vanity, 7 novembre 2005
Disordini nella periferia francese
• Tre ragazzini che hanno rubato, che la polizia insegue e che si rifugiano in una centrale elettrica, dove una scarica ne ammazza due e manda in ospedale il terzo, sono all’origine dei disordini che stanno devastando la Francia dal 27 ottobre e che risultano ogni giorno più gravi. I due ragazzini morti, di 17 e 15 anni, si chiamano Bouna Traoré e Zied Benna, il terzo è un Metin ancora in ospedale per le ustioni patite. Sono francesi figli di maghrebini, cioè francesi a pieno titolo ma che vengono considerati di serie B o C. Un sms mandato da un loro amico ad altri amici delle periferie ha dato inizio alla protesta, tutta notturna e sempre violenta: auto incendiate, vetrine rotte. Lunedì 31 ottobre, il ministro Sarkozy – che nel 2007 vorrebbe candidarsi alle presidenziali e le cui storie d’amore riempiono le pagine della stampa rosa – chiama questi immigrati arrabbiati “racaille”, che è una parola – diciamo così – che sarebbe stato meglio non adoperare. Si viene anche a sapere che la polizia ha sparato tre candelotti lacrimogeni nella moschea Bilal di Clichy. La periferia francese – non solo Parigi, ma Stasburgo, Marsiglia, Rennes, Tolosa, fino a Cannes e Nizza sulla Costa Azzurra – insorge. Domenica scorsa le auto incendiate risultavano quasi mille, non si contavano gli assalti a scuole, asili, centri sociali, stazioni di polizia. Una disabile, rimasta bloccata in un autobus in fiamme, è stata salvata per miracolo dal fuoco. così venuto al pettine il problema di un paese apertissimo e che sta all’origine dell’età moderna, ma che ha rivelato, nello stesso tempo, una forte inclinazione razzista e discriminatoria. Gli immigrati non trovano lavoro, si laureano solo cinque volte su cento, i francesi affittano malvolentieri le loro case a chi ha la pelle più scura, pagano meno i funzionari o i medici che siano di origine non europea, escludono i figli degli immigrati dalla pubblica amministrazione, vietano ai dipendenti della Edf (la loro Enel) di leggere i contatori dei francesi “puri”, assumono nelle aziende turistiche e commerciali personale preferibilmente bianco. Ma poi, senza percepire l’enormità della loro contraddizione, tifano per Zidane e per una nazionale meticcia che li fa diventare campioni del mondo di calcio. Le televisioni di tutto il mondo sono adesso a Parigi per far vedere quello che succede. E anche questo, purtroppo, è un forte incentivo, per gli insorti, a continuare la lotta. [Giorgio Dell’Arti]