vanity, 4 gennaio 2006
Sharon colpito da ictus
• Il premier israeliano Ariel Sharon doveva operarsi il 5 gennaio scorso per correggere una malformazione congenita al cuore, un foro di circa due millimetri. A poche ore dal ricovero – e dopo essersi preparato con una dieta che gli aveva fatto perdere tre chili – è stato invece colpito da un ictus molto più potente di quello che lo aveva toccato il 18 dicembre scorso. Ricoverato d’urgenza, indotto con i farmaci allo stato di coma – e svegliato solo a partire da lunedì scorso –, il premier lotta con la morte ed è in ogni caso uscito dalla vita politica di Israele e del mondo. La gravità della situazione, oltre che dai bollettini medici, è testimoniata dalla paralisi improvvisa in cui è precipitata la vita diplomatica del pianeta. Viaggi e incontri tra i vari premier o ministri degli Esteri della Terra sono stati annullati, ogni capo di governo sta fermo nella sua capitale ad aspettare gli sviluppi della situazione, Bush e il suo staff hanno prenotato un intero albergo di Tel Aviv per esser pronti ad accorrere in Israele. Il potere è intanto passato nelle mani di Ehud Olmert, il vice di Sharon, un perfetto sconosciuto per il grande pubblico fino ad ora, e descritto adesso dai giornali come un abile mediatore parlamentare, un uomo che sta in politica da 35 anni e certamente “sa come si fa”. Ma piuttosto grigio e in ogni caso senza il carisma dell’uomo che all’Hadissah Hospital è in bilico tra questo mondo e quell’altro.
• Sharon, che è stato un falco per tutta la vita, ha da ultimo totalmente rovesciato il suo approccio al problema palestinese, dichiarando che non ci sarà sicurezza per Israele fino a che i suoi confini non saranno stabiliti con certezza, cioè fino a quando i palestinesi non avranno a loro volta una nazione. Di qui lo sgombero unilaterale della striscia di Gaza, completato lo scorso 12 settembre, con la riapertura del valico con l’Egitto e l’impegno ad attenersi in futuro alla cosiddetta “road map”, il percorso che dovrebbe portare, appunto, alla pace in Medio oriente e alla definizione dei confini certi dello stato palestinese e di quelli di Israele. Allo sgombero di Gaza seguì un terremoto politico: attaccato dai falchi del suo partito, il Likud, Sharon sciolse il Parlamento (la Knesset), indisse nuove elezioni per marzo e annunciò che si sarebbe presentato al voto con un partito suo, detto “Kadima”. Questo partito attrasse subito personalità di spicco sia da sinistra che da destra e, ai primi sondaggi, risultò il preferito dagli israeliani. Dunque, si poteva prevedere che la linea di Sharon per la pace a marzo avrebbe vinto e questo dava speranza al mondo che la tragedia mediorientale avrebbe forse imboccato la via di una soluzione. Ma l’ictus rimette adesso tutto in discussione: è in atto una lotta per la successione, si cercano personalità che, alla testa di Kadima, sappiano mantenere sull’elettorato e sulla controparte palestinese un carisma analogo a quello che aveva Sharon. Si spera che le divisioni interne – rese a un tratto visibili dalla sparizione dell’uomo forte che teneva tutto insieme – non portino Kadima alla dissoluzione prima ancora del voto. [Giorgio Dell’Arti]