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 2005  dicembre 12 Lunedì calendario

Tensioni in Val di Susa

• Dopo una settimana di tensioni in Val di Susa, con scontri, cariche della polizia e qualche decina di feriti non gravi, la pace potrebbe tornare grazie a un accordo raggiunto sabato 10 dicembre a palazzo Chigi: da una parte Fini, Letta e quattro ministri, dall’altra i sindaci del posto e i rappresentanti delle comunità montane. Senonché, tornati in Piemonte, i sindaci si sono visti contestare dagli estremisti di questo movimento No Tav, i quali – mentre scriviamo – minacciano anche una manifestazione a Torino che si teme pericolosa (il sindaco Chiamparino, contrarissimo, fa capire che potrebbe proibirla). La sostanza dell’accordo – lodato sia da destra che da sinistra – è che i lavori di scavo del tunnel di Venaus si interrompono e che intanto sarà avviata una “valutazione di impatto ambientale” per la galleria. Tutti assicurano che il cantiere entrerà in funzione a maggio, eventualità a cui è non si sa se dare davvero credito. Rispetto al futuro remoto dell’Alta Velocità (che riguarda i traffici successivi al 2018 e le generazioni a venire), ci sono infatti le urgenze dell’anno 2006: le Olimpiadi della neve a febbraio, che il capo-global Agnoletto aveva già proposto di abolire e che, fallendo, porterebbero un discredito planetario al governo attuale, e le elezioni politiche di primavera, che spingono Berlusconi e i suoi alleati a tener tutti buoni. L’insieme della vicenda non è incoraggiante, se si pensa che tutta la classe politica sia di destra che di sinistra era ed è convinta che l’Alta Velocità si debba fare e che tutta la classe politica sia di destra che di sinistra ha però precipitosamente frenato davanti alle manifestazioni. Persino i verdi francesi avevano spiegato ad ambientalisti e globalisti nostrani che sulla Val di Susa avevano torto.

• La sospensione dei lavori in Val di Susa non ha tenuto conto neanche delle dichiarazioni di Ciampi, rese al Quirinale il 30 novembre, in cui il presidente aveva spiegato di nuovo la faccenda del corridoio 5, che se realizzato metterà l’Italia al centro del traffico europeo (il corridoio che ci esclude e che non vorremmo veder realizzato è invece il numero 8 che passa al nord delle Alpi). “Salvaguardare le nostre montagne – ha detto Ciampi – non significa certo isolamento. Non possiamo permetterci di essere tagliati fuori dalle grandi reti europee”.

• Ciampi ha fatto parecchie altre dichiarazioni, antipasto del discorso che terrà la sera del 31 dicembre, ultimo del suo settennato. A Cremona, il 6 dicembre, ha messo sotto accusa la “tv irresponsabile” e i modelli sballati che diffonde. “Mi riferisco a coloro di cui i mass media amplificano ed esaltano ogni azione e che talvolta ci appaiono inconsapevoli delle loro responsabilità quali modelli per la formazione dei giovani”. Sono temi a cui è molto sensibile anche la signora Franca (che inventò anni fa l’espressione “tv deficiente”). Infine, mercoledì 7 dicembre, il presidente è andato a Lodi, dove hanno continuato a dargli il tormento sulla rielezione. A domanda precisa, allora, Ciampi ha risposto: “A maggio, scaduto il mandato, tornerò a fare il nonno o forse il bisnonno”. Poi, trovandosi a Lodi – la cui banca in questo momento è al centro di uno scandalo che si annuncia gigantesco (vedi più avanti) – il presidente ha fatto un discorso difficile su etica e affari: “Non dimentichiamo mai che oltre che al rispetto della legge, gli affari non sono al di là dell’etica. Il mondo delle imprese ha regole deontologiche da rispettare, gli imprenditori dell’economia reale e finanziaria hanno responsabilità verso la società”. La sera stessa Ciampi è stato acclamato alla Scala, dove gli sono stati fatti gli auguri per il suo compleanno (85 anni lo scorso 9 dicembre, celebrati con un caciucco). [Giorgio Dell’Arti]