rende bene l’idea: fondamentalisti islamici hanno condannato a morte Omar Sharif, colpevole di aver interpretato San Pietro nella fiction di Raiuno andata in onda la settimana scorsa. [Giorgio Dell’Arti]