vanity, 12 dicembre 2005
Il presidente della Unipol indagato
• Il presidente della Unipol, Giovanni Consorte, è indagato dalla magistratura. Aveva uno o più conti – a suo nome e anche non a suo nome – presso la Banca Popolare Italiana (Bpi, già Lodi) e su questi conti risulterebbero realizzate molte operazioni finanziarie (compravendite di azioni, ecc.), tutte senza eccezione in utile e con guadagni consistenti per Consorte o per persone o società rappresentate da Consorte. Questo almeno emergerebbe dalle indagini della magistratura su Fiorani e la sua attività, stando a quanto raccontano i giornali. Stessa cosa per i parlamentari Tarolli e Grillo, che hanno sempre difeso a spada tratta Fazio: conti presso la Bpi, guadagni e mai un’operazione sbagliata. Diciamo tutto questo con la massima prudenza e con tutti i condizionali possibili, perché – tirando una linea dritta nella direzione indicata da queste indiscrezioni – emerge uno scandalo più grosso di quello Parmalat. Il patron della Lodi (ora Bpi) Fiorani, come si ricorderà, voleva scalare la Banca Antonveneta in concorrenza con gli olandesi della Abn Amro e aveva dalla sua, in modo esagerato, il governatore Fazio. Consorte invece, con la sua Unipol, è pronto a lanciare un’Opa su Bnl, sottratta agli spagnoli del Bilbao, e pareva in modo definitivo. Ma adesso non si sa più se ci sono le condizioni – anche giuridico-morali – per l’Opa Unipol e si sa che gli spagnoli, in un primo tempo rassegnati, sono tornati in campo, hanno ufficialmente chiesto al governatore Fazio di bloccare Consorte – per le sue troppe alleanze occulte svelate di giorno in giorno dai magistrati – e stanno ingaggiando gli avvocati italiani che hanno già aiutato gli olandesi a vincere la loro partita su Antonveneta. La scalata di Unipol a Bnl sarebbe un’operazione concepita e sviluppata sotto la protezione politica dei diessini e all’insapuita della Margherita, che infatti era ed è furibonda (è di area Margherita l’attuale presidente di Bnl, Luigi Abete, filo-spagnolo). Ma, dentro i Ds, il vero padrino politico dell’operazione è D’Alema, col quale Fassino, che in estate si espose molto quando si scoprì che Consorte gli telefonava, è parecchio irritato. La spaccatura dei Ds si vede con chiarezza guardando il comportamento dei diessini del Monte dei Paschi: pronti a lasciare solo Consorte vendendogli la loro partecipazione in Bnl oppure partecipi dell’Opa spagnola, se il Bilabo tornasse in campo, e addirittura pronti in questo secondo caso a mettere alla presidenza di Bnl un loro uomo. Ricordiamo infine che questo formidabile viluppo politico-finanziario trovava il suo significato più autentico nel tentativo di scalata di Ricucci al Corriere della Sera, ormai abortito per sempre. [Giorgio Dell’Arti]